Grillo vs. Fiom come marketing di se stessi

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26 Ottobre 2010 - 12.25


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di Pierfranco Pellizzetti.

Per uno che non se la beve, nel dibattito sul “qualunquismo di Beppe Grillo” la prima urgenza è cercare di capire le motivazioni retrostanti al dichiarato; ossia le ragioni effettive della presa di distanza del mercuriale comico genovese, riciclatosi in profeta nonostante vocina chioccia e taglia sovrappeso, da una manifestazione di grande impatto e indiscutibile valenza democratica quale quella indetta dalla Fiom lo scorso 16 ottobre.

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L”ermeneutica del sospetto ci porta subito a dire che nell”area emotiva dell”antiberlusconismo duro e puro sta dilagando il nervosismo. Per una ragione semplicissima: il sovraffollamento. Insomma, un target quantificabile nel 10/15% del corpo elettorale, a cui rivolgono la loro offerta commerciale ben tre marchi: Antonio Di Pietro, Nichi Vendola e lo stesso Grillo. Se adesso ci si mette pure la Fiom…

La presa di posizione grilliana – dunque – è nient”altro che un tipico esempio di propaganda mirata a battere la concorrenza screditandola.

Accantonando il marketing e le sue leggi per avanzare considerazioni più attinenti alla fenomenologia della politica, si possono aggiungere due considerazioni:

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A. La vecchia regola secondo cui i veri nemici di qualsivoglia organizzazione partitica (istituzionalizzata o movimentista che sia) sono proprio i limitrofi, cioè quelli che nello spettrogramma delle possibili posizioni si posizionano vicino alle proprie, magari sovrapponendosi;
B. L”accentuarsi del fenomeno per cui assistiamo alla trasformazione dell”appartenenza in innamoramento; acuito della mediatizzazione della politica (politainment) che determina la centralità dei “personaggi” a scapito di ogni approccio ragionato/razionale.

Miseria più che nobiltà di questa stagione. Ma anche la sua comprovata miopia. Perché se si andasse oltre l”autoreferenzialità sospettosa dei personaggi iomaniaci e si prestasse effettiva attenzione agli obiettivi dichiarati (un nuovo corso politico improntato alla discontinuità), allora si vedrebbe che la piccola torta dell”antiberlusconismo emotivo può crescere a dismisura se si riesce a fonderla con quella dell”antipolitica motivata (buona parte del non-voto interpretabile come “il più politico dei voti”, dunque la negazione sostanziale dell”antipolitica: l”istanza di una nuova moralità pubblica affiancata da capacità innovativa).

Il recupero alla politica dei delusi, dei legittimamente esigenti, richiede non solo il far vibrare la corda dell”emotività. Qualcosa come la messa in campo di un”interpretazione penetrante della crisi italiana, l”individuazione di alcuni punti chiave prioritari su cui intervenire e – soprattutto – la credibilità nel prospettare in dettaglio trasformazioni e ricostruzioni.

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Insomma, saper parlare non solo al cuore ma anche alla testa di uomini e donne che pretenderebbero ben più dell”essere convertiti al ruolo di adoratori plaudenti.

Davvero non facile. Meglio inveire o irridere. Insomma, orrori come Silvio Berlusconi o vuoti pneumatici come il Pd possono rivelarsi un”ottima rendita. Cosa farebbero senza di loro tanti oppositori duri e puri?

 

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Fonte: http://temi.repubblica.it/micromega-online/grillo-vs-fiom-come-marketing-di-se-stessi.

 

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