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SEGUONO: commenti di Debora Billi e Claudia Zuncheddu.
La Procura ha disposto il sequestro dei fondali marini. Un testimone denuncia: mi hanno fatto scaricare rifiuti dove non dovevo. E un consigliere regionale dice: “I rifiuti speciali dovevano essere spediti sul continente, ma nessuno ha visto partire alcuna nave, non esistono i piani di navigazione”.
Mare cristallino, sabbie bianche, angoli ventosi, sole splendente anche quando nella Penisola in tanti tirano fuori l”ombrello. Sarebbe un paradiso. Per molti non lo è più. “Qui alla Maddalena c”è un rischio serio, quello di aver causato un genocidio”, spiega al Fatto Claudia Zuncheddu, consigliere regionale sardo del gruppo indipendentistas. Lo dice e non pensa di esagerare: lei medico, impegnata in politica, da anni denuncia le tante vessazioni perpetrate sull”isola e i suoi abitanti.
A partire dalla zona dove sorge il Poligono di Quirra: qui il 65% dei pastori è affetto da leucemia, qui sono nati i maialini senza occhi né orecchie, gli agnelli con due teste. E ancora l”area vicino a Cagliari, protagonista la raffineria Saras: “Lì tutte le famiglie sono colpite da casi di cancro, tutte hanno uno o più morti da piangere – continua la Zuncheddu -. Così via, ogni angolo della Sardegna ha la sua causa di grave inquinamento”.
Fino al nord-est, fino al 26 gennaio del 2008, quando, dopo 35 anni, viene ammainata la bandiera stelle e strisce a La Maddalena: gli statunitensi abbandonano la base atomica. Attenzione: a-to-mi-ca. Vuol dire migliaia di tonnellate di rifiuti speciali da rimuovere, quindi soldi, maestranze specializzate, luoghi di stoccaggio e tempo. Soprattutto tempo. Peccato che non ce n”è: il luogo è stato prescelto per ospitare il summit del G8 del 2009, vetrina chiave per il rilancio internazionale del governo italiano. Silvio Berlusconi gongola, fa proclami, parla di rilancio della zona, di occupazione, turismo, e tutto il solito repertorio.
62 mila tonnellate: ci pensa Bertolaso
Il premier chiama in causa Guido Bertolaso e la Protezione civile: c”è bisogno di loro per raggiungere l”obiettivo nella data prestabilita. C”è bisogno di potere decisionale, pochi vincoli, segreto di Stato. Sul sito dichiarano: rimosse 62 mila tonnellate di rifiuti, il 21% delle quali giudicate pericolose. Tradotto: 49 mila non pericolosi e 13 mila speciali. Tempo di realizzazione: 45 giorni in tutto, tra luglio e agosto, momento di massima invasione turistica della zona, grazie all”impiego di oltre duemila autocarri e tre navi. Cifra investita: 23 milioni di euro.
“Peccato che qualcosa non torna – interviene la Zuncheddu -. Cosa? I rifiuti speciali dovevano essere spediti sul continente, ma nessuno ha visto partire alcuna nave, non esistono i piani di navigazione. In molti si sono accorti del traffico notturno via mare dall”arcipelago a Porto Torres, sede di due discariche, e da Olbia con i camion via terra, ma basta. Tutto si è fermato lì. Il problema è dove, in quale luogo hanno scaricato il materiale e come lo hanno riversato. Parliamo di rifiuti altamente pericolosi, ribadisco: la sede era atomica”. Quindi amianto, idrocarburi e metalli pesanti. Eppure la vicenda è avvolta nel mistero, gli interpellati istituzionali non rispondono a interrogazioni, sollecitazioni o quant”altro.
“È un anno che cerco risposte, non ci sono mai riuscita – prosegue il consigliere regionale -. E come me altre persone che si sono interessate all”accaduto, gente che ha ”annusato” l”aria, che ha voluto e vuole capire cosa accade”. Qualcuno la definirebbe la “società civile”. Così ecco un medico di Alghero, Paola Correddu, un ex vicesindaco di Porto Torres, Giancarlo Pinna, fuori dalla politica da quasi trent”anni; il dirigente di un piccolo sindacato indipendentista, Angelo Marras, un avvocato di Sassari, Luigi Azena e un altro di Cagliari, Renato Margelli. Insieme seguono legalmente la vicenda. Insieme si sono messi di traverso, hanno deciso di non stare alla finestra. “Pensi – interviene la Correddu -, abbiamo anche tentato un blitz con Claudia (Zuncheddu): siamo andate alla discarica di Canaglia, dove temiamo hanno scaricato gran parte delle tonnellate.
Cosa è successo? Qualcuno deve aver fatto una soffiata, perché contestualmente ci hanno raggiunto le forze dell”ordine e ci hanno impedito di entrare. Ma a un certo punto uno dei gestori, sotto le nostre domande, è andato in contraddizione e ha quasi ammesso la presenza dei rifiuti. E pensare che sotto c”è una falda acquifera fondamentale per l”isola”. Sotto c”è una riserva da un miliardo di metri cubi di acqua, classificata dallo Stato italiano come punto strategico in caso di calamità . “Ma a questi non interessa niente – conferma Marras -, hanno puntato sulla fame delle persone, sulla disoccupazione per realizzare un disastro. Noi lo sappiamo, ne abbiamo le prove”. Vuol dire un “pentito”: con la certezza dell”anonimato i rappresentanti del “Sindacadu se sa Natzione Sarda” hanno intervistato uno degli ottanta autisti coinvolti nello smaltimento e nel trasporto. Nel filmato ammette: “Quello che caricavamo lo portavamo alle discariche di Canaglia e Scala Erre. Ogni tipo di materiale. Da chi sono stato assunto? Dalla Serfat di Enrico Piras”. Quest”ultimo è il presidente del consiglio provinciale di Sassari, uomo di navigata esperienza politica.
70 mila metri cubidragati in 14 mesi
“Le istituzioni non hanno mai risposto alle nostre domande, formali e informali – sorride la Zuncheddu -, solo quella di Sassari-Olbia ci ha fornito dei dati”. Ed è stata necessaria un”istanza di accesso ambientale, che per legge prevede una risposta entro trenta giorni. “Da loro sono arrivati numeri – conferma la Correddu – che ci allarmano ulteriormente: parlano di 40 mila tonnellate totali, di queste il 20% è classificato come pericoloso. Insomma, cifre differenti rispetto a quelle della Protezione civile. Perché? Chi dice il vero? E non è finita: c”è anche la questione legata alla bonifica dei fondali”. In questo caso parliamo di un”area marina di circa 17 ettari per un bilancio di 70 mila metri cubi di sedimenti dragati tra l”ottobre del 2008 e il maggio 2009. Anche qui dubbi, denunce, segnalazioni, inchieste a partire da quelle di Fabrizio Gatti per l”Espresso.
Fino a ieri, quando la Procura della Repubblica di Tempio Pausania ha disposto il sequestro probatorio dei fondali antistanti l”ex Arsenale della Marina Militare de La Maddalena. Una decisione presa dopo il rapporto dei sommozzatori del nucleo dei Carabinieri, su incarico della Corte dei Conti di Roma, che indaga sui 31 milioni di euro spesi per le bonifiche. Solo in teoria, a quanto pare. “Il problema è uno: la vicenda è talmente grande che, temo, difficilmente avremo un colpevole – ammette laconico Giancarlo Pinna -. Questo territorio è martoriato, da tumori e disoccupazione. Pensi, a Porto Torres su ventimila abitanti, cinquemila sono disoccupati. Eppure avremmo tutto a disposizione per stare bene: sole, vento, mare, risorse, cultura e possibilità di sviluppare il turismo”. Al contrario è una delle zone più inquinate e martoriate d”Europa.
Fonte: Il Fatto Quotidiano del 28 maggio 2011.
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Il diavolo e le scorie scomparse
di Debora Billi – petrolio.blogosfere.it.
Torna alla carica il diavolo, d”altronde non potevano mancare le meravigliose coste sarde alla sua checklist.
Stavolta ha fatto le cose perbene e invece di affondare la solita nave carica di rifiuti tossici sotto casa, in modo che qualche giornalista o qualche magistrato vadano a ficcanasare costringendo il povero Ministro dell”Ambiente a smentire, è riuscito nella magica operazione di far sparire un carico di scorie nucleari nelle profondità della Costa Smeralda. Wow, non è mica il diavolo per un caso.
In breve, si dovevano far sparire le scorie nucleari della vecchia base USA di La Maddalena, per via dell”imminente famigerato G8. Ma nessun sardo, umano o pesce che sia, ha mai visto in zona traccia di tale operazione né di navi addette allo scopo. Eppure le scorie risultano rimosse. La domanda è: dove diavolo (appunto) le hanno ficcate?
Il solito magistrato ha disposto nientemeno che il sequestro dei fondali marini: buona fortuna, sarà come cercare il Titanic. Anche se le voci sostengono che sia finito tutto seppellito in discarica. E questo sarebbe il Paese dove vogliono costruire le centrali nucleari?
Trovate un po” di info qui. Se siete agenti segreti, o assistenti del diavolo, e ne sapete di più raccontatelo pure nei commenti.
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Alcune precisazioni
di Claudia Zuncheddu.
A REPORT – RAI 3 nella puntata del 29 maggio alle 21.30 – approfondimenti sul destino dei rifiuti speciali dell”Ex Arsenale
Comprendo le preoccupazioni dell”assessore al Turismo del Comune di La Maddalena e di altri operatori turistici. Voglio chiarire il fatto che il rischio di disastro ambientale e di rischio di genocidio di cui si parla, non riguarda La Maddalena ma quei territori in cui si sospetta che i rifiuti dell”ex Arsenale Militare maddalenino siano stati sepolti e gettati.
Si tratta di 62.000 tonnellate di rifiuti speciali di cui il 21% pari a circa 13.000 tonnellate di “rifiuti pericolosi” che secondo il sito ufficiale www.g8italia2009.it avrebbero varcato il mare per essere trattati in un sito specializzato della penisola.
Le valutazioni sui dati sono da ritenersi ufficiali in quanto provenienti dalle fonti direttamente responsabili dei lavori per il G8 de La Maddalena (e tuttora reperibili nei succitati siti del G8 e del Progettista, fra l”altro aggiornati a seguito del trasferimento del G8 da La Maddalena a L”Aquila).
Il sito istituzionale scriveva: “Prima di avviare le attività di costruzione e recupero pianificate, l”intera area dell”Arsenale è stata oggetto di accurate indagini Ambientali. Le attività di bonifica vere e proprie sono iniziate alla fine di luglio del 2008 per concludersi dopo circa un mese e mezzo con la pulizia di 28 serbatoi e 20 vasche interrate e un bilancio di 62.000 tonnellate di materiali raccolti, il 21 per cento dei quali classificati come pericolosi perché contenenti amianto, idrocarburi o metalli. Nello stesso periodo oltre duemila autocarri e tre navi hanno fatto complessivamente la spola tra la Maddalena, la Sardegna e la Penisola per trasportare questi materiali presso impianti di smaltimento specializzati”.
– Altresì, dal PDF di presentazione dei lavori dell”architetto Boeri http://www.larist.it/larist, responsabile del progetto di restyling della struttura dell”ex ospedale militare di La Maddalena, si apprende quanto segue: riguardo alle operazioni di bonifica e ripristino ambientale in generale sia a mare che a terra dichiarava:
“L”operazione di bonifica e ripristino ambientale, infrastrutturale e paesaggistica portata a termine sull”isola non ha eguali in Italia per tecnologie applicate, tempi di attuazione e risultati ottenuti”;
Riguardo alla bonifica a terra – ex Arsenale Militare -Â a cui ho fatto riferimento nell”intervista a Il Fatto Quotidiano anche nel suddetto sito si dichiara:
“Con la pulizia di 28 serbatoi e 20 vasche interrate e un bilancio di 62.000 tonnellate di materiali raccolti, il 21% dei quali considerati pericolosi perche contenenti amianto, idrocarburi e metalli”.
Numerosi cittadini di Porto Torres hanno fondato motivo per credere che i suddetti rifiuti possano essere finiti nelle due discariche turritane, come denunciato dal L”Unione Sarda del 23 agosto 2008 che scriveva che “la nave Major come un cassonetto galleggiante. .con la pancia stracolma di scarti della demolizione dell”ex armeria della Marina Militare. Da due settimane continua a fare spola fra l”arcipelago e lo scalo turritano portando in dote quotidianamente una sessantina di rimorchi.. Butta l”ancora a tarda sera, espelle la spazzatura destinata a Canaglia e Scala Erre, ingoia i rimorchi vuoti e riparte per l”isola parco”.
Ricordiamo pure che l”ex vicesindaco di Porto Torres inoltrò un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica chiedendo l”interruzione del trasporto e ipotizzando inoltre la flagranza del reato.
Già nel 25 luglio del 2008 venne fatta una segnalazione urgente alla Presidenza della Provincia di Sassari e al Presidente del Consiglio Provinciale per le notizie apparse sulla stampa di un imminente arrivo a Porto Torres di rifiuti pericolosi provenienti dalla bonifica dell”Arsenale di La Maddalena.
Ma lascia ancora più sconcertanti l”articolo apparso su La Nuova Sardegna del 30 luglio 2008 “Le rassicurazioni del Governo. Via dall”Arcipelago gli scarti dell”Arsenale. Parte una nave di rifiuti”. In quell”articolo si segnala la partenza, sotto l”occhio vigile di Bertolaso, della nave “Ustica Lines” con a bordo rimorchi carichi di materiale smaltito dall”Arsenale, dalla Maddalena verso Olbia, dove i camion verranno scaricati e da qui trasferiranno il loro carico in provincia di Sassari, a Canaglia e Scala Erre. La Protezione Civile rassicura che non ci sono rifiuti pericolosi e che l”amianto verrà smaltito a Torino.
Parrebbe dunque che siano state usate due modalità di trasporto dei rifiuti presso le discariche: una con la “Ustica Lines” da La Maddalena ad Olbia e poi successivo trasferimento su camion; l”altra con la “Major” da La Maddalena a Porto Torres e quindi trasporto in discarica.
Da qui iniziano le mie azioni (in quanto consigliera) all”interno del Consiglio regionale con una mozione del 23 marzo 2010; un”interrogazione del 22 luglio 2010; il mio viaggio-blitz (con altri ambientalisti) alla discarica di Canaglia del 13 novembre 2010; la presentazione di una istanza di informazioni a carattere ambientale – Istanza di accesso agli atti, presentata a tutte le istituzioni sarde, italiane ed europee interessate, con la quale chiedevo la quantificazione e l”indicazione dei rifiuti classificati “pericolosi”, caratterizzazione, bonifica., a quali operatori sia stato affidata la caratterizzazione, il trasporto, il trattamento, lo smaltimento e qualsiasi altra lavorazione relativa a tali rifiuti pericolosi; in quali località il trattamento è stato eseguito e dove attualmente si trovino i residui delle lavorazioni; la documentazione di trasporto e presa in carica del materiale.
A tutt”oggi non è stata fatta alcuna chiarezza: la documentazione fornita esibisce dati confusi e contrastanti. Inoltre non è stata fornita alcuna documentazione attestante i viaggi via mare dalla Sardegna all”Italia. Da qui la scelta di rivolgermi al TAR Lazio che conferma l”insufficienza della documentazione fornita dalla Protezione Civile.
Una dichiarazione inquietante di un testimone anonimo che avrebbe preso parte a quelle operazioni, confermerebbe i nostri sospetti secondo cui, i rifiuti speciali e pericolosi non avrebbero mai abbandonato la Sardegna, anzi sarebbero stati gettati in un discarica inquinando, come riferisce Il Fatto Quotidiano, “.una falda acquifera fondamentale per l”isola”, si tratta di “una riserva da un miliardo di metri cubi di acqua, classificata dallo Stato italiano come punto strategico in caso di calamità “.
Questo fatto è di per se è “disastro ambientale e genocidio” per le popolazioni che potrebbero usufruire dell”acqua sia per l”irrigazione che per le attività quotidiane come allevamento e agricoltura, pregiudicando con ciò la salute pubblica per tempi non stimabili e certi.
Il compito di un amministratore è quello prima di tutto di tutelare la salute delle popolazioni e dell”ambiente, di promuovere uno sviluppo economico compatibile con l”ambiente e le sue vocazioni, e che produca “lavoro pulito” e non inquinamento e morte. Con ciò non si vuole creare falsi allarmismi ma chiedere che le leggi vengano rispettate da tutti e che il diritto all”informazione sia garantito alle popolazioni e che gli amministratori siano garanti della legalità e del buon stato di salute delle popolazioni e dell”ambiente che esse vivono. Solo in questo modo si può preservare la ricchezza e il benessere del territorio e promuovere turismo di qualità anche per il futuro delle prossime generazioni. In qualità di sarda e di consigliere regionale, anche se di opposizione, è mio dovere assolvere a questo compito.
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