Rifiuti Zero: dicevano che era un'utopia

'Intervista a Alessio Ciacci, ex assessore all''Ambiente del Comune "virtuoso" di Capannori (LU).'

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10 Giugno 2013 - 14.19


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di Olivier Turquet

L’8 maggio scorso sul suo [url”sito/blog”]http://www.ciaccimagazine.org[/url] (molto bello e ben fatto) Alessio Ciacci, fin a quel momento e per 6 anni Assessore all’Ambiente del Comune di Capannori scrive:

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La mia idea di politica è sempre stata e continua ad essere quella di servizio per il bene della comunità, di continuo dialogo, studio dei problemi del territorio e ricerca di soluzioni ed esempi virtuosi, di confronto e arricchimento reciproco. Oggi purtroppo questo clima è cambiato, l’esperienza amministrativa è profondamente segnata da fratture politiche generate ad arte. Queste fratture rendono impossibile lavorare insieme ed escludono dalle scelte parte importante dell’amministrazione. Non si può far finta di niente, minimizzandole o interpretandole come difficoltà di carattere personale. Perché tali non sono.

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E da le sue dimissioni.

Il Comune di Capannori in questi sei anni, grazie all’opera della sua giunta di sinistra, è diventato comune all’avanguardia in Europa nel riciclaggio dei rifiuti ed è il luogo generalmente citato da tutti coloro che guardano a nuove possibilità nella gestione dei rifiuti, della cosa pubblica, del bene comune.

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Alessio, cos’è successo?

E’ difficile da riassumere in poche righe, non c’è stato un solo atto scatenante. ma purtroppo un’involuzione dei percorsi, dei processi e dei rapporti che ha portato me, un’altra assessora e la forza politica in cui siamo cresciuti a fare questa scelta. Siamo partiti con grandi entusiasmi, abbiamo avviato decine di positive progettualità, abbiamo fatto i conti con tante difficoltà, ma progressivamente abbiamo condiviso sempre meno l’operato amministrativo.

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Qual è la tua valutazione complessiva dell’esperienza di assessore? Quali i momenti più significativi?

Un’esperienza senza dubbio eccezionale per intensità, che mi ha assorbito quasi completamente per sei anni, con grandi soddisfazioni, decine, forse centinaia, di assemblee sul territorio e fuori per condividere l’importanza della sostenibilità ambientale. Abbiamo di fatto iniziato una strada che adesso stiamo costruendo con oltre cento altri comuni, che nel frattempo hanno aderito alla strategia rifiuti zero e stanno aumentando sempre più. Sono arrivati tanti premi a Capannori in questi anni, ma i momenti più significativi sono stati le assemblee sul territorio, sempre molto partecipate, in cui abbiamo condiviso con la comunità le scelte per il futuro e la necessità di una continua rivoluzione ecologica che riguarda tutte le nostre abitudini. Forse non è un caso che proprio a Capannori sia nata la prima attività commerciale che in Italia vende solo ed esclusivamente materiale alla spina, senza un imballaggio e tutto di filiera corta.

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Cosa rifaresti e cosa cambieresti?

Rifarei tutto ciò che in questi anni ho fatto con enorme passione e dedizione, cambierei ciò che non sono riuscito a cambiare, le dinamiche politiche che hanno costruito muri di incomunicabilità tra chi ha partecipato a vario titolo a questa esperienza amministrativa. Queste dinamiche sono nate per aumentare un potere personale, che invece secondo me non va concentrato, ma al contrario difuso e condiviso per aumentare la forza del cambiamento. Dopo 9 anni di esperienza amministrativa Capannori poteva essere un laboratorio che coinvolgeva centinaia e centinaia di cittadini; purtroppo invece molti spazi di partecipazione sono stati mortificati, allontanando le persone e creando una distanza troppo forte dal palazzo. Ad oggi tra pochi si discute del futuro di Capannori, quando invece il territorio avrebbe una necessità impellente di passare sempre più da una democrazia rappresentativa a una democrazia partecipativa. Un conto sono i progetti positivi, come il Bilancio Partecipativo che abbiamo adottato con successo, un conto è mettere a sistema questo modello, non solo per un piccolo spicchio dell’amministrazione, ma per tutta la propria agenda politica.

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A me pare che a partire dalle piccole amministrazioni si possa tentare di fare qualcosa di significativo. Direi di più: la politica dovrebbe ricominciare da lì, dai comuni piccoli, dai quartieri. Cosa ne pensi?

Assolutamente d’accordo. Negli enti locali ci sono occasioni preziosissime per aprire spazi veri di partecipazione, attraverso queste progettualità si può ricostrure un rapporto, spesso purtroppo andato perso negli anni, tra politica e cittadinanza, tra istituzioni e territorio, per condividere e compartecipare alla scelte della comunità. Attraverso questi percorsi si dà forza alla parole democrazia, si alimentano le consapevolezze e l’importanza dell’impegno di tutti. Con tanti comuni che hanno condiviso questa impostazione politica abbiamo fondato l’Associazione dei Comuni Virtuosi, uno strumento prezioso per la condivisione di tante progettualità e per imparare sempre dagli esempi altrui.

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Quali sono i tuoi progetti per il prossimo futuro?

Oltre a tornare al mio lavoro, continuerò sicuramente il mio impegno, così come prima della parentesi istituzionale, nelle associazioni e nei movimenti che si impegnano per un altro mondo possibile. Questo dipende da tutti noi e va costruito giorno per giorno. Continuo a girare l’Italia in tante iniziative in cui mi chiamano a condividere la nostra esperienza capannorese e sarò impegnato nei prossimi tre mesi per la raccolta firme all’importante Proposta di Legge Rifiuti Zero, a cui tutti possono contribuire contattando i propri referenti regionali dal sito [url”www.leggerifiutizero.it”]www.leggerifiutizero.it[/url]. Dicevano che Rifiuti Zero era un’utopia; oggi la stiamo costruendo e dobbiamo far crescere sempre più questa strategia, altrimenti, come ci dicono gli scienziati, termineremo presto il pianeta in cui abitiamo.

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Fonte: http://www.pressenza.com/it/2013/06/rifiuti-zero-dicevano-che-era-unutopia-intervista-a-alessio-ciacci/

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