‘di Pier Francesco De Iulio
La prima cosa da dire è che la vittoria di Syriza alle ultime elezioni greche non è un male. Anzi, è un bene. Per molti di noi non sarà stata la realizzazione del sogno nel cassetto ma certamente è stato qualcosa di meglio, molto meglio, di una possibile vittoria dell’eurocomplice Samaras o, peggio ancora, dei neonazisti di Alba Dorata.
Con Tsipras, la Grecia sarà governata da un leader democratico che si è dichiarato apertamente contro l’attuale politica economica e sociale imposta dall’Unione europea agli Stati membri, su mandato diretto della Troika. È una novità assoluta nel panorama europeo, una speranza. Di questo penso dovrebbero essere contenti tutti coloro che da anni ormai subiscono il terrorismo finanziario di Bruxelles.
Pino Cabras, in un [url”articolo”]http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=115176&typeb=0&#Tsipras-il-gran-botto-nel-Laboratorio-Greco[/url] che ritengo esemplare, ha descritto su queste stesse pagine il significato che il voto greco può assumere per il “laboratorio Grecia†e per l’Europa intera. Non c’è bisogno di tornarci sopra, lì trovate già tutto. Soltanto un paio di considerazioni.
La prima è tanto banale quanto immancabilmente foriera di fraintendimenti: una cosa è vincere le elezioni un’altra è governare. Bisogna intendersi. Il problema non è soltanto come farà il governo Tsipras a reggersi sulla stampella fornita dagli indipendenti destrorsi guidati da Panos Kammenos. Il problema è come farà Tsipras a tenere insieme le diverse anime che si agitano dentro Syriza e nel suo elettorato. Ma, soprattutto, il problema è quale sarà la sua strategia in politica estera, la prospettiva con la quale saprà guardare anche fuori dalla Grecia, ai bisogni comuni europei e alle possibili alleanze internazionali, le uniche che saranno in grado realmente di combattere le più dolorose metastasi del cancro dell’Unione: il [url”Meccanismo europeo di stabilità “]http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=0CCMQFjAA&url=http%3A%2F%2Fit.wikipedia.org%2Fwiki%2FMeccanismo_europeo_di_stabilit%25C3%25A0&ei=qXrKVPHwI8_latLrgLgK&usg=AFQjCNFzABW56pCvGhP2S5arb1TjZrKuSg&sig2=PzCXFZudMnABcd4-runcSg&bvm=bv.84607526,d.d2s[/url] (MES), e il [url”Patto di bilancio europeo”]http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&sqi=2&ved=0CCEQFjAA&url=http%3A%2F%2Fit.wikipedia.org%2Fwiki%2FPatto_di_bilancio_europeo&ei=AHvKVJqABdjbauy-gIgJ&usg=AFQjCNH9ENxuBPkCApNSMvTVZ-JLFmMGNg&sig2=tG18sGU0SFHwGqjMsLpEpw&bvm=bv.84607526,d.d2s[/url] (“fiscal compactâ€).
Quanto sopra rimanda alla seconda considerazione. Quale blocco sociale o insieme di interessi rappresenta oggi Syriza? Quale sarà la tenuta di un siffatto blocco? In che modo rappresentati e rappresentanti sapranno stabilire nuove regole fiduciarie? Una coalizione che ha saputo costruire in così breve tempo un consenso autenticamente popolare – aumentando di 30 punti in poco più di cinque anni il numero dei suoi elettori – scendendo in strada tra i più deboli e i più colpiti dal tritacarne dell’austerità , facendosi parte attiva, quasi porta a porta, di un sostegno concreto alla popolazione, come reagirà al contraccolpo delle responsabilità di governo, alle accuse delle opposizioni neoliberiste, agli sgambetti della finanza, alle incessanti necessità di un paese in ginocchio con il piede tedesco pronto a schiacciarlo?
La distanza fra essere delle vittime e avere consapevolezza critica di esserlo in un dato contesto storico, e ancora, tra sentirsi privati di un diritto e avere coscienza di ciò che è giusto fare hic et nunc, può essere enorme. La distanza tra pensiero e azione, per una forza politica e un leader che devono guidare la riscossa di un paese intero e fors’anche di una nuova idea di Europa, può essere tale da far tremare le vene e i polsi al solo pensarci.
Eppure bisogna avere fiducia in questa opportunità che Syriza e Tsipras potrebbero rappresentare. La rinascita di una cittadinanza attiva, nazionale ed europea, tanto vituperata e rinnegata nell”epoca della moderna democrazia occidentale a trazione finanziaria.
Un obiettivo ambizioso. E per ottenerlo si dovranno probabilmente superare quelle visioni di governo care alla vecchia politica dei due blocchi, marxista-leninista da una parte e cristiano-(social)democratica dall’altra, che pure funzionarono con alterne fortune e grandi sacrifici in passato, in un sistema socio-economico che era però la risultante di condizioni iniziali e di variabili geopolitiche oggi non più corrispondenti con l’attuale complessità dei problemi globalizzati.
Di questo cambiamento ci sentiamo di poter dire che Alexis Tsipras ha le carte in regola per essere protagonista nel suo Paese. Sicuramente meglio di altri che erano in lizza in quest’ultima tornata elettorale greca. L’auspicio è che possa essere di esempio anche in altri Stati europei alle prese con il nemico comune rappresentato dalla Troika.
Intanto, in casa nostra si gioca al gratta e vinci delle “quirinarieâ€. L’ombra del futuro Capo dello Stato incombe. Spuntano fuori nomi innominabili, si fanno congetture, il Presidente del Consiglio invoca a gran voce di votare “scheda biancaâ€, le opposizioni si appellano di nuovo all’infausta pratica del “turarsi il naso  nel pieno rispetto di un patto di stampo mafioso detto “del Nazarenoâ€, istituzionalmente irrilevante e politicamente riprovevole. Avanti così, il Parlamento della Repubblica italiana approva.
(29 gennaio 2015) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.it/[/url]‘