Il Foglio commentava il recente discorso di Napolitano lodandone lo spirito “rottamatore†della Costituzione vigente. E, lodi a parte, aveva ragione: Napolitano ha svolto una critica acuminata della struttura dello Stato disegnata dalla Carta costituzionale, prospettandone con chiarezza la necessità di sostituirla. Non che non si possa criticare l’attuale Carta, o proporre di cambiarla, ma spetta proprio al Capo dello Stato farlo?
Semmai ci si attenderebbe che ne fosse il difensore, quantomeno, d’ufficio. Ma non si tratta solo di questo: nel suo settennato, Napolitano ha strattonato la Costituzione in tutti i modi sino a manovrare per ben due volte, per una revisione costituzionale tutta esterna alle procedure previste dall’art. 138.
Ed è stato il regista più importante della trasformazione della forma di governo. Ormai la nostra Costituzione materiale è ben oltre il limite di torsione rispetto a quella formale: il principio di rappresentanza è subordinato alla “governabilità â€, dove, per “governabilità †si intende solo il mantenimento degli obblighi internazionali del paese, a cominciare dal debito pubblico. Tutto è sacrificato a questo scopo, ed il Capo dello Stato non è più il rappresentante del paese verso l’estero, quanto, al contrario, il rappresentante degli interessi stranieri (a cominciare da quelli europei ed atlantici) verso l’Italia. In una certa misura si tratta di un processo oggettivo, indotto dalla globalizzazione neo liberista, che presuppone una crescente dipendenza delle parti dal tutto, ma, per il resto, Napolitano ci ha messo del suo.
Le formule dei governi “tecniciâ€, “di emergenzaâ€, di transizioneâ€, “per le riforme istituzionali†nascondono la sostanza di un dominio oligarchico, in spregio ad ogni principio democratico di rappresentanza. Ed il costante rifiuto di convocare il corpo elettorale, anche in presenza di Parlamenti delegittimati come quello eletto nel 2008 e quello attuale, è il segno palmare di questa logica elitaria, per la quale, un Parlamento eletto con un sistema elettorale dichiarato incostituzionale, in cui c’è una sproporzione tremenda fra voti e seggi ed in cui un sesto dei parlamentari ha cambiato partito in un terzo del tempo della legislatura, si trova a dover eleggere un Presidente della Repubblica, riformare la Costituzione e rifare la legge elettorale che, ovviamente, si sta formando con gli stessi meccanismi della precedente!
Ci vorrà tempo e lavoro per tornare ad una accettabile normalità costituzionale – semmai riuscirà di farlo – per ora occorre non peggiorare le cose con un “Napolitano Terâ€. Intendiamoci: nonostante non ci sia mai da essere sicuri di certe cose, non penso che, magari dopo una ventitreesima votazione caos, si giunga a rieleggere l’eterno re Giorgio. A tutto c’è un limite.
Quando parlo di “Napolitano ter†parlo di un Capo dello Stato in continuità con l’uscente che è stato uomo di parte, dimentico di essere il Presidente di tutti gli italiani e fattosi capo di una maggioranza politica, poco sensibile ai valori costituzionali, disinvolto interprete di norme e consuetudini e propenso ad invadere campi non suoi. Ecco: uno così non lo vogliamo.
E non vogliamo neppure un Presidente prono ai voleri della Bce e, per così dire, in “sintonia speciale†con Palazzo Chigi. C’è già una quantità di nomi più o meno di questo genere: Veltroni, Cassese, Pinotti, Franceschini, Grasso, Gentiloni e via dicendo. Ma lasciamo perdere i nomi e vediamo i requisiti base che, per noi, un Presidente dovrebbe avere.
Ovviamente, il criterio preliminare è quello di non aver avuto alcuna condanna penale o essere uscito da vicende penali per prescrizione. L’ideale sarebbe un candidato mai lambito da scandali e che goda di generale reputazione, ma, di questi tempi, mi pare una ricerca improba. I candidati di questo genere sarebbero mosche bianche. Ad esempio, Prodi il neo del caso Cirio lo ha, anche se mai si è trasformato in un atto giudiziario. E Fassino con quel “facci sognare!†detto a Consorte nove anni fa? Che dire di Giuliano Amato? Personaggio che non ha mai avuto una condanna o anche solo un rinvio a giudizio (va detto), però era a corte di Re Bettino quando nel Psi si facevano cose assai disinvolte, delle quali, naturalmente, non si accorse mai. Insomma vediamo cosa offre il mercato…
In secondo luogo, è di basilare importanza che il candidato sia leale nei confronti della Costituzione. Non parlo di una lealtà formale, ma di un sostanziale spirito repubblicano e la biografia può dire molto in un senso o in un altro.
Ad esempio, uno come Grasso può essere escluso a priori dopo la vicenda della riforma istituzionale, in cui si è prodotto in violazioni del regolamento senza precedenti. Non ne parliamo nemmeno.
Questo criterio ne presuppone un altro: che il candidato abbia una biografia politica alle spalle e che, quindi, abbia esercitato ruoli di qualche responsabilità nazionale. E questo è il terzo requisito che merita d’essere chiarito, perché è in voga una gran voglia di un “Presidente che venga dalla società civileâ€, che, invece, potrebbe essere un disastro senza precedenti. Il punto è questo: non stiamo eleggendo il sindaco di Minervino Murge o il deputato di prima nomina (per quanto, anche in quei casi, un po’ di conoscenze pregresse non guasterebbero). Stiamo eleggendo il Capo dello Stato, cioè una delle due cariche chiave del sistema politico, il che presuppone due cose: che l’eletto abbia certe conoscenze e che sia conosciuto dagli italiani attraverso la sua biografia.
Il presidente deve decidere se firmare una legge o rinviarla alle camere con un rilievo di costituzionalità : non vi sembra opportuno che sia uno che capisca cosa c’è scritto in ciascuna legge che deve firmare? Deve nominare il Presidente del Consiglio ed i ministri, deve decidere se sciogliere le Camere o no, avallare determinati atti del governo in politica internazionale, presiedere il Consiglio Superiore della Magistratura e quello Supremo della Difesa, se concedere una grazia o no eccetera eccetera. Vogliamo che diventi un burattino nelle mani del Presidente del Consiglio, del Segretario Generale della Presidenza o del vice Presidente del Csm?
Se vogliamo una persona che sappia orientarsi rapidamente ed in modo autonomo, che sappia resistere alle pressioni interne o internazionali, non possiamo metterci uno qualsiasi che non ha mai fatto politica. Nemmeno se è un luminare nel suo campo. Ad esempio, Riccardo Muti è uno straordinario musicista di cui sono un accanito fan, Renzo Piano è uno splendido architetto, autore di opere smaglianti, ma la Presidenza della Repubblica è un’altra cosa e qui il rischio è di perdere un grande direttore d’orchestra ed un maestro dell’architettura per avere un cattivo Capo dello Stato. Quindi Muti e Piano continuino a fare quello che fanno, ma a maggior ragione evitiamo il primo che passa per strada: ad esempio, la Pinotti chi è? Cosa ha mai fatto?
Certo, non è indispensabile che si tratti di un politico di professione a tempo pieno, potrebbe trattarsi di un giornalista di alto livello, di un ambasciatore, di un docente universitario o di un magistrato, anche se, questo espone alla seconda obiezione: se una persona non ha mai esercitato ruoli politici di un certo rilievo, o abbia un modestissimo ed assai recente curriculum politico, noi non sappiamo cosa pensa della Costituzione, della politica estera, dell’economia.
E non bastano gli articoli, i libri, le interviste o qualche scritto, per saperlo; quello che conta sono gli atti compiuti e, se fino ad avantieri il candidato ha fatto un altro mestiere, come può aver compiuto questi atti rivelatori? Anche sulla base della biografia politica possiamo controllare il grado di affidabilità costituzionale dell’uomo. Ad esempio, di Scalfaro, che era un dc di destra, sapevamo che, al di là delle sue posizioni politiche, era uomo di forte lealtà costituzionale e, nel complesso, così si è comportato da Capo dello Stato.
Occorre anche – qui siamo al quarto requisito – che sia una persona che abbia uno spiccato senso degli interessi nazionali, che non sia particolarmente “amico†di Washington, di Mosca o Berlino, Parigi, Pechino, Londra o Telaviv, tanto per fare qualche nome a caso. Ad esempio, una come la Bonino ci sembra un po’ troppo amica degli americani per poter essere presa in considerazione.
Quinto requisito: aver fatto qualcosa di ragguardevole nella propria carriera politica. Anche qui spieghiamoci: se per l’elezione ad una carica così importante fosse sufficiente una carriera da modesto burocrate, senza infamia e senza lode, potremmo anche procedere con il sorteggio. Per una carica così, serve uno che abbia qualcosa in più della media ed abbia brillato nei ruoli affidatigli. Ad esempio, uno come Veltroni che, per conto del Pci, trattò con Mammì l’infausta legge sulle televisioni che consentì il monopolio berlusconiano delle reti private, vi sembra uno adatto? E come ha fatto il sindaco di Roma? Quando ha fatto il segretario del partito il Pd ha incassato la più lunga ed ininterrotta serie di sconfitte. Poi qualche parentela imbarazzante non manca.
Oppure, uno come Grasso che ha avuto una gestione così grigia della Procura Nazionale Antimafia, vi sembra che offra brillanti referenze? E Sergio Romano, che da ambasciatore a Mosca non si accorse che stava crollando tutto, e sosteneva che non stava succedendo niente, vi sembra la persona più adatta? E qui i nomi che potrebbero restare in piedi, temo, sarebbero pochissimi.
Ovviamente, sesto requisito, è necessario che si tratti di una persona dotata di grande equilibrio e che sappia essere imparziale. Uno come D’Alema vi sembra l’uomo giusto?
Ultimo criterio non irrinunciabile ma preferenziale: che l’uomo (o la donna, si intende) non abbia fatto solo il politico a tempo pieno, ma abbia anche lavorato qualche volta nella sua vita: da avvocato, notaio, docente, medico, magistrato o quel che vi pare, ma che, insomma, abbia avuto un mestiere diverso da quello di politico.
Infine, a parità di ogni altra condizione, se fosse donna sarebbe meglio e se non avesse superato i 70 anni sarebbe il massimo.
Certo trovarne uno così, con tutte queste caratteristiche non è semplice: possiamo provare con una supplica alla Madonna di Pompei. Ma, in caso la Madonna non ci conceda la grazia, che si fa? Un Presidente “tecnicoâ€? Ad esempio il Presidente della Corte Costituzionale, della Cassazione, o il governatore della Banca d’Italia? Insomma: abbiamo visto cosa ha combinato Monti con il suo governo “tecnico†per cui, se proprio non viene fuori niente dal mondo politico e non c’è altro da fare va bene, ma, se si può evitare…
Meglio fare di necessità virtù ed adattarci al candidato che somigli di più all’ identikit ideale o che se ne allontani di meno. L’importante è che non si tratti di un altro Napolitano, questo è l’obiettivo politico minimo.
(22 dicembre 2014) [url”Link articolo”]http://www.aldogiannuli.it/requisiti-presidente-della-repubblica/[/url] [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.it[/url]