Caleidoscopio Tsipras

Quelli che Tsipras sbaglia tutto, quelli che lo paga Soros, quelli che è il grimaldello di Putin, quelli che porterà la Merkel in Tribunale, quelli che le bacia la pantofola

Caleidoscopio Tsipras
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3 Febbraio 2015 - 20.45


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di Pino Cabras.

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Non vedevo da anni una tale varietà di
interpretazioni come ora per Tsipras. È normale che su qualsiasi argomento ci
possano essere punti di vista molto diversi e conclusioni incompatibili. Di
solito tutto ciò –  per mia indole – mi
piace assai, perché trovo che sia sempre uno sforzo molto edificante il ritrovare
una verità interna in ciascuno dei pensieri che per altri versi rigetterei.
Relativizzare non è indolore, e richiede soglie di sopportazione e di pazienza
molto elevate. Ma ne vale davvero la pena. Lo dico senza ironia, con dedizione alla
filigrana della verità, e non per passione per il capello in quattro.

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Poi ci sono i casi in cui i punti di
vista incompatibili sono talmente tanti da essere il plastico della Babele
biblica, riprodotto dentro un caleidoscopio, al centro di una stanza di specchi
deformanti di un luna park, a sua volta sovrastata da luci stroboscopiche
riciclate da una discoteca anni ottanta di Rodi. Lo so che non siete mai stati
in una discoteca di Rodi, e nemmeno io, ma ci siamo capiti. Ecco, allo stesso
modo intravediamo Tsipras sui media e sui social network.

Così – rimestando nello zibaldone
prismatico –  troviamo quelli che Tsipras
ha già sbagliato tutto, e quelli che lo paga Soros, e quelli che no, è il
grimaldello di Putin, e quelli che Alexis porterà la Merkel in Tribunale, e
quelli che ad Angela sta baciando la pantofola, e quelli che è un comunista, e
quelli che se la fa con la destra.

Difficile trovare una verità interna senza
far troppo torto al principio di “non contraddizione”, così caro a quel vecchio
antenato greco di Tsipras. Ma forse c’è qualcosa che accomuna tutte queste
posizioni, specie sul web: sono tutte alla ricerca di quella magagna rivelatrice
che da sola annulla la complessità del corso degli eventi, mettendo fatalmente
il governo greco dalla parte sbagliata della storia.

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In effetti il governo greco, come la
nazione che rappresenta, ha la sfiga di trovarsi in una storia sbagliata, come
una capretta in una corrida, per giunta davanti a un trio di toreri particolarmente
psicopatici, la famosa troika. Scommettere su qualche problema per la bestiola
è fin troppo facile: “tragedia” (τραγῳδία) è proprio una parola greca e “tràgos”
era il suo babbo, predestinato e caprone.

Qualsiasi governo assediato da debiti e da
grandi potenze che non controlla è di per se stesso imperfetto. Tsipras e i
suoi ministri hanno ben pochi strumenti risolutivi, sebbene nel caleidoscopio
stroboscopico ognuno gliene suggerisca di istantanei e rivoluzionari.

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Provo a vedere la cosa al netto delle
lezioni di vita da impartire ad Alexis Tsipras. Il terreno non l’ha scelto lui,
e gli avversari sono molto dopati, ma la partita la gioca lo stesso, perché la
deve disputare con dignità, senza possedere armi segrete, ma solo un sostegno
popolare costruito casa per casa. La posta in gioco è fare della Grecia un
paese in grado di sottrarsi alle troppe soggezioni e di tagliare pian piano i
fili che oggi lo legano, per tessere poi trame nuove.  Ãˆ una moderna battaglia per l’indipendenza
greca, che non si combatte in un campo militare, ma richiede pragmatismo,
sagacia tattica, diplomazia, capacità di alleanza con tutti quelli che, anche in
altri paesi, si battono per riconquistare l’indipendenza e la sovranità della propria
comunità nazionale. Si tratta di quelle forme di “gradualismo necessario”
dietro le quali le sinistre europee hanno prima cercato l’alibi per la propria meschinità,
e poi il gusto autentico dell’inganno a carico delle genti che dovevano
rappresentare, cedimento dopo cedimento. Un gradualismo che inevitabilmente si
attira un sospetto, affinato da quasi quarant’anni di osservazioni, che ricade non
solo su chi si è arreso progressivamente al nemico, fino ad amare il Grande
Fratello, ma su chiunque faccia politica come arte del possibile.

Eppure il sospetto non deve impedirci di
vedere tutti gli strumenti utili a una transizione verso un nuovo modello di
relazioni politiche ed economiche, che sono tanti, fecondi, e certamente
migliori della dittatura europea e del vento di guerra atlantista. Se chi vuole
cambiare le cose avesse un minimo di ambizione autentica, dovrebbe subito aiutare
la Grecia per aiutare tutti noi. Prima di dare lezioni ai greci, penso sia
meglio apprendere qualcosa da loro.

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