Osservazioni sul documento di Alternativa "Per salvarci dalla crisi"

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6 Novembre 2011 - 19.45


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di Guido Cosenza.

I rilievi al documento “Per salvarci della crisi” (Alternativa – settembre 2011) riguardano prevalentemente due punti molto strettamente correlati fra di loro.

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Il primo è relativo al carattere da attribuire alla attuale crisi. Il secondo concerne il piano operativo che si deduce sulla base dei punti programmatici esposti nel testo.

Valutazione del carattere da attribuire alla crisi – Nel documento si afferma che la crisi non è ciclica, cioè non sarebbe attinente alle ricorrenti patologie di origine strutturale insite nella natura stessa  del capitale. 

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Nella prima parte di questo intervento intendiamo approfondire l”analisi della crisi per presentare convincenti argomenti che avvalorino l”attribuzione  del fenomeno in atto  alla sequenza delle periodiche disfunzioni che  sono emerse  alla fine di ogni ciclo espansivo del capitale. L”attenzione rivolta a tale tema non è pleonastica in quanto la individuazione della natura degli eventi condiziona fortemente l”elaborazione di un  piano operativo per fronteggiarli.

La tesi che sosteniamo è che la crisi in atto è strutturale ed è la tipica conseguenza del processo di riproduzione allargata del capitale quando sopravviene il fenomeno della sovrapproduzione e della flessione del saggio di profitto. In tale fase una parte rilevante del capitale non trova un impiego produttivo e si riversa su attività finanziarie – finanziarizzazione del capitale. Si innesca una serie di processi che culminano in un gigantesco prelievo di risorse dalle classi subalterne al fine di iniziare un nuovo ciclo.

Ciò posto non si intende affermare che questa crisi è identica a quelle che la hanno preceduta – nessuna crisi si ripresenta identica. Tuttavia tutte sono il prodotto del meccanismo strutturale  che genera secondo il modello interpretativo marxista il declino del sistema capitalista.

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Lo schema scientifico marxista ha dovuto essere implementato per accogliere elementi nuovi che sono emersi dopo gli anni della sua costruzione ad opera di Marx, ma sostanzialmente ha retto nella spiegazione degli eventi che si presentano nel corso dello sviluppo del sistema capitalista.

Il principale elemento che si è reso necessario inglobare nello schema è dato dalla limitatezza dell”universo-pianeta in cui è ambientata l”attuale compagine economica. E” questo fattore che induce la precipua differenza di questa crisi da quelle che la hanno preceduta. La riproduzione allargata ha come effetto che crisi successive risultano sempre più ampie. Nell”attuale momento storico il complesso produttivo nella sua espansione ha impattato con le pareti del contenitore che idealmente lo limita e ne impedisce l”estensione, generando una crescente pressione.

La crisi è ciclica strutturale e aggravata dalle limitazioni ambientali, l”individuazione di questo carattere non è di poco conto. Un ulteriore fattore che si accompagna al precedente e acuisce il fenomeno è la drammatica convulsione che la perdita d”egemonia degli Stati Uniti riversa sul sistema. Questo effetto però era già presente nella crisi del 1929 quando fu l”Inghilterra a perdere l”egemonia in favore degli Stati Uniti,  infatti anch”esso fu un evento travolgente.

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Concludendo la crisi è strutturale ed è parte di quel ciclo patologico che affonda le radici nella natura stessa del capitalismo e che lo porterà alla sua fine per asfissia. Ciò non pertanto le convulsioni finali dell”organismo in declino potrebbero presentarsi come l”evento più tragico che la comunità umana abbia sperimentato nel suo percorso ed è per questo che è urgente intervenire.

E” naturale domandarsi se il sistema sia in grado di superare questa crisi. A nostro avviso due elementi decisivi giocano a favore della ripresa e dell”inizio di un nuovo ciclo. Per un verso infatti esistono ancora sufficienti risorse energetiche e minerarie e inoltre al momento il dissesto ambientale non pregiudica la ripartenza, anche se iniziano a pesare  le ripercussioni sempre più dannose e onerose dei guasti ambientali generati dall”attività produttiva umana.

Per altro verso, benché un po” dovunque si accrescano le proteste al prelievo dalle classi subalterne di risorse per alimentare la ripartenza del ciclo, le contestazioni si presentano nella forma scomposta della ribellione e non producono effetti rilevanti. Non esiste alcuna forza al momento in grado di contrastare il depauperamento di una classe a favore di un”altra ai fini di accumulare il capitale necessario alla ripresa del ciclo.

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Il sistema capitalista è un malato terminale ma non è ancora all”ultimo stadio del morbo che lo dilania. Occorre allora predisporre una strategia per affrontare l”acuirsi della crisi e contrastare lo stadio successivo che si preannuncia ben più devastante dell”attuale fase drammaticamente recessiva. Queste osservazioni ci portano naturalmente al secondo tema che ci eravamo proposti di analizzare, prima però di impegnarsi nella disamina dell”argomento successivo va puntualizzato un punto importante.

Si diceva che la crisi è ciclica per cui non è un evento singolare che si sarebbe verificato per l”intervento di agenti esterni al meccanismo di riproduzione allargata del capitale. Questa osservazione è cruciale perché dichiara che patologie di questo tipo non sono spurie e quindi non sono emendabili con opportuni accorgimenti. Marx ha lottato tutta la sua vita per affermare che le crisi ricorrenti, della stessa natura delle attuali, erano strutturali e non conseguenze della speculazione. La classificazione della crisi come evento esterno al ciclo di riproduzione del capitale, l”affermazione che attribuisce il fenomeno a cause indipendenti dalle contraddizioni strutturali inerenti al meccanismo di riproduzione del capitale, è suscettibile di aprire la strada alla interpretazione di comodo borghese che ascrive le cause dell”evento  alla presenza di speculatori senza scrupoli e si appella alla imposizione di norme stringenti, all”applicazione intransigente di regole, proclamando che in conseguenza di opportuni provvedimenti si potrebbe evitare che  tali fenomeni degenerativi si riproducano. 

Programma operativo – Il meccanismo di riproduzione allargata rappresenta il modo d”essere, l”essenza del capitalismo. L”arresto dell”espansione è il provvedimento principale ed essenziale da adottare, come molti di noi hanno dedotto dalla analisi dei dati e dallo studio del moto impresso alla comunità umana. Tale operazione è incompatibile con l”esistenza stessa del capitalismo – rappresenta una azione di soffocamento del sistema capitalista e non potrà mai essere accettata dall”establishment che attualmente detiene in maniera ferrea il potere. L”arresto dell”espansione è tuttavia il primo atto irrinunciabile di un processo di transizione a un regime economico compatibile con esigenze ambientali e sociali a questo punto indilazionabili. E” quindi un atto rivoluzionario e non verrà mai accolto dal vigente sistema politico. E” allora della massima ingenuità pensare di attuare all”interno del presente quadro istituzionale il programma di transizione a un ordine sociale i cui caratteri distintivi siano l”assenza di crescita e una diversa distribuzione del prodotto sociale.

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Abbiamo l”esperienza che tutti i regimi sociali che si sono succeduti nella storia recente della comunità umana hanno istituito uno schema normativo che ne salvaguardasse la sopravvivenza. Tutte le transizioni del passato sono avvenute al di fuori del quadro istituzionale invalidandone la legittimità. Immaginate i protagonisti della rivoluzione francese richiedere e aspettarsi la soppressione dei privilegi nobiliari nell”ambito delle strutture monarchiche dell”epoca. Immaginate i combattenti della rivoluzione d”ottobre invocare l”abolizione dello sfruttamento nelle miniere, nelle campagne e nelle fabbriche al regime zarista, non diversamente ora immaginate noialtri chiedere al capitale di rinunciare alla sua riproduzione allargata.

Gli attuali strumenti istituzionali, a cominciare dai meccanismi attuativi della costituzione, sono incardinati nella salvaguardia del vigente abnorme sistema economico. La struttura di potere che si è andata costituendo con l”affermarsi e il consolidarsi dell”attuale sistema economico ha portato alla formazione di un efficiente strumento di cooptazione nel privilegio della classe politica e una implacabile selezione per stadi successivi che rende impossibile l”accesso nelle dorate camere del potere a elementi che non siano devoti all”ideale dell”accrescimento produttivo, tanto che l”espansione è il credo universale della classe politica.  

Pensare di usufruire degli strumenti costruiti dalla classe dominante per preservare l”ordine costituito ai fini di contrastare  l”attuale ordinamento economico  è contraddittorio oltre che utopistico. In altre circostanze, quando era presente una agguerrita e consistente classe operaia con una coscienza di classe matura, rafforzata nella pratica del lavoro di fabbrica, si è potuto concepire un confronto frontale. Ora sul campo si contrappongono le spinte da un lato della conservazione, che trae vantaggio dall”attuale sistema economico, insensibile ai danni che si vanno perpetrando, e dall”altra settori della società civile in cerca di strutture rinnovate.

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La battaglia in campo aperto è improponibile, qui conta il bilancio delle forze, le spinte innovative sotto la pressione degli eventi si diramano e si incuneano nel tessuto della società – sovente senza una reale coscienza eversiva – ne slabbrano l”orditura e costruiscono aree rinnovate alternative ai valori espansivi. Fioriscono  miriadi di areole ancora embrionali, ma antagoniste al capitale, isole di tessuto rigenerato che rappresentano formazioni interstiziali antisistemiche penetrate nella massa dell”ordito capitalista. La loro diffusione metterebbe in crisi il sistema nel suo procedere espandendosi, sembra questa la via alla transizione non la surrettizia incursione nel potere borghese con l”obiettivo di imporre all”approvazione  riforme dirompenti.

Se ci si convince che lo strumento della trasformazione ora è diverso, la storia non si ripropone mai identica, se si riconosce che va attuata la disgregazione del sistema dall”interno, essendo l”esterno presidiato da truppe corazzate, allora anche gli strumenti di attuazione dovranno essere differenti da quelli che hanno prevalentemente operato nel passato per attuare il cambio di passo della comunità umana nel suo procedere. La forma partito ha perso di funzionalità e là dove permane è diventata un contenitore di elementi incoerenti, la stessa sperimentazione di Alternativa col suo stentare ad aggregare militanti ne è una prova.

Dunque l”obiettivo è la formazione e l”ampliamento di aree in cui predominino pratiche alternative alla valorizzazione del capitale, esistono già in molti luoghi esperienze di questo tipo, sono presenti all”interno del mondo capitalista gruppi che si muovono in direzione divergente dal moto d”insieme del sistema, che praticano modi di vita in controtendenza al dettato della accumulazione allargata.  Ebbene è li il nostro posto di lavoro, lì  va concentrato e indirizzato ogni nostro sforzo.

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A questo fine non occorre una organizzazione centralizzata, un politburo dirigente, viceversa dobbiamo tutti impegnarci perché mille gruppi fioriscano sul territorio, si insedino, cooperino nelle iniziative in corso, propongano nuovi sistemi di vita, escludano l”uso di tutto ciò che non è rinnovabile  ecc., che in breve si formi una imbattibile rete antisistemica costituita da una miriade di operatori contro cui non esiste arma di repressione. E” essenziale unire l”opera di informazione alla pratica del lavoro sul campo. Sussistono le condizioni per essere vincenti ma la partita si gioca sui tempi – Da una parte c”è un sistema in agonia le cui convulsioni terminali preludono a un drammatico collasso in grado di determinare condizioni ambientali sfavorevoli alla sopravvivenza di organismi biologicamente complessi. – Dall”altra si diffonde un fenomeno disgregativo del tessuto e delle strutture di sostegno dell”attuale meccanismo economico, processo che toglie il terreno sotto i piedi al sistema vigente indebolendone e poi annientandone le resistenze in tal modo producendo un trapasso morbido a un differente ordinamento sociale. La corsa contro il tempo è già cominciata e l”esito non è scontato.

A questo punto è opportuno analizzare il dispositivo programmatico che si evince dall”esame del documento di Alternativa. Il preambolo del documento offre un quadro impietoso dell”attuale fase del capitalismo, dell”ampiezza a cui sono giunte le sue patologie e pone l”obiettivo del passaggio a un diverso  ordinamento socio-economico. Dichiara la necessità della transizione oltre il capitalismo. Il profilo programmatico che segue il preambolo si articola in una serie di punti da realizzare per raggiungere l”obiettivo dichiarato.

Riassumo per ragioni di chiarezza lo schema progettuale che si evince dalla giustapposizione dei punti programmatici

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  1. Creazione di una nuova forza politica strutturata in forma partitica.
  2. Utilizzazione degli attuali strumenti istituzionali per accedere a organi legislativi.
  3. Conseguimento, con la pratica politica,  di una consistente presenza in parlamento.
  4. Abolizione di fatto del presente ordinamento socio-economico attraverso i provvedimenti legislativi dirompenti enunciati nei punti programmatici e conseguente passaggio a un nuovo modello di sviluppo.

Questo schema non è idoneo  a corrispondere al fine che il documento si propone, non lo ritengo adeguato a realizzare la transizione  in quanto si appoggia sugli strumenti legislativi del sistema che si intende abolire.

E” opportuno articolare il discorso con completezza. E” singolare l”appello alla costituzione e alla rigenerazione della democrazia in senso partecipativo, come se costituzione e democrazia fossero degli istituti neutri, atemporali, non il prodotto del determinato ordine economico e sociale che si intende abrogare. E” bizzarra la pretesa di mutare di ordinamento socio-economico con gli strumenti costruiti per la sua preservazione.

Gli organismi sociali che si sono susseguiti nel passato hanno di volta in volta congegnato i loro ordinamenti legislativi in modo da salvaguardare la struttura esistente e sono stati defenestrati con azioni che si sono svolte al di fuori del quadro istituzionale all”epoca vigente. Nel documento viceversa si prospetta l”impiego di dispositivi legislativi in vigore per realizzare l”atto rivoluzionario costituito dalla transizione ad altro regime economico.

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La cosiddetta democrazia è una categoria appartenente all”armamentario dell”attuale sistema politico dominante, non ha più nulla a che vedere con l”etimo greco che denotava l”ordinamento invalso nelle città-stato della Grecia classica, e anche lì era a protezione di un regime in cui imperava la schiavitù. La cosiddetta democrazia è lo strumento di governo dell”attuale sistema ed è stato costruito pezzo dopo pezzo per difenderlo e impedire qualsiasi trasformazione basilare, tanto che viene esportato, talvolta con violenza estrema, per civilizzare l”intero pianeta, cioè per imporre lo standard capitalista a livello planetario.

L”intera struttura delle regole e delle disposizioni legislative è stata progressivamente conformata  a difesa di un sistema iniquo lastricato di sopraffazioni, disuguaglianze enormi, estrema povertà ed oltre. Per convincere i tanti che  amano la cosiddetta democrazia ad amarla un po” meno basta ricordare loro come è stata costruita. All”inizio, quando si stentava a imbonire le masse, gli strumenti di delega alla classe politica erano circoscritti a pochi benestanti, essenzialmente prescelti per censo e per sicura dedizione al sistema di valori dominante. Mano a mano che gli strumenti di persuasione, saldamente nelle mani della classe dominante, divenivano più efficienti e valeva la presenza di barriere insormontabili alla gestione del potere, ecco che la base elettorale si è andata via via allargando fino a giungere al suffragio universale.

Non è possibile sopprimere un sistema utilizzando i congegni utilizzati per preservarlo. E” questo il paradosso dei paradossi ed è l”inganno che il mondo borghese elargisce all”ingenuo propugnatore della sovversione di un iniquo ordine costituito.

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Un”ultima osservazione è pertinente. Il progetto presentato comporta una lunga permanenza in condizioni di subordinazione negli apparati istituzionali, nei luoghi del privilegio, ed è inevitabile che si instauri e  consolidi nel gruppo che vi partecipa, come è sempre avvenuto, la coscienza di classe del diritto a godere dei vantaggi di una distribuzione profondamente distorta dei beni prodotti dalla società.  Il  vivere per anni nel privilegio, là dove non giungono i clamori dei disastri provocati da un sistema divenuto inidoneo a garantire la prosecuzione del corso della comunità umana, ha un enorme potere corruttivo.

Non c”è nulla che più coinvolga nell”opera di salvaguardia dell”ordine costituito della associazione a organi di gestione propedeutici al governo.  ora come allora, gli eversivi di ieri finiscono per diventare  i più strenui difensori dell”oggi.

In definitiva il programma non è adeguato al conseguimento dei fini che si è proposto.

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