La rotonda dei miracoli

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28 Ottobre 2010 - 22.08


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da retedellaconoscenza.it.

Chi vive alle falde del Vesuvio ora lo sa. Riesce a distinguere le magie dai trucchi dei saltimbanchi. D”altronde la natura magica di questi luoghi la conoscono da sempre le genti di queste terre e la riconoscono le papille gustative, quando messe alla prova dai pregiati vini che vengono prodotti dai numerosi vigneti spalmati su tutta l”area che si arrampicano fino alla bocca del gigante, riescono a distinguere in maniera netta il buon vino dall”aceto.

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Dimostrano di avere un palato fine, i vesuviani, un palato che non si accontenta e che non accetta compromessi. Danno prove di resistenza, presidiando il territorio e non fanno passi indietro sulle loro posizioni. Restano fermi. Non accettano soldi per andar via, per adeguarsi ad una normalità imposta da una norma che di normale ha solo la radice.

Sembrano riscoprire un senso di identità indolenzito per troppo tempo dalle difficoltà ordinarie, dalla problematicità dell”esistenza in queste terre, della miseria che si manifesta in quella lotta quotidiana per la sopravvivenza che non lascia possibilità di guardare all”altro da sé. Un Vesuvio assopito dall”indifferenza che cambia atteggiamento appena lo si comincia a scuotere troppo, quando non si riesce a dormire più e c”è bisogno di svegliarsi ed esplodere. False dichiarazioni, menzogne di politicanti che si additano a vicenda, sguardi sorridenti e fintamente rassicuranti davanti alle telecamere dei rotocalchi e dei tg nazionali , forze dell”ordine e protezione civile, sono gli unici rimedi messi in campo da chi nel marcio e nel suo fetore si trova a suo agio come i vermi nella terra. La tensione è alta. Il magma bolle ribelle nelle viscere delle persone.

Lo provano le bruciature dell”asfalto,le donne che confidano nel trascendentale, le barricate artigianali, i ragazzini con le mascherine che tengono le mani dei propri genitori,gli scheletri di auto compattatori dati alle fiamme, gli striscioni di denuncia sparsi per le città di Terzigno e di Boscoreale,le taniche di benzina rovesciate per strada, le occhiaie di chi ha smesso di dormire.

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“Qui c”è qualcosa che non va” avrebbe detto qualcuno un po” di tempo fa, attualmente convinto sostenitore che “Per tornare alla normalità i cittadini dei paesi vesuviani non devono fare nulla di particolare, devono dirci che sono d”accordo con il piano, fidarsi dello Stato”. Ci vuole del coraggio a chiedere a questo popolo di fidarsi dopo 16 anni di gestione straordinaria di quella che si ostinano a definire sempre allo stesso identico modo: “emergenza”.

Ci vuole una gran bella faccia tosta a chiedere a questo popolo di fidarsi dello Stato, quello stesso Stato, che si è mostrato solo con un insipido blu polizia, che ha mostrato tutta la sua ingombrante presenza favorendo la guerriglia fra gli ultimi e i penultimi della scala sociale, dove le forze armate sono promossi a penultimi solo perché salariati. E non è una giustificazione per chi in questi giorni spaccava nasi, utilizzava manganelli per tenere alto il nome dello Stato.

E nemmeno per chi entra con arroganza nelle case di chi ha sempre manifestato pacificamente e pensa di star facendo valere la legge. Ma soprattutto non lo è per chi ha creduto che la repressione fosse la via per placare la rivolta:Pane e repressione è un pasto sempre in voga in questo Paese. “Se non si fosse giunti a scenari di guerriglia, la nostra causa sarebbe rimasta confinata al freddo delle notti e al caldo delle giornate trascorse sulla rotonda” è una denuncia che si leva comune dalle migliaia di persone che resistono per affermare il proprio diritto all”esistenza. Un miracolo in effetti è stato compiuto. E” il miracolo della rotonda.

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E” il miracolo di un popolo che alza la testa e si batte. Si batte per dire no all”apertura di una seconda discarica nel Parco Nazionale del Vesuvio, per dire no alla becera politica degli inceneritori guasti ancor prima di essere attivi. Un popolo che fa il miracolo di proporre alternative sostenendo la necessità di un piano straordinario di bonifica delle aree inquinate, del reale avvio della raccolta differenziata porta a porta; a favore del riciclo, del riuso e del compostaggio. Un popolo che non beve l”aceto e che sente la puzza di imbrogli provenire da ogni dove.

Un popolo che compie la magia del miracolo, quando si ricorda di essere un popolo, e non aspetta più miracoli.

 

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Fonte: http://www.retedellaconoscenza.it/news/97-la-rotonda-dei-miracoli.html.

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