C'era una volta la rivolta: troviamo un lieto fine

Per non buttare i semi della rivolta per paura che ne nasca una pianta velenosa, occorre creare quanto prima una piattaforma politica. [Paolo Bartolini]

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14 Dicembre 2013 - 00.19


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di
Paolo Bartolini
.

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In
questi giorni la rabbia popolare sta trovando dei canali, molto
spontanei e poco organizzati, per sbattere in faccia all’intera
classe politica italiana il disagio profondo di coloro che, secondo
il linguaggio della nostra democrazia, dovrebbero esserne
“rappresentati”.

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Questo
disagio, va detto, è ancora inarticolato, irriflesso. Se dovessimo
utilizzare l’idioma della psicologia, potremmo affermare che siamo
dinnanzi ad un acting out di massa. Queste
proteste, così come sono, testimoniano l’impoverimento di numerose
categorie di persone, unite da un facile risentimento verso la Casta.
Che siano tutti da mandare a casa è, difatti, un concetto
semplicistico, ma efficace. Non nascondo che a volte, preso da
grillite acuta, ho utilizzato anch’io questo gergo per denotare lo
schifo che provo nei confronti di una classe politica che, ormai da
vent’anni e oltre, funge da cinta muraria per contenere
l’insofferenza popolare e lasciare che la grande finanza si
ingrassi alle nostre spalle.

Eppure
diversi episodi relativi alle manifestazioni sorte il 9 dicembre, e
ancora in corso, lasciano intuire l’evanescenza di qualsiasi
richiesta alla politica da parte dei nostri concittadini inferociti.
Più di altre volte, voglio essere sincero, mi sono sentito in grande
difficoltà a mostrare una solidarietà complessiva nei confronti di
questo movimento improvvisato. Troppi sono, infatti, i distinguo da
fare. Troppi i rischi di deriva autoritaria quando i ribelli
minacciano di fracassare la testa ai negozianti che – vittime della
stessa crisi – vorrebbero guadagnarsi la giornata. 

Credo che
l’unico comportamento realistico, capace di non buttare i semi
della rivolta per paura che ne nasca una pianta velenosa, sia quello
di creare quanto prima una piattaforma politica che dia forma ai
bisogni, spesso inconsapevoli, che agitano un popolo abituato alle
lusinghe del capitalismo e oggi privo di modelli alternativi di
convivenza.

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Questa
piattaforma dovrebbe essere creata, in modo compartecipato, e
presentata come base per le prossime elezioni europee.

Perché
è al livello continentale che deve alzarsi la nostra voce. La
domanda cruciale resta: quale soggetto politico può tentare di
articolare un discorso laddove la furia della sofferenza preferisce
individuare nemici assoluti sperando, cosa impossibile, che tutto
torni a prima del 2008?

Ecco,
questo ruolo a mio modesto avviso dovrebbe competere – Grillo
permettendo – al Movimento 5 Stelle e a tutte le forze democratiche
che, equamente distanti dal centro-destra e centro-sinistra, vogliono
difendere e attuare la nostra Costituzione. In altre parole è
necessario che ci si presenti al popolo con una proposta da
abbracciare e da tradurre in effettiva rappresentanza politica. Una
proposta chiara e trasparente che faccia subito piazza pulita degli
infiltrati che vogliono condurre questa protesta inedita su un
binario morto e di morte.

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