Una dura lezione, una via ancora aperta

Il calo del M5S pare, dunque, un ultimo drammatico avvertimento: o il MoVimento cambia profondamente o finirà per esplodere. [Paolo Bartolini]

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27 Maggio 2014 - 00.27


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di Paolo Bartolini.


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E’
inutile perdersi in forbite analisi del voto. Per chi, come me,
guarda alla politica come a uno dei luoghi essenziali per la
trasformazione dell’esistente, queste elezioni europee sono una
triste conferma.

Il
successo di Matteo Renzi è stato massiccio per due ordini di motivi:

1)
perché gli italiani temono i cambiamenti troppo radicali e, al
contempo, perché l’euroscettismo distruttivo non ha ancora
conquistato la maggioranza del paese;

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2)
perché la campagna elettorale è stata tutta polarizzata nello
scontro tra Renzi e Grillo. Chi teme – e con più di una ragione –
i toni e il linguaggio del comico genovese ha scelto, come è
prevedibile, di cambiare aria.

Il
calo del M5S pare, dunque, un ultimo drammatico avvertimento: o il
MoVimento cambia profondamente o finirà per esplodere.

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Purtroppo
gli amici cinquestelle hanno preferito l’adesione acritica alle
logiche del capo, perdendo il contatto con i loro interlocutori e
coltivando la folle idea di un’autosufficienza che rischia di
diventare isolamento.

Nel
frattempo Berlusconi si eclissa, superato ormai dal giovane allievo,
che di promesse sa farne e come venditore ha ormai più brio dello
stanco papi brianzolo.

La
Lega Nord, dal canto suo, sopravvive a se stessa e, come in Francia
il Fronte Nazionale (ma con percentuali assai diverse), si candida ad
essere la portavoce delle pulsioni più basse degli italiani.

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Unica
nota lieta – almeno per me che l’ho sostenuta durante tutta la
campagna elettorale – viene da sinistra.

L’Altra
Europa ha raggiunto il 4%. Non è bastato il vile oscuramento dei
media per frenare una piccola, importante rinascita: quella della
sinistra diffusa e dei Beni Comuni. L’ottimo risultato in Grecia di
Tsipras mi sembra che indichi una strada, forse l’unica per
sottrarci alla mostruosa tenaglia che ci stringe tra i partiti delle
larghe intese e gli antieuropeisti reazionari.

La
via praticabile è quella di rafforzare la Sinistra Europea e di
creare senza indugio in Italia un fronte popolare che, partendo dal
successo della Lista Tsipras, e abolendo per sempre qualsiasi
supporto esterno al Partito Democratico, dia vita a un processo
costituente simile a quello che in Grecia ha portato Syriza ad unire
realtà progressiste tra loro anche distanti.

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Il
Movimento 5 Stelle resti pure oltre la destra e la sinistra, ma non
dimentichi che può avere un ruolo decisivo in questa transizione
aprendosi a nuove alleanze e partecipando attivamente alla
ricomposizione delle forze di opposizione. Tutto questo sul modello
delle battaglie referendarie sull’acqua e contro il nucleare.

Se
andremo in questa direzione la sconfitta del M5S potrà essere
ricordata come necessaria premessa alla palingenesi.

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