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“Rifiutando di pagare quanto richiesto dai nostri debitori abbiamo risparmiato e investito l”equivalente di due anni di nuove infrastrutture nel Paese”, ha detto Correa.
Non è stato facile limitarsi a pagare quello che secondo Quito era giusto pagare e c”è da crederci: l”Ecuador è stato l”unico Paese al mondo ad aver adottato il dollaro come moneta nazionale di scambio trasferendo di fatto la politica economica del Paese alla Federal Reserve USA quando l”economia, alla svolta del terzo millennio, collassò.
“Dobbiamo raccomandarci a Dio che è grande e che benedice le persone inutili, tra i quali mi metto anch”io – ha detto ironicamente il presidente Correa, che ha ereditato questa situazione dal Governo precedenti. Risultato: – noi non abbiamo alcuna voce in capitolo nella politica monetaria, ma non ci siamo arresi”.
Lui, infatti, s”è impuntato contro gli interessi galoppanti legati ai prestiti fatti al suo paese. Si può copiare il metodo Correa? Lui ha sostenuto di sì, spiegando come ha tenuto duro rifiutando di onorare un “buco” sempre più profondo ampio.
“Bisogna avere coraggio per prendere decisioni politiche anche se questo può influire sul rating, sul rischio-paese. Un”economia sociale e solidale con il mercato porta benessere al Paese. Chi è partito dall”Ecuador ritorni, chi vuol visitarci troverà le porte aperte”.
Alla lectio magistralis erano presenti anche una novantina di studenti ecuadoriani di seconda generazione.
“Un capitale umano” sul quale Correa ha detto di voler investire risorse importanti “per finanziare borse di studio e facilitare la mobilità internazionale dei nostri giovani».
Tratto da:Â lacittanuova.milano.corriere.it
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