Una nuova Europa per la fase multipolare

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18 Gennaio 2012 - 12.03


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di Francesco Maiellaro.

Accogliendo l”invito di Giulietto Chiesa e altri a proseguire nella discussione di Alternativa, pur non essendo un militante, provo ad offrire uno spunto di analisi e – giacché sono davvero pochi i momenti di riflessione condivisi – ne approfitto. 

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Il tema che ci riguarda è: Europa sì/no. Che fare?

Mi sembra di capire che Chiesa ponga con nettezza il tema della riforma di questa Europa. Tuttavia credo sia opportuno fare un passo indietro, prima di giungere ad una risposta.

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L”Europa esiste nei fatti come entità geografica, spazio geograficamente inteso, che consente scambi di carattere commerciale ai singoli aderenti.

L”Europa invece non esiste nei fatti come spazio politico sovrano ed autonomo.

Oggi è retta da oligarchie non democratiche, che con le decisioni in tema di moneta, regolamenti alimentari, agricoli ed energetici, sono funzionali a precisi interessi che in tanti hanno evidenziato e che qui non ripeto. Qualcuno crede davvero che Parigi e Berlino rispondano agli interessi, politici ed economici, di uno spazio comune europeo? Davvero crediamo che il tentativo di accreditamento delle principali istituzioni europee presso ambienti finanziari di Wall Street sia funzionale al mercato europeo?

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Il passaggio dalla guerra fredda alla fase multipolare in cui siamo entrati (si legga Lagrassa), ha reso il terreno europeo, geograficamente inteso, strategico per interessi americani in funzione anti “asiatica”.

E dunque il controllo politico di questo terreno, anche attraverso il bombardamento economico, è assolutamente determinante per la configurazione delle nuove mappe di potere nel mondo.

Ormai è del tutto evidente che la partita europea la stanno giocando in ambienti americani per interessi e finalità proprie dell”impero decadente. Ognuno è libero di pensarla come gli pare e scegliere da che parte stare, ma il quadro è questo. L”Europa politica, dunque sovrana ed autonoma, per questi disegni è un serio pericolo. Paradossalmente, oggi chiedere un nuovo processo costituente europeo ed asiatico, chiamando anche paesi come Turchia, Russia e le loro rispettive sfere d”influenza ad interloquire, costituirebbe una serissima minaccia per i disegni americani in funzione anti-cinese.

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Stando sull”analisi mi sembra evidente che il dividi et impera in Europa per il momento stia funzionando bene.

Vi è da chiedersi perché gli stati europei si prestino ad una simile cessione di sovranità non certo funzionale agli interessi dei popoli europei. La storia del dopoguerra ci viene in soccorso certamente per comprendere alcune delle ragioni, tuttavia non trascurerei il degrado e la infima statura politica delle classi dirigenti dei governi europei, le quali, piuttosto che affermare il disegno politico unitario, lavorano per dimostrare all”alleato d”oltre oceano un grado di servilismo maggiore del proprio confinante.

In questo disegno l”Italia, per la sua posizione geografica e per la quantità di basi militari che ospita, è assolutamente strategica, e dunque ad essa è consentito svolgere un ruolo autonomo in politica estera se non entro ristretti confini commerciali e di basso profilo. Se tenta anche di poco di smarcarsi e agire autonomamente su scala più ampia, viene subito richiamata all”ordine (vedi caso Libia).

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In questo quadro non si può parlare di uscita dell”Italia dall”Europa semplicemente perché non c”è ancora l”Europa. E qualora ci fosse una Europa politica sarebbe un suicidio uscirne. Condannerebbe il popolo italiano all”isolamento ovvero ad un maggiore grado di servilismo verso questa parte d”oceano.

Dunque che fare? Se avessimo una classe dirigente non servile ed all”altezza della sfida che ci attende, verrebbe immediatamente convocata una assemblea dei popoli europei, all”interno della quale si costruirebbe il futuro politico dell”area. Non abbiamo una classe dirigente che possa fare questo ma è possibile affermare che i tempi sono maturi affinché siano le popolazioni europee a lavorare per costruire l”Europa mai nata, possibilmente su basi autonome, socialiste e laiche.

Questo dovrebbe essere il punto di partenza per un qualunque dibattito politico che voglia affrontare il tema europeo con lo sguardo al futuro.

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