'Club ''Sofia'', le idee forti per l''Europa'

'Secondo appuntamento del Club ''Sofia'', il think tank pan-europeo formato da Giulietto Chiesa e vari politici e intellettuali per un''idea nuova della sicurezza europea'

'Club ''Sofia'', le idee forti per l''Europa'
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12 Maggio 2015 - 21.57


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CLUB
“SOFIA” (iniziativa pan-europea)

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Dichiarazione
del 25 Aprile 2015

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Il
secondo incontro del Club “Sofia” si è tenuto alla vigilia delle
celebrazioni per il 70-esimo anniversario della Vittoria nella
seconda Guerra Mondiale. Questo anniversario in primo luogo è stato
denigrato dai tentativi di di sminuire il ruolo dell’URSS e di
altri paesi nella vittoria su Hitler e i suoi alleati; in secondo
luogo siamo in presenza di una crescita delle tendenze neonaziste in
Europa.

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Un
anno e mezzo fa, nella prima dichiarazione del Club “Sofia”,
dicemmo che l’intero processo dell’integrazione europea era stato
stravolto e che aveva assunto una direzione sostanzialmente opposta a
quella primigenia. Oggi, con rammarico, constatiamo che la nostra
previsione era giusta. Ancor più: oggi è del tutto evidente (per
chi vuole vedere) che l’Unione Europea non è in condizione di
individuare e risolvere i suoi problemi interni. La tragedia della
Grecia si prolunga e si aggrava: con le attuali regole essa non potrà
essere risolta, e neppure potrà essere contenuta

La
Grecia è stata oggetto, nel corso degli ultimi cinque anni, di una
vera e propria offensiva economica e politica da parte delle élites
tedesche e di altri paesi europei, delle istituzioni europee, del
Fondo Monetario Internazionale e della finanza internazionale. Tutti
questi soggetti hanno imposto al paese – dichiarando di volerlo
aiutare e salvare, nei fatti difendendo gl’ interessi delle grande
banche internazionali – un programma che ha creato una catastrofe
sociale senza precedenti in tutta la storia del secondo dopoguerra
dell’Europa capitalistica. La democrazia e la sovranità dello
stato greco sono state praticamente abolite. Al paese sono state
imposte inaccettabili condizioni colonizzatrici.

I
circoli dirigenti dell’UE usano la Grecia per imporre a tutto il
continente il dominio della finanza, abolendo di pari passo la
democrazia e demolendo la statualità del welfare state europeo: cioè
le due principali conquiste della civilizzazione europea.

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Noi
esprimiamo la nostra piena solidarietà al popolo greco, che sta
cercando con tutte le sue forze di fermare la catastrofe. Noi
esigiamo che la Banca Centrale Europea, la Commissione, il Parlamento
e il Consiglio cessino di sottoporsi ciecamente alla politica delle
élites finanziarie e di cambiare la loro politica nei confronti
della Grecia. Noi chiediamo a tutti i popoli europei, in particolare
a quello tedesco, di chiedere ai rispettivi governi di smetterla di
ricattare e di premere sul nuovo governo eletto dai greci. Noi
riteniamo che sia necessario un nuovo “Piano Marshall”, che non
solo compensi gli effetti sulla Grecia delle politiche europee, ma
che contribuisca a migliorare la situazione economica e sociale in
tutta Europa, soprattutto nei confronti dei paesi più poveri e
deboli . Esistono in Europa sufficienti risorse per un tale piano, ed
esso può trovarne ancora di più. Riducendo ad esempio le inutili
spese militari. Tutta la nostra storia dimostra che non può esistere
un’Europa senza solidarietà.

E
la Grecia non è il solo esempio di una vera e propria
pauperizzazione strategica. Il problema vero è che non c’è alcuna
crescita economica e che essa non è nemmeno visibile in un prossimo
orizzonte. L’assenza di democrazia e di partecipazione allontana le
persone dalle istituzioni europee nel loro complesso. Lo ha
dimostrato il bassissimo livello di partecipazione alle elezioni del
Parlamento Europeo in quasi tutti i paesi dell’Unione Europea.

L’assenza
di una comune visione del futuro dell’Europa non le consente di
svolgere un ruolo autonomo e sovrano nell’arena internazionale.
Evidente esempio di ciò è il fatto che le istituzioni europee si
sottomettono agl’interessi degli Stati Uniti e considerano
gl’interessi comuni europei come secondari rispetto a quelli del
capitale transnazionale, mentre si stanno svolgendo negoziati segreti
per raggiungere l’accordo TTIP (Accordo Transatlantico per
gl’Investimenti e la Cooperazione).

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Noi
registriamo una rinuncia alla solidarietà europea, il trionfo
dell’egoismo e della separatezza. I fondamentali principi europei
sono stati messi da parte e sostituiti da oscure trame.

La
scomparsa di centinaia di vite di emigranti che cercano di
attraversare il Mediterraneo è una vergogna per l’Europa. E’ una
tragedia che, per molti aspetti altro non è che la conseguenza delle
politiche occidentali, tra cui gl’interventi militari nel mondo
arabo, musulmano, e africano in generale. Gli effetti si sono
realizzati con la demolizione di diversi stati dell’area. Noi
chiediamo l’immediata cessazione delle ingerenze militari
occidentali.

Noi
registriamo la rinascita in Europa del revanchismo e di un
nazionalismo populista di destra, che si accompagna alle pretese di
riscrivere la storia, che si accompagnano, in certi stati membri
dell’Unione, a evidenti atti ed espressioni di intonazione nazista.

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La
guerra civile in Ucraina è stata il frutto velenoso di tre gravi
errori la cui responsabilità è anche europea:

a)
La partnership europea ha assunto il carattere di una vera e propria
espansione imperiale dell’Europa verso est ;

b)
L’allargamento dell’Unione Europea nel 2004, continuato negli
anni successivi con crescente intensità, ha portato all’inclusione
di paesi nei quali mai era stato in precedenza affrontato il problema
di una seria e radicale de-nazificazione, i quali sono stati fatti
entrare nella Nato prima di diventare membri dell’Unione. Si tratta
di quegli stessi paesi che appoggiarono immediatamente il colpo di
stato del febbraio 2014 in Ucraina: atto eversivo che è stato
realizzato su iniziativa degli Stati Uniti con l’evidente
partecipazione di forze revansciste, ultranazionaliste, razziste e
naziste. L’Unione Europea ha apertamente appoggiato quel colpo di
stato, per poi trovarsi intrappolata in un vicolo cieco. E adesso
sarà impossibile assorbire un paese che si trova in una situazione
di totale bancarotta economica, con una classe dirigente del tutto
incompatibile con i principi di base dell’Unione Europea.

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c)
L’Europa, nel corso degli ultimi anni si è totalmente attenuta
alla linea degli Stati Uniti, i quali non solo hanno iniziato e
appoggiato il colpo di stato, ma hanno contribuito a creare un
difficilmente sanabile vallo divisorio tra Russia e Unione Europea.
Una voragine che nuoce gravemente agli interessi economici, politici,
culturali europei. Solo recentemente, in coincidenza con le visite a
Mosca di Merkel, Hollande e Renzi, sembra che la “vecchia Europa”
si sia resa conto dell’incombente minaccia di guerra, nella quale
ora il continente è venuto a trovarsi.

La
divisione dell’Europa ha ormai assunto un carattere drammatico. Una
parte cospicua di paesi membri dell’est, a cominciare dalla Polonia
e dai tre paesi che si affacciano sul Mar Baltico, è sdraiata sulla
linea degli Stati Uniti, e punta a un inasprimento del conflitto con
Mosca con l’uso della pressione militare, dell’espansione della
Nato, delle sanzioni economiche e finanziarie contro la Russia. I
nodi irrisolti della storia europea si sono intrecciati alle
inclinazioni imperiali americane. Occorre sciogliere questo fatale
circolo vizioso.

Il
modello della competizione e del dominio, che è stato il motore
dello sviluppo dell’Europa nel corso dei tre secoli precedenti, e
che si è snodato con una serie di attacchi contro il resto del
mondo, oggi si è trasformato in una macchina che potrebbe
trascinarci nella Terza Guerra Mondiale. Il nostro giudizio del 2013
si è rivelato esatto. Oggi la guerra è già arrivata nel centro
dell’Europa. Si è già formata una nuova “cortina”, abbastanza
alta da dividere l’Europa dalla Russia. E questa volta è
l’Occidente ad averla creata, con il concorso cieco dell’Europa.

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Siamo
in presenza della crisi militare e politica più grave dai tempi del
1962, quando America e Unione Sovietica si trovarono l’una di
fronte all’altra nella crisi dei missili a Cuba. Oggi la
contrapposizione è molto simile: da una parte la Nato, dall’altra
parte, al posto della ormai non più esistente Unione Sovietica, la
Russia moderna. Ma il mondo nel frattempo è radicalmente mutato.
L’idea di un XXI secolo “americano” è irreale e impossibile da
realizzare, in pace. Al suo posto si presenta una politica
dell’Occidente (alleanza tra Stati Uniti e Europa) che proclama le
proprie pretese di dettare al resto del mondo le proprie, nuove
regole di dominio. Si tratta di una ipotesi – ripetiamo- non
realistica e che può realizzarsi solo attraverso una grande guerra.
Se una tale tendenza dovesse prolungarsi , potremmo tutti trovarci ad
essere testimoni di una grande collisione tra l’Occidente, dominato
dalla possente macchina militare americana, e il resto del mondo. In
altre parole: il “miliardo d’oro” contro gli altri sei miliardi
di individui che popolano il pianeta.

Si
tratta, evidentemente, di una prospettiva drammatica. Ma è del tutto
evidente che essa è una prospettiva reale. Lo dimostra il fatto che
tutte le idee precedenti a proposito di una comune sicurezza europea
sono state abbandonate o addirittura sovvertite, sostituite da un
progetto di demolizione del nemico, in primo luogo economica e subito
dopo politica. Questo piano è stato pensato sulla base dell’ipotesi
che l’avversario – nel caso concreto la Russia – si arrenderà,
trovandosi incapace di fronteggiare una tale offensiva. Ma un tale
piano potrebbe rivelarsi illusorio. Il pericolo reale è dunque nel
fatto che la contrapposizione possa trasformarsi in guerra aperta.
Conseguenza immediata di questa situazione è che ora noi già
viviamo in un mondo che è meno sicuro di prima. Ecco perché noi
riteniamo che si debba tornare al più presto alle idee di una
politica di sicurezza in Europa che sia uguale per tutti. Una
concezione della sicurezza internazionale che sia fondata sul
riconoscimento della multipolarità del mondo contemporaneo. E’ il
momento di riconoscere la realtà per quello che è e unire gli
sforzi per mettere in moto processi positivi.

Europa
e Russia non sono nemici. L’Europa non ha nemici. L’Europa e gli
USA sono amici, e tali devono restare, ma con eguali diritti. Da
questo segue che la Nato deve cessare la sua espansione e avviare il
processo della propria riduzione. Europa e Russia debbono insieme
svolgere un ruolo cruciale nella costruzione di una futura nuova
architettura globale, che permetta di evitare una nuova
confrontazione – che sarebbe fatale per tutti – tra Est e Ovest.

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Oggi,
40 anni dopo la firma dell’Atto Conclusivo di Helsinki, c’è la
necessità di convocare una nuova conferenza di quel livello per
esaminare tutte le questioni della sicurezza collettiva e della
cooperazione in Europa.

Ma
noi riteniamo che l’Europa potrà svolgere un ruolo positivo,
insieme agli altri giganti globali, soltanto nel caso che essa non
vada in pezzi, il che è molto probabile. La sua crisi sta producendo
un grave distacco tra i popoli e le loro rappresentanze. Siamo in
presenza di una vera e propria rivoluzione politica, che sta
modificando l’intera fisionomia politica dell’Europa. Una tale
rivoluzione politica si sta verificando in grandi paesi come
l’Inghilterra, la Francia, l’Italia, la Spagna, ma anche in paesi
di minore dimensione, come l’Olanda, la Grecia, il Belgio, la
Finlandia. C’è il rischio che essa ritorni all’indietro, alla
situazione esistente 60 anni fa. Il “patto” che si realizzò
allora tra l’élite politica e il popolo sta andando in frantumi. I
partiti tradizionali vengono abbandonati da parti consistenti dei
loro elettorati , e si producono terremoti, poiché essi si rivelano
ora incapaci di rispettare gl’impegni di quel “patto” che
significava un appoggio politico alle élites in cambio di un diffuso
welfare state per larghe masse popolari. La crisi economica, unita
alle errate ricette per combatterla, che si sono tradotte in una
demolizione degli stati del benessere, si è trasformata in un
ripudio generalizzato da parte degli elettori. Essi sono in cerca di
nuovi partiti, in grado di rappresentarli, ma questi partiti ancora
non esistono, non si sono formati. Essi sono in via di formazione, ma
non esistono programmi, visioni del futuro. E’ la protesta che al
momento domina il quadro. Gli elettorati si muovo verso le estreme: o
a destra, come in Francia, o a sinistra, come in Grecia e in Spagna,
oppure verso nuovi movimenti politici con caratteristiche miste e con
intonazioni ideologiche trasversali, come in Italia e in Inghilterra.

Tutto
ciò indica che gli attuali processi cresceranno e si svilupperanno
ulteriormente. Nel complesso è poco probabile che l’élite europea
attuale sia in grado di tenerli sotto controllo. Più probabile è
che l’attuale leadership sia sostituita o addirittura travolta. E’
indispensabile una riforma profonda dell’attuale fisionomia
istituzione e della legislazione che la sostiene. Essa potrà
avvenire soltanto che verrà ricomposto un dialogo tra per persone e
coloro che sono chiamati a rappresentarle. Ciò comporta in primo
luogo la liberazione dell’Europa dalla Nato e dalla sua attuale
subordinazione agli Stati Uniti d’America.

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FIRMATARI

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• Tatjana
Zhdanoka
(Lettonia).
Deputata del Parlamento Europeo, gruppo “Verdi/ Alleanza per una
Europa Libera”, co-presidente del partito Unione Russa di Lettonia.

• Dmitris
Kostantakopoulos

(Grecia), del movimento politico Syriza, redattore della rivista
Epikaira.

• Zachari
Zachariev
(Bulgaria)
Membro del Consiglio Nazionale del Partito Socialista, presidente
della Fondazione Slaviane.

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• Inaki
Irazabalbeitia
(Paese
Basc
o),
membro del Parlamento Europeo (2013-2014), membro della Direzione del
partito Aralar.

• Sergej
Kurginian
(Russia)
presidente del movimento politico Sut’ Vremeni

• Giulietto
Chiesa
(Italia), ex
deputato del
Parlamento Europeo (2004-2009
),
presidente dell’Associazione Alternativa. Direttore di Pandoratv.it

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• Marija
Mamikonia
(Russia),
membro del movimento politico Sut’ vremeni.

• Anna
Miranda
(Galizia),
deputata del Parlamento Europeo (2012-2013; 2018-2019), gruppo dei
Verdi/Alleanza per una Libera Europa, membro della Direzione del
partito Bloque Nacionalista Galego.

• Ianusz
Nidsvetskij
(Polonia)
membro della direzione del partito Smena

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• Paola
de Pin
(Italia),
senatrice, eletta nel 2013, ora indipendente, nella lista del
Movimento Cinque Stelle

• Bartolomeo
Pepe
(Italia) senatore,
eletto nel 2013, ora indipendente, nella lista del Movimento Cinque
Stelle.

• Mateusz
Piskorskij
(Polonia)
presidente del partito Smena.

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• Krazimir
Premjanov
(Bulgaria),
membro del Consiglio nazionale del Partito Socialista, presidente
dell’Unione delle società Frakij

• Andrej
Safonov
(Transnistria),
candidato alle elezioni presidenziali del 2011.

• Zurab
Todua
(Moldova), deputato
del parlamento (2010-2014, frazione del Partito Comunista.

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• Bogdan
Tsirdja
(Moldova),
deputato del Parlamento, frazione del Partito dei Socialisti.

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