Corbyn: sarà un altro Tsipras?

#Tsipras cedette la camicia alla UE. #JeremyCorbyn ha rotto con gli assiomi della sinistra neoliberista. Su #UE e #Welfare si gioca la sua camicia.

Corbyn: sarà un altro Tsipras?
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Redazione Modifica articolo

15 Settembre 2015 - 19.29


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da SenzaSoste.it.

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L’aneddoto,
lanciato via Twitter dalle agenzie di stampa di tutto il mondo, di
Tsipras che dopo aver lanciato la giacca dice alla commissione Ue “e ora
volete la mia camicia?”
, secondo alcune fonti lanciandola secondo altre
no, deve essere ben tenuto a mente da ogni genere di sinistra. Perché
poi è andata a finire che la camicia, la commissione Ue, se l’è presa
davvero
.


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La
sconfitta di Syriza in Grecia le cui definitive proporzioni politiche
(non quelle elettorali) saranno chiare nell’autunno, porta però alla
questione Corbyn
. Ovvero al fatto se il nuovo leader laburista o meno si
candida ad essere il prossimo Tsipras: sconfitto, con un partito che si
frammenta, con un progetto politico che si rivela inefficace.


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Certo,
Syriza è un partito, che ha subito una seria scissione, che si è
trovato a combattere una battaglia drammatica, per la Grecia, in
condizioni di inferiorità e di reale isolamento
. Al netto delle
posizioni politiche moderate, ed economicamente poco innovative, i
membri del governo greco a luglio sembrano aver firmato una resa simile a
quella dei francesi ai tedeschi nel 1940. 

L’importante è che i greci
vivano il loro agosto 1944, con la liberazione di Atene come quella di
Parigi dell’epoca, ma l’esito non è affatto scontato. 

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Il Labour party
invece non è al governo, opera in un paese che resta una delle più
importanti economie mondiali, che comunque cresce, ha una banca centrale
autonoma e, soprattutto, esprime un Pil che per metà è composto di
servizi finanziari. 

È un paese fortemente ineguale, classista ed
altamente tecnologico, dove la City finanzia direttamente le start-up
dell’area londinese in materia di prodotti e servizi hig-tech, dove i
capitali possono affluire da tutto il mondo e plasmare i territori. È un
paese dove austerità del bilancio pubblico e sviluppo dei servizi
finanziari compongono la spina dorsale di ciò che chiamiamo
governamentalità. In ogni settore.


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È
evidente che Cameron ha vinto le elezioni di maggio, contro un bollito
Milliband promotore di una austerità light subalterna alla proposta
conservatrice
, poggiando sulla propria maggioranza sociale: quella che è
alimentata dal 50 per cento di Pil in prodotti finanziari. Maggioranza
nella quale criticità ed ineguaglianze non mancano – il lavoro nelle
miriadi di filiere tecnologiche e dei servizi finanziari, e della
logistica qui correlata, è solo comandato ma non espresso da decine di
milioni di Gordon Gekko o di Roman Abramovich Рma che ̬ comunque
espressione di un mondo che non vede niente altro che la dimensione
neoliberale

Non è quindi un caso che Corbyn, nel suo discorso di
insediamento abbia dedicato spazio a giovani e astenuti. Si parla delle
categorie socialmente distanti dalla dimensione del Pil espresso dai
servizi finanziari che ha permesso la vittoria di Cameron
(e fatta
pressione sulla Scozia durante il referendum).


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Corbyn
è espressione di una sinistra radicale presente in tutte le battaglie
sui diritti degli ultimi decenni, che hanno visto Corbyn parlamentare
della sinistra labour: dalla lotta contro l’apartheid, al riconoscimento
della causa irlandese, allo smantellamento dei programmi di riarmo
nucleare fino al sostegno di ogni genere di sciopero a protezione del
lavoro e dello stato sociale. Inappuntabile anche i termini di spese
personali. Nel 2009, rilanciato dal Telegraph, scoppiò uno scandalo
sulle spese dei parlamentari e Corbyn risultò, oltre che assolutamente
corretto nei rendiconti, tra i membri del parlamento con minori spese.


Diciamo
che Corbyn rappresenta il tipo di parlamentare Labour rimasto nel
dimenticatoio durante, e dopo, la generazione dei Tony Blair
. Quanto i
primi erano, e sono, difficilmente distinguibili dai conservatori quanto
i Corbyn, rimasti a lungo in forte minoranza, hanno testimoniato
l’importanza di sostenere battaglie di sinistra. Fino a prendersi, con
una rete di militanti e di attivisti, la testa del partito. Nel Labour
sono stati quindi sconfitti due assiomi, che hanno regnato come verità
assolute dall’inzio degli anni ’90 ad oggi: il primo era “si parla di
economia solo in termini compatibili con la City”
(magari corretti da
interventi di welfare sui territori), il secondo “si vince politicamente
solo occupando il centro”
.


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Corbyn
ha vinto rompendo con i due assiomi. Sicuramente le parole d’ordine
legate al ripristino del welfare, alla ripubblicizzazione dei servizi si
proporranno, con forza, ad ogni mossa dei conservatori. Come la
questione dell’accoglienza dei rifugiati, sfidando coraggiosamente una
opinione pubblica che, con la bolla Ukip poi sgonfiatasi con le
politiche di maggio, ha idee sull’immigrazione favorevoli a una rigida
regolazione. O come, tema non secondario, il tema dell’autonomia, nella
devolution
, scozzese.


Ma
è sulla visione dei rapporti con l’Ue, nel momento il cui Cameron
intende rivederne i rapporti in senso maggiormente concorrenziale, e su
come si coniuga economia e diritti
che Corbyn si gioca la sua camicia

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I
laburisti, dopo la seconda guerra mondiale, hanno costruito la propria
fortuna politica con l’idea che il welfare fosse un guadagno per tutti,
anche economico. Che l’economia di pace fosse materialmente più
conveniente di quella di guerra. È su questi punti, Ue e welfare, che
Corbyn si gioca la sua camicia.

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