‘
Questa crisi di governo segna un passaggio cruciale, di enorme portata. Dobbiamo tutti averne chiaro il significato. Berlusconi non cade per colpa delle nefandezze delle quali si è macchiato in questi decenni, né per il profilarsi di una seria alternativa alle pratiche di governo meschine, spartittorie, semi-criminali tipiche della della classe politica italiana. Per la prima volta nella storia della Repubblica, un governo viene dimissionato dalle Borse. Il Parlamento si limita a ratificare le indicazione fornite dalla finanza internazionale, la cui esigenza è consegnare il Paese ad un governo che sia più capace dell”attuale nel compiere la macelleria sociale richiesta dall”Europa delle banche.
Non che Berlusconi non fosse disponibile ad eseguire gli ordini. Ma è privo delle coperture “a sinistra” (sindacale e sociale), necessarie per limitare le legittime proteste e resistenze di fronte alle scelte folli e recessive che ci stanno imponendo.
Per tentare di farci raggiungere i livelli di competitività della Germania ci priveranno di tutto quello che avevamo conquistato nel dopoguerra: diritti sociali, redditi, beni comuni, democrazia.
E ci diranno, mentendo, che tutto ciò è inevitabile.
Questo passaggio epocale cambierà la geografia politica del Paese. Di fronte alle durezza delle scelte che ci verranno imposte, non ci sarà spazio per chiacchiere: ci si dividerà fra chi si oppone alla sanguinosa macelleria e chi, in un modo e nell”altro, la appoggia.
Le forze che vogliono opporsi a questo sfacelo annunciato devono avere chiaro il panorama che stiamo per avere di fronte, ed essere pronte. Servono proposte politiche chiare, nette e comprensibili, per indirizzare la montante rabbia popolare nella direzione di un cambiamento democratico e togliere spazio alle forze reazionarie che tenteranno di porsi a capo della protesta.
Bisogna avere chiari gli obiettivi contro cui scagliarsi. E questi obiettivi non possono essere né il “capitalismo”, che vogliamo certamente abbattere, ma che rappresenta un concetto astratto, né l”imperialismo americano, perché non saranno gli Stati Uniti a condurre la battaglia per schiacciarci.
In prima linea vi sarà l”Unione Europea, come dimostra inequivocabilmente la vicenda greca, nella quale lo spiraglio di democrazia aperto da Papandreu, con la proposta di un referendum, è stato immediatamente chiuso dai poteri forti europei, che hanno impedito al popolo di pronunciarsi, ed hanno imposto come nuovo premier un uomo della BCE.
Con questi atti l”Unione Europea ha definitivamente certificato il suo carattere reazionario e antidemocratico. È l”Unione Europea, in questa fase, lo strumento concreto del dominio del capitalismo assoluto.
Questa Unione Europea va distrutta, per salvare i popoli europei.
Â
‘