Un'alleanza antifascista e progressista in Europa

La necessità di un oltrepassamento della dicotomia novecentesca Destra/Sinistra non può essere risolta alla maniera del M5S. E ora, un nuovo antifascismo.

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13 Maggio 2014 - 16.30


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di Paolo Bartolini

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In
diverse circostanze (ad esempio
qui) ho rivendicato, sulla scia di ben
più illustri commentatori, la necessità di un oltrepassamento della dicotomia
novecentesca “Destra/Sinistra”. In Italia questo tentativo è in corso
soprattutto grazie al Movimento 5 Stelle, forza che si vorrebbe
post-ideologica, dunque né di destra né di sinistra.

A
fronte dell’attuale crisi dei debiti sovrani, con le conseguenti reazioni di
matrice neofascista e xenofoba che si manifestano in alcuni paesi europei, e
dinnanzi all’ascesa di gruppi nazistoidi in Ucraina (con il sostegno e la
tolleranza di USA e UE), diventa di grande importanza comprendere a fondo i
compiti storici che ci aspettano. Questo tema, anche in vista delle imminenti
elezioni europee, non può che interessarci profondamente. Ritengo, infatti, che
il mio stesso pronunciamento a favore del superamento dell’opposizione Destra-Sinistra
vada puntualizzato e ripensato a partire dall’odierna situazione continentale,
pena la sua degenerazione in vuoto qualunquismo.

Senza
altri giri di parole: credo che in questo preciso momento storico, nel quale si
fa ancora più pressante il bisogno di giustizia sociale, di redistribuzione
della ricchezza, di occupazione di qualità, i valori della Sinistra siano
quelli più adatti a contrastare il capitalismo globale e a sostenere un nuovo
antifascismo non-violento.

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Voglio
dire forse che milioni di cittadini, privi per scelta o per storia personale di
un’identità di sinistra, debbano rinunciare alle proprie convinzioni e
tramutarsi in “compagni” a pugno chiuso? Non penso affatto questo, quindi, per
spiegarmi, può essere utile una breve considerazione su Grillo e i
cinquestelle.  

Entrambi
hanno contribuito in questi mesi alla difesa della Costituzione in Parlamento.
Non solo bisogna dargliene atto, ma è necessario riconoscere che le defunte
sinistre hanno perso nel tempo la capacità di catalizzare il malcontento, di
trasformarlo in massa critica e di tradurlo in reale opposizione dentro le
istituzioni. Oggi questa operazione è stata effettuata, con risultati
contradditori ma significativi, proprio dal Movimento 5 Stelle.

Eppure,
come dimostra l’incertezza del MoVimento sul posizionamento da assumere nel
Parlamento europeo e sul candidato da sostenere per l’elezione a Presidente
della Commissione Europea, l’impressione è quella che a molti dei suoi
militanti (non parliamo dei vertici!) manchi la consapevolezza dei precari
equilibri europei e del pericolo rappresentato dalla rinascita di diffuse nostalgie
di estrema destra. 

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Molto
più attenti a questi fattori mi sembrano la Sinistra Europea e, in Italia, i
sostenitori dell’Altra Europa con Tsipras. La Sinistra, tuttavia, è chiamata ad
abbandonare definitivamente il mito della crescita e del produttivismo, ad
aprirsi ulteriormente ai temi dell’ecologia profonda, a studiare nuove alternative
al capitalismo che siano realistiche e percorribili (ad esempio nel campo della
democrazia economica e del “benecomunismo”).

Siamo
così dinnanzi ad uno scenario in rapido mutamento e le coordinate a nostra
disposizione non sono sufficienti per orientarci con sicurezza.

Un
punto fermo, però, io sento di averlo raggiunto: visti gli attuali rapporti di
forza le compagini democratiche che non si riconoscono storicamente nella
Sinistra, dovrebbero dimostrarsi abbastanza lungimiranti da lasciar cadere i
loro preconcetti per strutturare un’alleanza antifascista e progressista.

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Altrettanta
apertura dovranno dimostrare coloro che, attaccati alla propria identità di
sinistra, hanno sottovalutato negli ultimi decenni i cambiamenti in corso nella
società globale, perdendo quasi totalmente la capacità di parlare alle nuove
generazioni.

Si
dirà, sicuramente, che questo gesto di reciproco avvicinamento è comunque
sbilanciato a sinistra e finirebbe con il portare voti a Tsipras e al GUE. 

Oggi
come oggi ritengo che questo sia l’obiettivo più sensato. Chi si illude,
invece, di porsi fuori da qualunque ideologia, stia attento a non perdersi
nell’ideologia più pericolosa che esista: quella dell’autosufficienza.

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