La paura (del quorum) fa 90: il governo rinuncia al nucleare. Trucco o ripensamento vero?

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19 Aprile 2011 - 21.10


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da greenreport.it.
Nota di Pino Cabras in fondo all”articolo.

La marcia indietro è tanto clamorosa quanto umiliante (anche se già prospettata e “addolcita” da Giulio Tremonti): il governo ha deciso di annullare il programma nucleare che aveva difeso con le unghie e con i denti accusando i verdi-comunisti di voler solo sfruttare l”emozione di Fukushima, ed ha inserito nella moratoria già prevista nel decreto legge omnibus, all”esame dell”aula del Senato, l”abrogazione di tutte le norme per costruire le nuove centrali nucleari nel Paese.

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L”emendamento ammazza-nucleare dice:

«Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell”Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare».

A pretendere la retromarcia, di fronte a sondaggi disastrosi (54% degli italiani intenzionati a votare il 12 e 13 giugno) e per evitare che, trascinati dal nucleare, si raggiungesse anche il quorum sul referendum sul legittimo impedimento, sarebbe stato Silvio Berlusconi in persona. Anche il Comitato Vota Sì per fermare il nucleare sembra preso di sorpresa e parla di «Marcia indietro del governo sul nucleare».

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La scelta dell”esecutivo di fare marcia indietro era stata in qualche modo anticipata da una serie di uscite degli ultimi giorni del ministro dell”Economia Giulio Tremonti, molto critiche nei confronti dell”opportunità di massicci investimenti sul nucleare. Dichiarazioni culminate oggi con l”intervento davanti alla Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo:

«Questa fase – ha detto Tremonti – va utilizzata anche per sostenere investimenti pubblici destinati a operazioni di interesse collettivo. Il finanziamento delle energie alternative risponde a questa esigenza».

Il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, commenta così:

«Consapevoli che il quorum nel referendum di giugno sarebbe stato raggiunto e che la stragrande maggioranza degli italiani, di tutti gli schieramenti politici, sono contrari al nucleare, il governo ha deciso di abrogare le norme per la realizzazione di nuove centrali atomiche. Salta quindi anche il referendum ma non cala l”attenzione da parte delle associazioni che continueranno invece a vigilare affinché il nucleare cacciato ora dalla porta non si riaffacci dalla finestra, magari tra un anno, quando le acque si saranno calmate e l”incubo di Fukushima sarà meno opprimente. Questa grande vittoria del movimento antinucleare sia la spinta decisiva per avviare un nuovo piano energetico nazionale basato sulle fonti rinnovabili, che escluda definitivamente il ritorno all”atomo, rispondendo positivamente agli obiettivi internazionali e garantendo al Paese occupazione e sviluppo di qualità».

In serata si apprende dall”ansa che sarà il Consiglio dei ministri a definire la nuova strategia energetica nazionale: palazzo Chigi spiega in una nota il contenuto dell”emendamento presentato al decreto omnibus all”esame del Senato. La strategia energetica terrà conto delle indicazioni dell”Ue e degli organismi internazionali e prima di essere approvata dal CdM, sarà sottoposta alla conferenza Stato-Regioni e Commissioni parlamentari. L”emendamento abroga le norme sul programma nucleare e sulla localizzazione delle centrali.

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Fonte: http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=9929.

 

Nota di Pino Cabras per Megachip

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Se non fosse che fanno molti danni, a volte basterebbe lasciarli parlare. Prendiamo Giulio Tremonti. A settembre 2010 aveva concesso un”intervista in cui, come al solito ostentando sicumera, dettava otto punti per l”Italia degli anni a venire. Uno di questi punti era proprio il nucleare. Tremonti semplificava la vasta questione del fabbisogno energetico dell”Italia e dell”Europa al punto da ridurla alla piccola quota di energia elettrica che avremmo – fra troppi anni, dopo enormi investimenti – da uranio e plutonio: « La mancanza del nucleare la paghiamo sul Pil: gli unici ad importare tutta l”energia», ammoniva Tremonti. E quindi, puntava tutto sull”atomo, tanto che nei mesi successivi tagliava gli incentivi per le energie rinnovabili, tanto da essere ormai lì lì per ammazzare una delle poche industrie davvero in piedi.

Poi che succede? Giulio scopre che, per tirare a campare, questo governo deve vivere per davvero alla giornata. Il referendum fra due mesi conta più dei programmi pluriennali: l”effetto Fukushima solleverebbe un”onda di voti in grado di infliggere una sconfitta storica al governo, perché tra i voti sollevati ci sarebbero anche quelli sull”acqua pubblica e sul “legittimo impedimento”.

È dunque con la stessa sicumera di sempre che Tremonti pronuncia il nuovo fatidico discorso: «Questa fase va utilizzata anche per sostenere investimenti pubblici destinati a operazioni di interesse collettivo. Il finanziamento delle energie alternative risponde a questa esigenza». Perciò, niente nucleare.

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Per carità, questo ci sta bene. Ma è il modo, l”improvvisazione cialtrona con cui le decisioni sono prese che sgomenta. Ogni dietrofront è ispirato da tattiche e malizie di cortissimo respiro. Tremonti voleva il nucleare senza badare alle conseguenze durature. Non aspettiamoci che ora lo abbandoni per una visione da statista. Non sa guardare a un orizzonte superiore ai pochi mesi, ma parla ogni volta come se avesse appena inventato l”Impero Romano.

 

 

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