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14 Ottobre 2012 - 20.53


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di Felice Fortunaci Megachip.

Un recente articolo pubblicato dal sito di Movisol – intitolato “Matteo Renzi: il candidato manciuriano che arriverà col cavallo bianco?” – ha puntato il radar contro le interessanti amicizie del sindaco di Firenze presso certi circoli italiani e d”oltreoceano. Movisol (Movimento Internazionale per i Diritti Civili – Solidarietà) è un”organizzazione che fa riferimento a Lyndon LaRouche, un attivista politico statunitense, oggi novantenne, che si muove su posizioni radicali, perenne candidato alla Casa Bianca e perenne escluso dall”ufficio elettorale dei Democratici americani. Nel mazzo delle posizioni di Movisol non tutte ci convincono, ma gli attivisti di LaRouche hanno spesso dimostrato di essere a conoscenza di molte cose (LaRouche ha ottimi contatti e un”estesa rete di collaboratori – ed è ricco). Non mi stupirei se ciò che il Movisol scrive su Renzi fosse vero.

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Se così fosse, staremmo assistendo a una riedizione di Mani Pulite: da una parte vediamo una bordata di denunce per corruzione e reati simili contro tutta la vecchia guardia della “Repubblica  Uno e Mezza” (quella nata da Mani Pulite 1), preceduta da uno sputtanamento politico ad opera delle “rivelazioni” de «La Stampa» sul ruolo di questi politici proprio in Mani Pulite; e in parallelo all”operazione della magistratura vediamo che da Washington viene pompato un rincalzo politico proveniente dalle fila della sinistra. È curioso che sempre «La Stampa» attribuisca a Massimo D”Alema (presidente del comitato parlamentare sui servizi segreti) la frase su Renzi «finanziato, addirittura dall”America, da Paolo Fresco».

Occorre specificare meglio un punto per non dar luogo a fraintendimenti. Alcuni membri della magistratura di sicuro sanno che tipo di lavoro politico stanno conducendo e favore di chi. La magistratura è un “potere forte”. Ma la maggior parte dei magistrati fa solo il proprio dovere, in condizioni che a volte sono osteggiate dai poteri forti, mentre a volte sono facilitate. Così è successo nel 1992, quando all”improvviso alcune preclusioni scomparvero d”incanto e i magistrati riuscirono ad entrare oltre soglie che per anni erano state sbarrate. Gli effetti furono profondi sul sistema dei partiti.

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Come nel 1992, l”Impero non punta su un solo candidato (all”epoca i preferiti scalpitavano nell”allora Pds), per quanto “manciuriano” possa essere.

Certi settori USA premerebbero ad esempio per un placido Monti bis.

Altri si rendono conto che il minor economista della nostra epoca farebbe poca strada, che gli italiani non ne possono più di lui, e che l”operazione potrebbe persino non vincere nonostante il sostegno uniforme di stampa e televisione. Quindi lo tengono in sospeso, come possibilità, e intanto – a fianco – coltivano il “volto nuovo”, il ragazzotto con l”aria pulita che vuole rottamare i vecchi arnesi che ormai stanno sull”anima a tutti. Il rottamatore d”Arno potrebbe continuare lui il regime change alla ribollita iniziato da Monti sotto l”alto patronato del Capo dello Stato, con ampio contorno di privatizzazioni «da fare impallidire il piano annunciato 20 anni fa agli investitori internazionali sul panfilo Britannia», come ha scritto «Il Mondo».

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Se la tragedia «quando si ripete diventa una farsa», ciò è dovuto al fatto che la seconda volta uno dovrebbe essere più “scafato” e non farsi più abbindolare da certe scemenze e perché certi errori non si commettono più.

Però a volte, nonostante l”arguta frase di Marx, sono le circostanze che potrebbero invece trasformare ciò che nella prima versione era un dramma (se non proprio una farsa) in una tragedia.

Questa riedizione di Mani Pulite potrebbe essere più tragica dell”edizione del 1992. Allora la crisi era ancora in certa misura gestibile, anche se temporaneamente. Oggi non lo è più.

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