Per una formazione integrale in politica

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14 Settembre 2012 - 14.25


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di Paolo Bartolini Megachip

Sono fortunato. Da un paio d”anni mi interesso in prima persona di politica frequentando un importante Laboratorio nazionale. La mia fortuna è quella di poter studiare, da un punto di osservazione privilegiato, le dinamiche e le traiettorie evolutive della militanza dopo il crollo dei grandi partiti di massa.

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La mia storia e il mio lavoro (sono un filosofo, un formatore nel campo del counseling e un ammiratore dei percorsi meditativi e contemplativi orientali e occidentali) mi hanno aiutato a riconoscere, studiando dal vivo e in Rete le molteplici forme di attivismo politico oggi presenti nel campo delle forze cosiddette “alternative” al Sistema, i punti deboli della mia preparazione umana e spirituale. Così come di quella di moltissimi amici che sentono l”urgenza di un impegno concreto che sfoci in una trasformazione collettiva, antitetica all”attuale degrado causato dal capitalismo globale e dalle sue classi dirigenti.

Riflettendo ho avuto modo di comprendere che ciò che più manca a coloro che vorrebbero cambiare lo stato di cose presenti, è una formazione a trecentosessanta gradi. Servono quindi competenze e conoscenze organizzative e istituzionali (quelle che dovranno dimostrare di possedere, ad esempio, i neo-eletti del Movimento 5 Stelle), ma soprattutto serve una pratica integrata che riguardi gli atteggiamenti esistenziali e la comunicazione con gli altri.

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In assenza di questi capisaldi, ci imbattiamo quotidianamente in una pletora di individui di buona volontà, lacerati dalla loro stessa rabbia e confusione, incapaci di entrare in contatto con le esigenze delle persone, e soprattutto facili vittime di un egocentrismo che si ammanta di frasi fatte, di slogan irriducibili che, invece di liberare energie nuove, rischiano di ergersi come mura concettuali che impediscono il dialogo.

Con questo intervento sto cercando di ricordare, a me e a chi ha cuore lo sviluppo e l”evoluzione dei movimenti critici verso le derive dell”attuale capitalismo finanziario, che non possiamo affidarci ad alcun spontaneismo, né possiamo credere che l”indispensabile organizzazione di un nuovo soggetto antagonista passi per le vie rigide e strettamente gerarchiche della vecchia politica. L”unica possibilità che abbiamo, qui ed ora, è quella di impegnarci tutti per pensare e costruire una nuova formazione dei militanti, centrata sulla loro maturazione psicologica e spirituale, premessa irrinunciabile per evitare le catastrofi rivoluzionarie conosciute nel secolo scorso.

Sinteticamente, e sperando si apra presto un dibattito sereno e costruttivo su questi spunti, io credo che la bildung dell”attivista politico 2.0 debba includere necessariamente questi elementi:

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  • conoscenze comunicative e relazionali per porsi in modo costruttivo e rispettoso con i propri interlocutori, facilitando in essi l”emergere di una presa di coscienza adeguata ai problemi trattati e alle possibili soluzioni da perseguire;
  • conoscenze relative al sistema dello spettacolo e dell”informazione, al fine di calibrare un linguaggio recepibile da parte di ampi strati della popolazione, sfuggendo per quanto possibile alle logiche del mainstream e alla cultura “shock and spot” introdotta nella vita quotidiana dai talk show, dalla pubblicità e dai professionisti del marketing;
  • esercizi e pratiche di consapevolezza, reperibili in seno alle grandi tradizioni religiose e filosofiche del mondo, oggi filtrati dalla nostra sensibilità moderna. La meditazione e altre forme di attenzione saggia e non giudicante, sono la premessa per accedere ad una comprensione vissuta (non solo discorsiva e concettuale) dell”interdipendenza di ciascuno con tutti e di tutti con tutto.

Non vi è dubbio che queste prime idee rimandino ad un lavoro enorme che dovrà, prima o poi, essere messo in cantiere da chi è stanco di ripetere gli stessi errori. Spero quindi che queste parole incontrino l”interesse, la passione e la voglia di fare di amici e compagni che si sono incamminati sulla via della ricerca e della crescita interiore.

Perché mi pare sempre più chiaro che la “liberazione” (il Nirvana, il Regno dei Cieli) può essere tale solo se, oltre ogni egoismo, sia liberazione-di-sé-con-gli altri.

 

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