Il ministro di ferro

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7 Dicembre 2012 - 10.09


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di Claudio GiornoClaudio Giorno Blog

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La rete è una miniera. Occorre tempo e pazienza, ma se si ha la fortuna di avere disponibili l”uno e l”altra si possono capire cose che a prima vista sfuggono. Per esempio che il vertice tra la Francia e l”Italia del 3 dicembre è stato ben altro che la firma dei dossier copia&incolla redatti dall”atelier vintage BessonVirano di quel che rimane (il buco) del sogno di mezzo secolo (scorso) Lyon-Torino.

Appena un po” più in là dei riflettori tutti accesi sui desiderata delle lobby bypartisan di banche e imprese, un giovane rampante in dieta punti e una non più giovanissima signora di taglia un po” forte hanno siglato un impegno comune per la «lotta alla criminalità e al terrorismo, sicurezza stradale, normativa in materia di asilo e gestione dei flussi migratori». E – ancora pescando dal comunicato ufficiale – si apprende che «al termine del confronto è stata ribadita la comune volontà di rafforzare la collaborazione bilaterale in materia di sicurezza interna, a conferma dei già ottimi risultati raggiunti tra i due Paesi».

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Di ciò ci si è potuto rendere conto in questi giorni grazie all”osservatorio privilegiato offerto dall”essere valsusini (e non solo perché la geografia ci pone sulla frontiera francese). E se i robocop della gendarmeria francese hanno potuto comportarsi come si sono comportati con “les italiens No Tav” lo si deve plausibilmente al via libera che è venuto loro proprio da chi sta seduto sulla poltrona del ministero degli interni. Che si è permesso – stando al reportage di “Repubblica” – anche una battuta brillante sulla opposizione ecologista montante in Francia, proponendo che il tunnel sia scavato non più e non solo tra Torino e Lyon ma si spinga sino a Nantes per «punire tutti assieme» i nemici della crescita che osano scambiarsi, oltre alle idee, anche la solidarietà. Già, perché pochi come lui nel Ps di Hollande hanno licenza di scherzare: Manuel Carlos Valls, così si chiama il cinquantenne che il neopresidente socialista ha voluto seduto a una delle scrivanie più delicate per ogni governo europeo al tempo della crisi, ha tutte le carte in regola per essere non al culmine ma all”inizio di una formidabile carriera.

Come ogni ministro d”oltralpe che si rispetti ha fatto il sindaco: è stato eletto nel 2001 primo cittadino a Évry, una delle tante città-satellite di Parigi, e contemporaneamente deputato della prima circoscrizione dell”Essonne, dal 2002. Il suo cognome rivela origini catalane: in Spagna c”è addirittura nato – a Barcellona – da padre spagnolo; ma anche da parte di madre è un “non francese”, perché la signora Luisangela Galfetti (così si chiama) è una ticinese. E infatti il ministro si esprime in buon italiano in un servizio della televisione elvetica, celebrativo della sua ascesa politica, andato in onda in occasione della sua nomina: anche gli svizzeri, ancorché confederali, possono essere un po”provinciali. Ma non è la biografia familiare che interessa, quanto che un cittadino francese per naturalizzazione – avvenuta nel 1982, poco dopo essere stato folgorato da Rocard, allora leader del Ps – si distingua soprattutto per la linea dura contro gli immigrati: «Espellere gli islamici, se rappresentano una minaccia per l”ordine pubblico», ha recentemente sostenuto dopo i disordini seguiti all”uscita del film “Maometto” che aveva messo alla berlina il mondo musulmano ma – da vero liberale – ha nella stessa occasione aggiunto che «per vivere, da noi, non è necessario rinnegare la fede».

Del resto siamo di fronte a un pragmatico, come si dice con una brutta parola che però ben rappresenta il nuovo che (basta e) avanza a sinistra: «Pour en finir avec le vieux socialisme. et être enfin de gauche», così si intitola la sua controversa bibbia uscita nel 2008, dove – senza girarci troppo attorno – sosteneva che solo liberandosi da tutto il ciarpame ideale da cui sono sorti i partiti socialisti nel secolo scorso si può continuare ad essere “di sinistra”, proponendo a modello Tony Blair. Un nome, un modello e soprattutto una garanzia – di una politica di compimento della distruzione dello stato sociale che non era riuscita alla signora Thatcher. E non v”è chi, facendo riferimento alla sua relativamente giovane età, non ricordi che dalla poltrona degli interni a quella dell”Eliseo il passo è gia stato compiuto nel recente passato; ci è riuscito un certo Sarkozy che non a caso ha corteggiato moltissimo Valls prima che lui – mostrando d”avere anche fiuto – non si mettesse a completa disposizione di Hollande, diventando uno degli strateghi della sua campagna elettorale vincente.

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Ma pragmatici non si nasce: si diventa. E il programma del ministro degli interni è di quelli che sono destinati a fare felici soprattutto i grandi gruppi delle costruzioni. In un recentissimo articolo uscito sul periodico on line “Libertiamo”, si dà conto di uno dei più ambiziosi progetti del duo Valls-Hollande: «La République cerca di riprendersi le periferie: sette anni dopo le rivolte, le banlieues tornano in primo piano nella vita pubblica francese(.). Soprattutto, dopo l”offerta di investimenti da parte del Qatar». Un articolo che mette in risalto come, a fronte di investimenti peraltro modesti da parte araba, si sia messo in moto un meccanismo di riqualificazione delle periferie degradate, sul cui esito c”è un certo scetticismo: Bernard-Henry Lévy ha scritto che «il denaro del Qatar nelle banlieue è il bluff di un Paese oppressivo». Ma quel che è certo è la messa in moto dei collaudati meccanismi speculativi e una colata definita virtuosa ma certamente grandiosa di conglomerato cementizio, col solito corredo di interessi bancari. Si sa, le elezioni costano – e le presidenziali ancor di più. E a noi italiani hanno insegnato che a pensar male si fa peccato ma a volte ci si coglie: che ci sia – da parte dell””uomo duro della sinistra” – la ricerca del “consolidamento della simpatia” di potenze come VINCI (*) nell”ordinare la mano pesante alla gendarmeria contro i nemici del progresso?

 

* Uno dei più grandi gruppi di finanza e costruzioni d”oltralpe interessato sia alle Linee a Grande Velocità che alle Autostrade e agli aeroporti.

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(6 dicembre 2012)

Fonte: http://claudiogiorno.wordpress.com/2012/12/06/il-ministro-di-ferro/

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