Perché mi auguro che non ci sia accordo tra Grecia e UE

'Idioti! Pare che così commentasse il premier francese rivolto alle folle che lo accolsero dopo l''accordo di Monaco del 1938. Così sarebbe anche ora [Giorgio Cremaschi]'

Perché mi auguro che non ci sia accordo tra Grecia e UE
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22 Giugno 2015 - 20.22


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di Giorgio Cremaschi.

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Idioti!
Pare che così commentasse il presidente del consiglio francese Deladier rivolto
alle folle festanti che lo accolsero per l”accordo di Monaco del 1938, ove la
grande Germania di Hitler umiliava la piccola Cecoslovacchia con il concorso di
tutta l”Europa. Naturalmente tutto è diverso da allora e i paragoni son sempre
forzature, se non per tre singolari coincidenze.

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La
prima è che la piccola Grecia con un PIL inferiore al 2% della UE si trova ad
una tavolo con rapporti di forza a proprio danno simili a quelli della
Cecoslovacchia del 1938.

La
seconda è che un eventuale accordo di Bruxelles provocherebbe in Europa una
euforia incosciente simile a quella di 77 anni fa.

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La
terza è che l”accordo, almeno per la Grecia, non risolverebbe nulla, rinviando
solo per un po” di tempo la resa dei conti con il tentativo di quel paese di
abbandonare le politiche di austerità.

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Purtroppo,
in assenza di mutamenti profondi nelle politiche economiche della Germania e di
tutta la UE, un eventuale compromesso di facciata che allentasse il cappio del
credito sulla Grecia, servirebbe solo a logorare la credibilità ed il consenso
del governo di Syriza, servirebbe a “renzizzare” Tsipras. Poi tra
qualche tempo la UE e la Troika tornerebbero all”attacco, per far
definitivamente fallire il solo esperimento politico di sinistra nel continente
europeo colpito dalla crisi e così riproporre con ancora più arroganza la
politica di austerità.

Queste
considerazioni non rappresentano in alcun modo una critica al governo greco.
Nessun europeo di sinistra ha diritto oggi di suggerire o proporre ai greci, di
fronte al silenzio, alla complicità, alla rassegnazione che in tutto il
continente ha accompagnato l”intervento della Troika verso quel paese. I grandi
sindacati, i partiti socialisti son stati o complici dei creditori o passivi.
La sinistra radicale non è riuscita a fare nulla di significativo. Le nuove
forze indignate son troppo giovani e troppo legate alla crisi dei loro paesi
per costruire una iniziativa internazionale. La destra euroscettica
conservatrice e fascista ovviamente ha solo da guadagnare dal crollo delle
speranze suscitate da Syriza. In sintesi la Grecia è sola e noi possiamo solo
colpevolmente stare a guardare. Ciò nonostante c”è da augurarsi che il
confronto impari di Bruxelles si concluda senza accordo e che l”Europa
precipiti nella crisi di sistema che merita e che è necessaria perché le cose
cambino.

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Sgomberiamo
il campo dai valori civili e morali. Questa Europa li ha sommersi nelle
scogliere di Ventimiglia e nelle frontiere del Donbass ucraino ove sostiene
truppe che si fregiano di simboli nazisti. Se nel passato si era potuto coprire
gli interessi finanziari con i superiori valori democratici del continente,
oggi questa ipocrisia mostra tutta la sua malafede. Questa Europa difende solo
le sue ricchezze e i suoi ricchi, e cerca di associare i suoi sempre più
numerosi poveri a questa lotta contro il testo del mondo. Non cӏ nulla di
progressivo e avanzato in un continente che distrugge il suo più importante
risultato, lo stato sociale, e poi cerca di indirizzare la rabbia dei suoi
esclusi verso quelli che stanno fuori. Se si ragionasse sul piano morale questa
Europa sepolcro imbiancato meriterebbe solo di essere travolta.

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Ma
anche sul piano più cinicamente economico bisogna augurarsi la rottura. Il
merito della cosiddetta trattativa tra il governo greco e la Troika è di aver
fatto emergere due verità di fondo.

La
prima è che l”Unione Europea è guidata dalla Germania, è un sistema planetario
con al centro il sole tedesco. Questo sistema si confronta poi con quello che
ruota attorno agli USA, con il FMI, persino con i BRICS. Ma sempre secondo gli
interessi e le regole dettate dal paese guida. Non c”è l”Europa, c”è la
Germania.

La
seconda verità l”ha brutalmente ammessa il ministro delle finanze tedesco
Schauble, che ha dichiarato che Euro ed austerità sono la stessa cosa.

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È
vero, la moneta unica non è solo una moneta, ma un modello di sviluppo
economico. Basta guardare i trattati che l”hanno istituita, a partire da quello
che varò il serpente monetario europeo nel 1979, al quale il PCI di Enrico
Berlinguer si oppose rompendo la politica di unità nazionale con la DC. Per poi
passare a Maastricht, al fiscal compact
e a quel mostruoso pareggio di bilancio costituzionale, che fa sì che il
ministro Padoan possa rimproverare alla Corte Costituzionale di non essere
compatibile.

L
”Euro e le politiche di austerità sono coniate dalla stessa zecca e hanno lo
stesso corso legale, anzi hanno lo stesso scopo. Quello di affermare sul
continente europeo un sistema di capitalismo selvaggio che travolga diritti del
lavoro, contratti, servizi, pensioni e scuola pubblica.

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Un
modello americano a trazione tedesca questa è l”economia dell”Euro. È
riformabile? La vicenda greca di questi mesi dimostra di no.

La
questione non è il debito. Un mese di quantitative
easing
con cui la Banca Centrale Europea finanzia il sistema bancario
perché finanzi il debito, vale 70 miliardi. La Grecia ne chiede 7, tre giorni
di lavoro di Draghi. Quando nel giugno 2011 il presidente Napolitano proclamò
la necessità dei più ampi sacrifici per ridurre il debito, questo era pari a
1900 miliardi. Ora siamo a 2200 miliardi, trecento in più, una cifra pari a
tutto l”ammontare del debito greco. Ma l”Italia è virtuosa perché ha tagliato
le pensioni e garantito la libertà di licenziamento e persino di spionaggio dei
lavoratori. L”Italia è virtuosa perché fa le “riforme” chieste dalle
banche e aggiunge altre privatizzazioni alle tante già disastrosamente
realizzate. L”Italia è virtuosa perché il suo governo riceve gli applausi di
Marchionne. La Grecia invece con il nuovo governo ha timidamente tentato di
fare un”altra politica, e per questo va posta all”indice.

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Questa
Europa non è riformabile, così come non lo era quella dominata dalla Santa
Alleanza degli imperatori del 1848. Certo se scoppiasse una rivoluzione in
Germania tutto cambierebbe. Ma in attesa che quello accada, la sola possibilità
di costruire un” alternativa all”austerità sta nella rottura della macchina
europea e del suo cardine monetario: l”euro. Come ha scritto Papa Francesco
nella sua Enciclica Laudato Si’: «Non
basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita
finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso. Su questo tema
le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro…»

Lo
stesso vale per i diritti sociali, non cӏ conciliazione tra essi e
l”austerità, non c”è una via di mezzo.

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Per
questo una rottura a Bruxelles ci porterebbe in una terra sconosciuta, come ha
detto Draghi, dove le vecchie politiche di austerità non potrebbero più essere
imposte e guidate con il pilota automatico. Certo non sarebbe il ritorno
all”Eden, ma a quel punto le politiche pubbliche e di eguaglianza sociale
avrebbero una possibilità, possibilità che viene totalmente negata dal sistema
europeo attuale.

La
crisi della moneta unica farebbe avvicinare l”Italia alla Grecia, alla Spagna,
a paesi con economie e problemi simili e forse fermerebbe anche la marcia
angosciante e catastrofica verso il confronto militare con la Russia. Insomma
la rottura dell”Europa dell”euro non sarebbe la soluzione, ma la premessa indispensabile
per trovare una soluzione giusta alla crisi. La Grecia naturalmente all”inizio
verrebbe sottoposta a tutte le minacce e rappresaglie possibili e sarebbe
necessaria verso quel paese la solidarietà che finora non c”è stata. Ma alla
fine, magari con opportuni accordi con i BRICS, quel paese mostrerebbe a tutto
il continente che la via sconosciuta costruisce più futuro di quella nota che
non porta a nulla.

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Ma
qui mi fermo perché è molto più probabile che alla fine un accordo finto si
trovi e che tutto continui andare avanti verso il baratro. A quel punto
l”opinione pubblica europea e le Borse festeggeranno lo scampato pericolo.
Idioti.

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