Uscire dall'Euro e dall'Europa? Non ci conviene

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11 Gennaio 2012 - 14.16


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Contributo alla discussione nella II Assemblea Nazionale di Alternativa

di Andrea Raggiotto*

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Ho letto in questi giorni, all”interno del nostro laboratorio politico, una corrente di pensiero che spinge affinché Alternativa sposi la linea dell”uscita dall”Euro e dall”Europa. Vorrei contribuire  al miglioramento dei dati e della strategia da adottare, su quanto potrebbe costarci in termini economici e politici un”uscita dell”Italia dall”Euro e dall”Europa. A tal proposito  vi è uno studio della Svizzera UBS, la quale ha realizzato un”analisi sui costi di un”ipotetica uscita dall”euro.

Quest”analisi – se corretta – è da brividi. UBS dichiara che l”uscita dall”euro di una economia debole come la nostra costerebbe a ogni cittadino un salasso tra circa 9.500 euro e 11.500 euro per il primo anno e tra i 3.000 euro e i 4.000 euro per gli anni seguenti.

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Solo nel primo anno andrebbe bruciato il 40/50% del PIL, senza contare la perdita di peso politico internazionale, in quanto un”economia debole come la nostra potrebbe essere in balia delle più forti economie mondiali come Cina, Russia o addirittura Brasile (vedi già caso Battisti) senza contare gli USA; la lista sarebbe lunga.

Per non parlare della svalutazione in termini di valore economico delle nostre aziende che sarebbero territorio di conquista da parte di stati e multinazionali più potenti o addirittura dalla mafia, che nel frattempo si è tenuta in saccoccia l”Euro.

Saremo depredati della nostra sovranità una volta per tutte (altro che trattati), dovremmo stare al giogo di nazioni e multinazionali più forti ed economicamente più salde.

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Qualcuno potrebbe correggermi dicendo: ma noi avendo una sovranità monetaria, avremo la possibilità di svalutare la nostra “Nuova Lira” (mi piace chiamarla così) quindi esportare maggiormente i nostri manufatti e, di riflesso, le nostre aziende lavorerebbero di più creando nuovi posti di lavoro.

Siamo sicuri?

In un”economia globale  dove l”Italia uscisse da tutti i trattati firmati con l”Europa, quali azioni  potrebbero fare  gli altri stati per non farsi sommergere di prodotti italiani? Quasi sicuramente alzare barriere doganali, con la conseguenza che le nostre aziende oltre a dover  pagare ad un prezzo più alto il petrolio e le materie prime quotate in dollari, si troveranno di fronte a un muro di dazi doganali enorme, con la “Nuova Lira” svalutata.

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Se l”Italia uscisse dall”Euro, sicuramente l”Europa entrerebbe in una crisi economica e finanziaria ancora più grave di quella attuale (nonostante tutto, siamo ancora la terza economia dell”Eurozona), portando tutto il nostro sistema economico a uno stallo con conseguenze sociali inimmaginabili, come licenziamenti a causa della mancanza di lavoro, perdita di potere di acquisto, iperinflazione etc.

Quasi sicuramente le poche industrie rimaste in vita saranno costrette a stipendiare i dipendenti con salari da India o Cina per sopperire al costo altissimo delle materie prime importate e pagate in dollari.

Detto questo, ragionando in termini macro politici e ed economici, l”uscita dall”Euro sarebbe un suicidio politico oltre che strategico per il nostro movimento e per il Paese stesso.

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Chi si assumerebbe la responsabilità di gestire una fuoriuscita dall”Euro (oltre alla Mafia?) Chi spiegherebbe a milioni di pensionati con la minima, a lavoratori precari e non, che uscire dall”Euro non avrà nessun effetto negativo sullo stile di vita?

Chi avrà la sicurezza  che il passaggio dall”Euro alla Lira  non comporterà nessuna ulteriore cessione di sovranità?

Quindi la domanda da porre è: come possiamo uscire da una situazione così drammatica, segnata dal dover  pagare un debito che non abbiamo fatto noi cittadini?

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A mio avviso la strategia per poter uscire da questa impasse del debito rimane una sola: ricattare l”Europa, ricattare Francia e Germania, mettere l” “Europa delle banche” in condizioni di cambiare, non favorendo la finanza ma andando a creare un”Europa dei Popoli.

Qualche settimana fa questo pensiero è stato sdoganato dal vice presidente del Partito Socialista Portoghese, Pedro Nuno Santos, il quale ha dichiarato (credo che nessun Tg abbia dato notizia di questo) quanto segue:

“Noi abbiamo una bomba atomica che possiamo lanciare contro la Germania e la Francia: e questa bomba atomica è semplicemente la seguente: noi non pagheremo“.

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per poi proseguire:

“il debito è la nostra sola arma che possiamo usare per imporre condizioni migliori, e questo perché è la stessa recessione che ci sta impedendo di rispettare l”accordo raggiunto con la Troika (ovvero con gli ispettori dell”Ue, della Bce e del Fmi). Noi dovremmo far tremare le gambe dei banchieri tedeschi.

Ecco che, se un governo italiano, diverso dall” attuale, si unisse alle dichiarazioni di Pedro Nuno Santos, quindi al Portogallo,  insieme a Grecia e Irlanda e Spagna, i famosi Pigs, tutti insieme potrebbero diventare gli attori principali di un cambiamento epocale, di una trasformazione dell”Europa; finalmente il sogno utopistico di un”Europa dei Popoli diventerebbe realtà, e il Popolo Europeo stesso,  deciderebbe il suo destino e non più la BCE o il FMI.

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*Andrea Raggiotto (Alternativa Friuli Venezia Giulia)

Per lo studio della UBS banca il link è:

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http://www.banknoise.com/2011/09/lanalisi-di-ubs-sui-costi-di-uscita-dalleuro.html

Per le dichiarazioni di Pedro Nuno Santos il link è:

http://www.wallstreetitalia.com/article/1288904/alta-tensione-ue/dal-portogallo-il-debito-e-l-unica-arma-che-abbiamo.aspx.

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