Cacciucco Connection

Livorno, il PD perde il suo feudo. Addio agli affari con le fabbriche d’armi. [Stefania Elena Carnemolla]

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15 Giugno 2014 - 13.38


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di Stefania Elena Carnemolla S’era trastullato, il PD, dopo le Europee, gonfio d’orgoglio per i seggi conquistati. Poi è arrivata Venezia, con lo scandalo Mose che ha travolto il sindaco Giorgio Orsoni. E, dopo Venezia, Livorno, con la perdita della città a tutto vantaggio dell’ingegnere aerospaziale Filippo Nogarin, del M5S. Matteo Renzi, in missione in Cina, ha perso il sorriso dei giorni migliori. Prova a confortarlo la stampa amica, tamponando con fare maldestro le ferite elettorali. Piu’ in là ridacchia nervosa Debora Serracchiani, presidente del Friuli Venezia-Giulia, che si consola, nonostante la perdita non solo di Livorno, ma anche di Padova e Potenza, dicendo che in fondo il PD ha vinto altrove, senza capire che se una città come Livorno, feudo del PD, e ancora prima dei DS, è caduta, il segnale c’è, c’è stato ed è stato forte. Ma al Nazareno tutto viene rimosso, con le sconfitte bollate come non vittorie. Mastica amaro Maria Chiara Carrozza, ex rettore della Scuola Sant’Anna di Pisa, dal 2013 deputato PD, quindi ministro all’Istruzione, Università e Ricerca del governo Letta. Mastica amaro pensando ai giorni gloriosi del PD pisano e livornese, due anime in un corpo solo. Un corpo dalle mani leste, desiderose di muovere pedine, stringere patti, come quelli con le fabbriche d’armi. Mastica amaro, Maria Chiara Carrozza, pensando ai giorni di Livorno quando andava, da candidata PD alla Camera dei Deputati, a fare visita alla WASS, fabbrica di siluri della galassia Finmeccanica. Erano i giorni di Mario Monti a Palazzo Chigi, di Salvatore Girone e Massimilano Latorre, i due fucilieri del Reggimento San Marco rispediti in India in fretta e furia, sacrificati agli affari di Stato. Roma, Pisa, Livorno, un trait rouge che sa di affari e asfissia. Riproponiamo pertanto, ripescandolo dai nostri archivi, un articolo scritto con il governo Letta da poco insediatosi. Un ricordo di quei giorni e del perché oggi a Livorno per il PD la campana suona a morto.

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Cacciucco Connection. Politica e affari all’ombra della WASS, regina dei siluri

A Livorno, quando t’affacci dalla terrazza Mascagni, ti godi il mare, le navi che passano, il vento del Tirreno, il tramonto, la luna, poi ti giri e t’accorgi che Livorno, la città con le belle fortezze medicee e il lungomare con le dimore liberty e l’Accademia Navale, è anche altro. Città di porto e di intrecci, che non sono i grovigli del cacciucco, trionfo di crostacei, molluschi, polpo, seppie, cicale e scorfani e gran prelibatezza della cucina livornese. Persino i Quattro Mori incatenati sotto la statua di Ferdinando I de’ Medici, quelli che nel 1601 furono trasportati via mare da Carrara, sembrano liberi se si pensa ai reticoli accademici, politici e affaristici che come le spire della Medusa di Caravaggio stringono Livorno in una morsa.

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Pisa e Livorno si odiano da secoli, tranne quando si tratta di stringere affari. Pisa è l’accademia intrecciata al potere politico, che nel tempo ne ha fatto una colonia con la complicità dei potentati accademici che da anni si spartiscono la città. Livorno è, invece, il mare, il sogno tramontato di Pisa. Qui, spadroneggia la WASS, la Whitehead Alenia Sistemi Subacquei, dal 1995 società Finmeccanica.

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La WASS è la società del BLACK SHARK, un siluro per navi e sottomarini che nella sola India, assetata d’armamenti, frutta di questi tempi un affare da 300 milioni di dollari, un affare allettante se a marzo Mario Monti ha restituito all’India, come moneta di scambio, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due fucilieri del Reggimento San Marco accusati dalle autorità indiane di aver ucciso al largo del Kerala due pescatori di tonno scambiati per pirati.

Il suo concorrente era il siluro DM2A4 Seehecht della tedesca Atlas Elektronik GmbH, joint venture fra ThyssenKrupp e Eads, e che, in coincidenza con la decisione del governo italiano di rispedire in India i due militari, ha accusato il ministero della Difesa indiano di irregolarità e favoreggiamento. A Nuova Delhi, scoppiato il bubbone, la parola d’ordine è, ancora oggi, negare e far finta che la WASS non esista. Troppo tardi. Sappiamo, ad esempio, che il Black Shark è da tempo nell’agenda indiana. Si dice anche che il bando di fornitura per i sottomarini Scorpene sia stato cucito addosso alla WASS, che collabora proprio con la DCNS, già DCN, la società che fabbrica gli Scorpene per l’India, una mossa ad hoc per tagliare fuori la concorrenza e pilotare la gara di fornitura. Si sa anche che la WASS realizzerà per l’India venti BLACK SHARK e che gli altri settantotto verranno costruiti su licenza dalla Bharat Dynamics Ltd. di Hyderabad.

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Nel 2012 il BLACK SHARK, siluro pesante di nuova generazione a lunga gittata, teleguidato e a ritorno automatico, progettato per essere lanciato da navi o sottomarini, fu esposto con il FLASH BLACK, altro siluro della WASS, nello stand Finmeccanica della Defexpo 2012 di Nuova Delhi, la più grande fiera degli armamenti asiatica quell’anno inaugurata da Shri A. K. Antony, ministro della Difesa indiano, e nell’agenda, con un cambio di programma all’ultimo minuto, di Giampaolo Di Paola, il ministro della Difesa del governo Monti.

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Non solo BLACK SHARK e FLASH BLACK, la WASS sforna siluri a tutto spiano, come il siluro leggero MU90 standard NATO e il siluro leggero A2A4/S Mod. 3, versione più recente dell’A244S. Nel 2009 la WASS, la regina dei siluri, s’è alleata con il Comune di Livorno e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dove da tempo esiste una scuola di robotica, con un accordo sottoscritto da Giuseppe Carta, presidente WASS, dal sindaco di Livorno Alessandro Cosmini, dei Democratici di Sinistra, nonché dall’allora rettore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Maria Chiara Carrozza, docente di Bioingegneria a Pisa, dal 25 febbraio 2013 deputato del Partito Democratico al Parlamento italiano e oggi ministro all’Istruzione, Università e Ricerca del governo Letta.

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L’accordo sollevò più di una protesta e la Scuola Superiore Sant’Anna, che sullo Scoglio della Regina, a Livorno, ha un centro di ricerca robotica per il civile, fu aspramente criticata. “L’accordo in questione è emblematico” si lamentò qualcuno “sono chiari, infatti, tutti gli interessi in ballo. La WASS potrà disporre di ricercatori d’eccellenza per sviluppare le proprie tecnologie militari, la Scuola Superiore Sant’Anna potrà disporre di finanziamenti, il Comune di Livorno si prenderà la sua fetta, essendo proprietario dello Scoglio della Regina. Ci sarebbe molto altro da dire sia sulla situazione locale sia su come questa s’inserisce nel quadro delle direttive nazionali e internazionali nell’ambito della ricerca e dell’università. Come ci sarebbe molto da dire sui legami tra le università e le industrie di morte, le industrie militari”.

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Paolo Dario, direttore del centro livornese e docente di Biorobotica a Pisa, rispose rassicurando che la collaborazione si sarebbe limitata al civile, salvo ammettere: “È vero, la WASS è un’azienda che sviluppa e fabbrica siluri, e in questo campo eccelle. Noi di tecnologie relative ai siluri, anche volendo, sappiamo poco e nulla. Non è realistico che WASS voglia crescere nel settore che già domina, associandosi a ricercatori che non sono qualificati né noti nel settore. Evidentemente la strategia di WASS è un’altra, quella di cogliere l’occasione e utilizzare l’iniziativa di ricerca già partita presso lo Scoglio della Regina e il personale di ricerca sulle tecnologie robotiche per il mare che vi opera per diversificare le proprie attività e per provare a entrare in un mercato nel quale al momento non opera ma che è potenzialmente in grande crescita, com’è appunto quello delle applicazioni civili dei robot subacquei per il monitoraggio dei fondali, monitoraggio ambientale, recuperi”. Anche ai ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna doveva essere sfuggita la vera natura del patto, deciso altrove, giocando su altri tavoli. Che la WASS, che già fabbricava siluri e sistemi subacquei per le Marine militari di mezzo mondo, volesse sfruttare in un primo tempo le conoscenze dei ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna per poterle trasferire, lasciando perdere i siluri, ai sistemi subacquei destinati al militare?

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Maria Chiara Carrozza ama la WASS, l’ha amata da rettore e da candidato del Partito Democratico, tanto da farne il 31 gennaio 2013 luogo di pellegrinaggio per la sua campagna elettorale. Gli archivi parlano: “Oggi Andrea Manciulli, segretario del Pd toscano e candidato alla Camera, sarà a Livorno nell’ambito delle iniziative di campagna elettorale per le elezioni politiche del 24-25 febbraio. Con lui i segretari comunale e territoriale, Yari De Filicaia e Samuele Lippi, e i candidati al Parlamento Marco Filippi e Maria Grazia Rocchi. Dalle 10 è in programma una visita al porto di Livorno: Darsena Toscana, porto vecchio e centro intermodale. Dalle 15, insieme anche alla capolista alla Camera Maria Chiara Carrozza, Manciulli visiterà le aziende Wass, Kayser, Global Service. Alle ore 18, sempre con Maria Chiara Carrozza, al quartier generale del Pd livornese in via Donnini 66 Manciulli incontra le categorie economiche. Cena finale alle 20 presso il centro Zanni Nadea, promossa dal Circolo Pd di Corea”.

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Chi c’era alla WASS? C’era Renzo Lunardi, l’amministratore delegato, già manager della AgustaWestland, società Finmeccanica coinvolta in un caso di tangenti per la vendita di dodici elicotteri all’India. Poi, il 14 febbraio, il diluvio, con il blitz dei carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico nell’ufficio livornese di Lunardi con il sequestro di un pc, di un Ipad e di alcuni fascicoli risalenti al periodo in cui era alla AgustaWestland, società nel mirino della Procura di Busto Arsizio che il 12 febbraio aveva ordinato, con l’accusa di corruzione internazionale, l’arresto di Giuseppe Orsi, amministratore delegato e presidente di Finmeccanica, nonché quello di Guido Haschke e Carlo Gerosa, due svizzeri accusati di aver fatto da intermediari. Il 21 febbraio, Lunardi, implicato nell’indagine per le tangenti degli elicotteri all’India, sarebbe stato silurato non da un BLACK SHARK, ma dal consiglio di amministrazione di Finmeccanica, ora guidato dal vicepresidente, ammiraglio Guido Venturoni.

Oggi a Livorno comanda Alessandro Franzoni, un passato tutto in casa Finmeccanica fra Alenia Aeronautica, Alenia Aermacchi e SuperJet International, joint venture fra Alenia Aermacchi e la russa Sukhoi Holding. Franzoni è di Livorno. Ha studiato ingegneria nucleare a Pisa prima di entrare all’Accademia Navale come aspirante guardiamarina ruolo armi navali. Franzoni è uomo di Venturoni, il militare di Finmeccanica dal 1992 al 1993 Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, dal 1994 al 1999 Capo di Stato Maggiore della Difesa, anno in cui divenne presidente del Comitato Militare della NATO.

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Finmeccanica è anche la galassia che parteciperà alla costruzione dei cacciabombardieri F-35 e che con Franzoni al timone della WASS, società tanto cara al PD toscano e al ministro Carrozza, ora confida nell’India e nei suoi sottomarini per il grande affare BLACK SHARK. Tutto questo mentre a Livorno tutti mangiano, contenti, inzuppando il pane negli affari come la bruschetta fra le cicale e gli scorfani del cacciucco.

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(14 giugno 2014) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.it[/url]

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