importante: la cessione della sovranità fiscale. Paolo Savona non è uno
qualunque: è un economista che spicca per il coraggio delle sue tesi ma
tutt’altro che ostile alle istituzioni. Docente universitario,
presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi, è stato
Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, con delega al
riordinamento delle partecipazioni statali nel Governo Ciampi (aprile
1993-aprile 1994), poi nel biennio 2005-2006 Capo del Dipartimento per
le Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio dei ministri e
Coordinatore del Comitato Tecnico per la Strategia di Lisbona, che ha
redatto il Piano Italiano per la Crescita e l’Occupazione presentato
alla Commissione Europea il 15 ottobre 2005. Ed è anche vicepresidente
vicario di Aspen.
non sempre è allineato con l’establishment. Seppur favorevole al
processo di integrazione, è stato da subito un irriducibile critico
dell’accordo di Maastricht che riteneva basato su parametri privi di
basi scientifiche e nocivi, poiché introducevano rigidità anziché
promuovere la flessibilità necessarie per rendere davvero competitiva
l’economia del Vecchio Continente. E lo ha dimostrato ancora una volta
pubblicando, sul sito Scenari Economici, l’appello pubblico a Mattarella. Dai toni rispettosi ma dai contenuti forti.
concordato con il presidente della BCE e con il ministro dell’economia e
delle finanze italiano un accordo per cedere alla Ue la sovranitÃ
fiscale residua, come desiderato dalla Bundesbank.
semplici: l’Italia rinuncerebbe a decidere la propria politica fiscale,
rinunciando anche a quei pochi margini di autonomia che le rimanevano.
Invece di uscire dal paradosso di un non-Stato europeo
formato da non-Stati nazionali si intende approfondire questa strana
configurazione istituzionale, perché appare vantaggiosa a pochi paesi
capeggiati dalla Germania.Poiché la tesi del vantaggio che potremmo ricavarne è priva di
fondamento, da tempo si insiste nello spargere terrore su quello che
avverrebbe se l’euro crollasse, trascinando il mercato unico,
aggiungendo la ciliegina della speranza che in futuro le cose andranno
meglio e che si va facendo di tutto affinché ciò avvenga.Vivere nel terrore del dopo e nelle speranze che le cose cambino,
senza attivare gli strumenti adatti affinché ciò avvenga, non è
posizione politica dignitosa.
A ogni buon conto, se una tale scelta maturasse, Lei non
potrebbe ratificarla, perché l’art. 11 della Costituzione dice
chiaramente che l’Italia: consente, in condizioni di parità con gli
altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento
che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce
le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.Naturalmente diranno che la decisione risponde a queste condizioni
(pace, giustizia e parità con altri Stati) ma, sulla base
dell’esperienza fatta con la cessione all’Unione Europea della sovranitÃ
di regolare i mercati e di battere moneta, queste sono pure ipotesi,
una vera truffa per taluni e un’ingenuità per altri, che né la scienza
economica (mi passi il termine), né la politica, che pretese di scienza
non ha mai avuto, possono asseverare.
E invece… La prima settimana, nulla. Ho pensato: il Quirinale sarÃ
ancora in vacanza. Poi è trascorsa una seconda settimana e una terza.
Sempre e solo silenzio.