Lerner: il Pd molli la finanza e si schieri con gli italiani

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15 Agosto 2011 - 20.41


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da libreidee.org.

«Delude e fa pensare che neanche fra i sette punti della contromanovra illustrata da Pierluigi Bersani a nome del Partito democratico, compaia una vera tassa patrimoniale». Firmato: Gad Lerner, da sempre vicino ai prodiani del Pd e attento osservatore dei riflessi italiani della crisi globale. Di fronte alla quale il conduttore dell””Infedele” non ha più dubbi: la sinistra, da molti ritenuta una sorta di estremo baluardo politico contro le prepotenze del mercato, ora deve guardare in faccia la realtà e decidersi a fare i conti con la “dittatura” della finanza: che ha piegato persino Barack Obama, mentre in Italia – neppure di fronte al disastro-Berlusconi – l”opposizione ha trovato la forza di una vera inversione di rotta.

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«E” vero che al primo punto si prevede il supplemento d”imposta del 10% sui capitali “ripuliti” grazie allo scudo fiscale», concede Lerner il 14 agosto dal suo blog, esaminando la “contromanovra” presentata da Bersani. «Ma a parte il fatto che tale provvedimento è di dubbia costituzionalità, non sfugge la sua natura simbolica e parziale. A chi vive di rendita, in questo paese non è stato chiesto alcun supplemento di sacrifici, se si esclude la parificazione del prelievo sui profitti finanziari alle correnti aliquote europee», continua Lerner. «Nessuna tassa sulla casa (e qui ammettiamo pure che sarebbe dolorosa annche per molte famiglie non abbienti); ma soprattutto nessuna tassa sui patrimoni. Conosco molte persone ben più ricche di me che scampano il “contributo di solidarietà” varato dal governo perchè i loro beni non compaiono nella dichiarazione dei redditi».

Già il 12 agosto, di fronte ai sanguinosi tagli sociali imposti da Tremonti, il conduttore dell””Infedele” non aveva potuto fare a meno di notare: «Guarda caso: noi ricchi siamo tassati solo sul reddito. Non sul patrimonio accumulato e sulle case». Problema che illumina lo spirito delle “manovre” che stanno condizionando l”Occidente e in particolare l”Europa: erosione drammatica del welfare, tagli selvaggi alla spesa pubblica e debito da “sanare” con altro debito che, fatalmente, produrrà una inesorabile corsa alla svendita del patrimonio pubblico, verso una privatizzazione sempre più selvaggia e globale, di cui faranno inevitabilmente le spese i più deboli, tanto per cambiare. Possibile che la sinistra riformista non se ne renda conto?

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«Oggi, ingenuamente – scrive Lerner il 6 agosto, sempre sul suo blog – molti economisti convinti che non possa esistere un sistema per far soldi diverso da quello vigente, accusano la politica americana per quel fallimento, sostenendo che andava evitato col soccorso pubblico, per evitare le sue gravi conseguenze recessive». Passati tre anni, la verità è che nessun provvedimento significativo di riforma delle regole della finanza è stato assunto da una politica mondiale ridotta all”impotenza, riconosce Gad Lerner. «Lo stesso Obama, che pure fu eletto soprattutto grazie a quella crisi, oggi è debole perchè non ha saputo/potuto andare contro Wall Street». Inutile parlare a vanvera di “ripresa”, come si fa normalmente in Italia: «La verità scomoda, professata quasi solo dagli economisti critici, riguarda la durata del fenomeno recessivo. La tempesta delle monete e dei debiti pubblici ne sono oggi la componente più visibile, ma il mondo dovrà probabilmente fare i conti con un”ulteriore caduta produttiva di quelle che furono le sue economie più importanti, fattori determinanti degli squilibri cui oggi si ribellano in molti».

La sinistra, insiste Lerner, deve decidersi a fare finalmente i conti con questa finanza che mette in pericolo il mondo, manovrando in modo irresponsabile sulla crisi del debito e mettendo a rischio la stabilità sociale di intere comunità nazionali. Inutile esultare per le continue, clamorose umiliazioni subite da Obama, e magari divertirsi a ripetere che «il presidente-sorpresa era solo un bluff, non il messaggero di un grande cambiamento». Meglio invece riconoscere che Obama, eletto nel 2008 sull”onda della delusione per le fallimentari politiche neoliberiste dei suoi predecessori, «non ha trovato la forza sufficiente per emanciparsi dall”opaca congrega degli gnomi di Wall Street». Ovvero: «Non ha osato schierare la politica contro la finanza».

La grande delusione americana dopo le speranze suscitate dall”elezione di Obama è un monito per tutti: «E” il problema che oggi assilla i progressisti in tutto il mondo: potranno rassegnarsi a subire come inevitabili i nuovi tagli di bilancio, senza punizioni per coloro che si sono assurdamente arricchiti grazie ai meccanismi implacabili della speculazione?».

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Domanda che rimbalza direttamente sulla testa dell”opposizione italiana, capeggiata dal Bersani che non osa pretendere a chiare lettere una tassa sui grandi patrimoni per risanare il bilancio non solo a spese delle categorie deboli: «Trovo che questa reticenza del Pd sia un errore politico e culturale», dice Gad Lerner, secondo cui la “timidezza” del Pd «manifesta l”impreparazione a fronteggiare un ciclo di crisi capitalistica in cui stare dalla parte dei ceti sociali svantaggiati, la maggioranza dei cittadini, implicherà un distacco netto dal “pensiero unico” della finanza internazionale».

 

Fonte: http://www.libreidee.org/2011/08/lerner-il-pd-molli-la-finanza-e-si-schieri-con-gli-italiani/.

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