Quelli che la lettera della BCE la rinviano al mittente

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1 Ottobre 2011 - 20.54


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Documento finale dell”assemblea svoltasi il 1° ottobre al teatro Ambra Jovinelli di Roma, approvato all”unanimità (meno 2 astenuti e 2 contrari) dalle/dai 700 partecipanti all”assemblea nazionale delle/dei firmatari dell”appello “Dobbiamo fermarli.

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Noi partecipanti all”assemblea del 1° ottobre a Roma: “Noi il debito non lo paghiamo. Dobbiamo fermarli” ci assumiamo l”impegno di costruire un percorso comune.  Tale percorso ha lo scopo di affermare nel nostro paese uno spazio politico pubblico, che oggi viene negato dalla sostanziale convergenza, sia del governo sia delle principali forze di opposizione, nell”accettare i diktat della Banca Europea, del Fondo Monetario Internazionale, della Confindustria e della speculazione finanziaria.

 

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Vogliamo costruire uno spazio politico pubblico, che rifiuti le politiche e gli accordi di concertazione e patto sociale, che distruggono i diritti sociali e del lavoro. Vogliamo costruire uno spazio politico pubblico nel quale si riconoscono tutte e tutti coloro che non vogliono più pagare i costi di una crisi provocata e gestita dai ricchi e dal grande capitale finanziario e vogliono invece rivendicare sicurezza, futuro, diritti, reddito, lavoro, uguaglianza e democrazia.

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Vogliamo partire dai cinque punti attorno ai quali è stata convocata questa assemblea

  1. Non pagare il debito, far pagare i ricchi e gli evasori fiscali, nazionalizzare le banche
  2. No alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra, no alla corruzione e ai privilegi di casta
  3. Giustizia per il mondo del lavoro. Basta con la precarietà. Siamo contro l”accordo del 28 giugno e l”articolo 8 della manovra finanziaria.
  4. Per l”ambiente, i beni comuni, lo stato sociale. Per il diritto allo studio nella scuola pubblica.
  5. Una rivoluzione per la democrazia. Uguale libertà per le donne. Parità di diritti per i migranti. Nessun limite alla libertà della rete. Il vincolo europeo deve essere sottoposto al nostro voto.

Ci impegniamo a portare i temi affrontati in questa assemblea diffusamente in tutto il territorio nazionale, costruendo un movimento radicato e partecipato. Così pure vogliamo approfondire i singoli punti della piattaforma con apposite iniziative e con la costruzione di comitati locali aperti alle firmatarie e ai firmatari e a chi condivide il nostro appello. Intendiamo organizzare una petizione di massa sul diritto a votare sul vincolo europeo.

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Nel mese di dicembre, a conclusione di questo percorso a cui siamo tutti impegnati a dare il massimo di diffusione e partecipazione, verrà convocata una nuova assemblea nazionale, che raccoglierà tutti i risultati e le proposte del percorso e che definirà la piattaforma, le modalità di continuità dell”iniziativa, le mobilitazioni e anche eventuali proposte di mobilitazione e di lotta.


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Intendiamo costruire un fronte comune di tutte e tutti coloro che oggi rifiutano sia le politiche del governo Berlusconi, sia i diktat del governo unico delle banche. Diciamo no al vincolo europeo che uccide la nostra democrazia.


Chi non è disposto a rinviare al mittente la lettera della Banca Europea non sta con noi.

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Questo fronte comune non ha scopo elettorale, ma vuole intervenire in maniera indipendente nella vita sociale e politica del paese, per rivendicare una reale alternativa alle politiche del liberismo e del capitalismo finanziario.

Questo fronte comune vuole favorire tutte le iniziative di mobilitazione, di lotta, di autorganizzazione che contrastano le politiche economiche liberiste. Questo percorso si inserisce nel contesto dei movimenti che, in diversi paesi europei e con differenti modalità e percorsi, contestano le politiche di austerità e la legittimità del pagamento debito a banche e imprese.

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Su queste basi i partecipanti all”assemblea saranno presenti attivamente anche alla grande manifestazione del 15 ottobre a Roma sotto lo striscione “Noi il debito non lo paghiamo”.

 

 

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L”introduzione di Giorgio Cremaschi all”assemblea del 1° ottobre.

L”intervento di Giulietto Chiesa:

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