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Per uno che non se la beve, nel dibattito sul “qualunquismo di Beppe Grillo” la prima urgenza è cercare di capire le motivazioni retrostanti al dichiarato; ossia le ragioni effettive della presa di distanza del mercuriale comico genovese, riciclatosi in profeta nonostante vocina chioccia e taglia sovrappeso, da una manifestazione di grande impatto e indiscutibile valenza democratica quale quella indetta dalla Fiom lo scorso 16 ottobre.
L”ermeneutica del sospetto ci porta subito a dire che nell”area emotiva dell”antiberlusconismo duro e puro sta dilagando il nervosismo. Per una ragione semplicissima: il sovraffollamento. Insomma, un target quantificabile nel 10/15% del corpo elettorale, a cui rivolgono la loro offerta commerciale ben tre marchi: Antonio Di Pietro, Nichi Vendola e lo stesso Grillo. Se adesso ci si mette pure la Fiom…
La presa di posizione grilliana – dunque – è nient”altro che un tipico esempio di propaganda mirata a battere la concorrenza screditandola.
Accantonando il marketing e le sue leggi per avanzare considerazioni più attinenti alla fenomenologia della politica, si possono aggiungere due considerazioni:
A. La vecchia regola secondo cui i veri nemici di qualsivoglia organizzazione partitica (istituzionalizzata o movimentista che sia) sono proprio i limitrofi, cioè quelli che nello spettrogramma delle possibili posizioni si posizionano vicino alle proprie, magari sovrapponendosi;
B. L”accentuarsi del fenomeno per cui assistiamo alla trasformazione dell”appartenenza in innamoramento; acuito della mediatizzazione della politica (politainment) che determina la centralità dei “personaggi” a scapito di ogni approccio ragionato/razionale.
Miseria più che nobiltà di questa stagione. Ma anche la sua comprovata miopia. Perché se si andasse oltre l”autoreferenzialità sospettosa dei personaggi iomaniaci e si prestasse effettiva attenzione agli obiettivi dichiarati (un nuovo corso politico improntato alla discontinuità ), allora si vedrebbe che la piccola torta dell”antiberlusconismo emotivo può crescere a dismisura se si riesce a fonderla con quella dell”antipolitica motivata (buona parte del non-voto interpretabile come “il più politico dei voti”, dunque la negazione sostanziale dell”antipolitica: l”istanza di una nuova moralità pubblica affiancata da capacità innovativa).
Il recupero alla politica dei delusi, dei legittimamente esigenti, richiede non solo il far vibrare la corda dell”emotività . Qualcosa come la messa in campo di un”interpretazione penetrante della crisi italiana, l”individuazione di alcuni punti chiave prioritari su cui intervenire e – soprattutto – la credibilità nel prospettare in dettaglio trasformazioni e ricostruzioni.
Insomma, saper parlare non solo al cuore ma anche alla testa di uomini e donne che pretenderebbero ben più dell”essere convertiti al ruolo di adoratori plaudenti.
Davvero non facile. Meglio inveire o irridere. Insomma, orrori come Silvio Berlusconi o vuoti pneumatici come il Pd possono rivelarsi un”ottima rendita. Cosa farebbero senza di loro tanti oppositori duri e puri?
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Fonte: http://temi.repubblica.it/micromega-online/grillo-vs-fiom-come-marketing-di-se-stessi.
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