Elezioni 2014, SinistraEuropea, occasione italiana?

'Unirsi a Tsipras, il leader di quella resistenza laica e ferma che, dalla Grecia, costituisce il peggior incubo per i governanti continentali dell''austerità.'

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7 Gennaio 2014 - 10.25


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di Alessandro Cisilin.

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“Loro son troppo marxisti.
O troppo poco. Troppo massimalisti. O troppo poco. Troppo pacifisti. O troppo
poco. Troppo anti-berlusconiani. O troppo poco. Troppo giustizialisti; o troppo
poco
”. Non servono raffinate sociologie per riconoscere la crisi letale
della sinistra nella demenza autoreferenziale del suo dibattito interno.

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Non è un problema solo
dell”ultimo quarto di secolo, s”intenda, né solo del nostro paese. Da noi
tuttavia il pregresso del più grande partito comunista d”Occidente ha
ingigantito quella sindrome autocritica capace di demolire tutto salvo ciò che
andava demolito davvero: il proprio settarismo, il prendersela anzitutto con
qualche categoria interna di “altri”, di “compagni che sbagliano”.

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Peccato perché l”occasione
sarebbe a portata di mano, qui e ora, per almeno due ottime ragioni. La prima è
che la Sinistra Europea ha lanciato un”eccellente candidatura, quella del
giovane ingegnere Alexis Tsipras, leader di Syriza, ovvero di quella resistenza
laica e ferma che, dalla Grecia, costituisce il peggior incubo per i governanti
continentali dell”austerità. La seconda è che la Sinistra Europea, a dispetto
degli sterili psicodrammi, ai fatti ha avuto ragione pressoché su tutto in
questi ultimi 25 anni, a iniziare dai temi più cruciali, dalla critica
all”accelerazione monetarista dei Trattati (da Maastricht in poi) al no alle
guerre della Nato. La sinistra c.d. “radicale” aveva ragione, gli altri,
“moderati” inclusi (senza eccezione per i socialdemocratici), torto.

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Sarebbe il momento
dell”“incasso” elettorale, e invece si cede lo scettro della critica – e della
rappresentanza – agli anti-europeisti, populisti e intolleranti, in una parola
alla destra. Il primo a tirarsi fuori – spiace sottolinearlo – è stato Niki
Vendola
, che al Manifesto ha dissimulato con un elogio a Tsipras la propria
scelta politica: Sel non si candiderà per Tsipras o per la Linke bensì,
assieme al Pd, per Martin Schulz e il New Labour.

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Gli altri italiani?
Praticamente il nulla, come ha denunciato la leader tedesca della Sinistra
Europea Gabi Zimmer (mia
intervista per Il Fatto Quotidiano
)
il 13 dicembre scorso.

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Qualcosa per la verità poi si
è mosso e, da Barbara Spinelli a Paolo Flores d”Arcais ad Alessandro Gilioli,
non passa oramai quasi giorno senza che qualche intellettuale lanci il suo
appello per realizzare anche da noi una lista per Tsipras, rompendo seppur
tardivamente la solitudine di chi da tempo si era speso per la sua candidatura,
come l”ex capogruppo della Sinistra europarlamentare Roberto Musacchio.

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Le strade sarebbero almeno
due. Una sarebbe quella indicata da Giulietto Chiesa, ovvero un”assunzione di
responsabilità dei movimenti più popolari (quali Emergency), che però per
statuto o antica scelta difficilmente lo faranno. Ci sarebbe Azione Civile, che
per ora esita a uscire dai generici appelli dato il recente scotto elettorale.
Ci sono già Alba e Alternativa, degli stessi Musacchio e Chiesa, ma ovviamente
non basta.

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L”altro possibile “primo
passo” potrebbero farlo gli stessi partitini che sostengono Tsipras, a iniziare
da Rifondazione. “Prendiamo atto della catena di batoste, ci sciogliamo e
mettiamo modestamente a disposizione quel po” di struttura, esperienza e
militanza per ricostruire la sinistra italiana ben al di là del nostro esiguo
perimetro
”, potrebbero dire, anziché rimanere nel feudo e perpetuare il
settarismo di cui sopra.

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Non sarebbe così difficile,
in fondo: il volto c”è, ed è quello di Tsipras; il logo pure, quello della
“Gue”. In italiano si legge “Sinistra Unitaria Europea”. Non sono tre brutte
parole. E” vero che la “sinistra” italiana è morta, ma permangono alcuni
milioni di elettori di sinistra che stabilmente disertano le urne. Cari
partitini e movimenti, davvero non interessa?

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acisilin@yahoo.it

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