Francia: "Nuit Debout". La rivolta che non ti aspetti (reportage)

'E'' dal basso che anche Oltralpe fa capolino l''alternativa ad un sistema al tramonto. Un''ondata di mobilitazioni che spazza via i vecchi ceti politici e un certo cupo pessimismo '

Francia: "Nuit Debout". La rivolta che non ti aspetti (reportage)
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14 Aprile 2016 - 20.06


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Un racconto interessante, per quanto un po” fazioso (data la fonte) sul movimento di rivolta che sta scuotendo Parigi e alcune città della Francia.
E” dal basso che anche Oltralpe fa capolino l”alternativa ad un sistema al tramonto. Un”ondata di mobilitazioni che spazza via i vecchi ceti politici ed il cupo pessimismo per cui… “Oddio, arriva il Front national, non c” niente da fare”. Ed è significativo che una delle “rock star” del movimento sia il compagno a amico Frédéric Lordon, intellettuale no-euro, spietato critico della sinistra “europeista”, che chiama alla riconquista della sovranità nazionale, alla difesa della democrazia e che senza esitazioni rivendica i valori dell”eguaglianza sociale.

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I nottambuli antimacron 

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di Paolo Peduzzi.

«Dietro al ragazzo con il cappello che sta parlando in un angolo di Place
de la République
c’è un cartello con i gesti ammessi per manifestare i propri
sentimenti in modo gentile, perché la serenità dei dibattiti qui è sacra.

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Sono i gesti che rappresentano “la democrazia”, nove posizioni stilizzate,
che sembrano un po’ quelle che sbucano dai muri delle palestre per rafforzare
muscoli e respirazione.

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Le più utilizzate sono: agitare le mani in aria in segno di approvazione, o
incrociare le braccia, quando non si è d’accordo. Le mani alzate, una a pugno
chiuso l’altra sventolante a dita aperte, sono il simbolo di Nuit
Debout
, il movimento degli indignados parigini, che dal 31 marzo si
riuniscono nella piazza più celebre soprattutto in questo ultimo anno francese,
con la statua della République ornata di ceri, candele, messaggini, scarabocchi
e manifesti — quello che è rimasto appeso più in alto, solitario, dice: “dove
sei democrazia?”
.



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Nuit Debout, che vuol dire Notte in Piedi, è una manifestazione partita il 31 marzo in
opposizione alla riforma sul lavoro [in perfetto stile neoliberista, ndr.] del
governo di Manuel Valls, ma presto è diventata un sit-in permanente, con
ambizioni di espansione fuori Parigi, ovviamente, ma anche fuori dalla Francia.

La piazza che aspira a diventare paneuropea non ha leader riconosciuti,
anche se è molto popolare tra i ragazzi che si riuniscono nel cuore di Parigi,
François Ruffin, il regista di un documentario che si intitola “Merci Patron!”,
che sabato scorso si è presentato di fronte alla piazza e con la consueta
serenità ha esortato i manifestanti a “uscire dalla piazza” e a passare alla
seconda fase, per farsi sentire di più, e da tutti: nominare degli ambasciatori
di Nuit Debout e conquistare banlieues e campagne.

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Ruffin indossava la sua maglietta d’ordinanza con scritto “I love Bernard
Arnault”, il capo del gruppo del lusso LVMH che è il “patron” che dà il titolo
al documentario satirico uscito alla fine di febbraio e che, come è intuibile,
è contro la rapacità degli imprenditori.

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Non è un caso quindi che tra i cartelli che nel fine settimana circolavano
nella piazza di Nuit Debout ben più piena che nei giorni feriali ce
ne fosse anche uno che diceva: “Macron assassino”, dove Macron è l’arcinoto
ministro dell’Economia francese, un superliberale che fatica a liberalizzare un
paese profondamente conservatore, che ha appena lanciato un suo movimento, “En
marche!”, già stigmatizzato come il partito dei padroni.

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Lunedì mattina la polizia ha cercato rapidamente di sgomberare il sit-in,
creando un pochino di confusione, ma nemmeno troppa, perché i lavori sono
ricominciati già alla sera: l’urgenza è alta, si sa. Il momento di pausa è
servito soprattutto ai media, che hanno così potuto parlare un po’ di Nuit
Debout
: i giornali francesi sono innamorati di questi sparuti indignados,
in questi giorni hanno raccontato con immagini e reportage ogni angoletto della
manifestazione, al punto che uno dei leader della piazza, leader non
riconosciuto come tutti qui, non ha voluto nemmeno parlare con il Monde,
dicendo di aver avuto “una copertura mediatica sufficiente”.

Con la tv di Debout e qualche personaggio più efficace degli altri, il
brand è diventato ormai un franchising: c’è il corner dell’istruzione, quello
del lavoro, quello dei libri e degli stand da mercatino tradizionale: il più
bello, sarà che è primavera e c’è tanta voglia di fiori, è “jardin debout”,
casse di legna e pianticelle, con il cartello “riprendiamoci il controllo sui
nostri semi” in bella vista.

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Il momento di pausa è anche servito ai manifestanti per farsi delle
domande: che cosa vogliamo fare adesso? Che cosa andiamo cercando? Cosa
desideriamo essere domani?

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I partiti vedono con terrore questa piazza: in Francia c’è un’atmosfera elettorale
da fine del mondo anche se manca un anno alla contesa presidenziale, con il
presidente François Hollande ai minimi nei sondaggi, una grande agitazione per
lo strappo di Macron, e la paura totalizzante dell’avanzata del Front National.

Ci mancavano giusto gli indignados che sognano di diventare
come Podemos in Spagna.

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I media sono già conquistati alla causa, parlano dell’ambizione europea
di Nuit Debout con lo stesso slancio con cui gli stessi media
si occupano del partito paneuropeo dell’ex ministro dell’Economia greco Yanis
Varoufakis
: inebetiti dal fascino della democrazia dal basso, qualsiasi sbocco
essa abbia (semmai ne dovesse avere qualcuno).

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I manifestanti riconoscono il loro potere — la piazza va forte ovunque,
quella francese poi è tra le più efficaci del mondo, se si tratta di riforme
del lavoro in particolare, come dicono alcuni studenti di Nuit Debout:
“non c’è nessuno più temibile di noi” — ma ancora non hanno deciso come
sfruttarlo al meglio.

Frédéric Lordon, schivo economista-filosofo [uno tra i più decisi intellettuali no euro
della sinistra francese, ndr.] che
arringa la folla ma si innervosisce se si sente definire “la rock star dei
nottambuli”, chiama alla lotta di classe, dice che lo sciopero deve essere
generale e prolungato, che ci sono prezzi necessari da pagare, che “quel che
inizia in una piazza poi non finisce mai lì”, si fa più grande, più influente,
più autonomo.

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Lordon ama gli slogan poetici, “bisogna bloccare tutto prima che qualcosa
si sblocchi, arriva inevitabilmente il momento in cui le teste si alzano e
scoprono da sole quanto è indimenticabile la ribellione. Questo momento è il
nostro, questo momento è il nostro”, e sembra che riecheggi nei versi
dell’economista-filosofo quel misto di rabbia e di immobilismo che viene
imputato ai politici e “al sistema”.

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I nottambuli si sentono forti, ma non bastano le escursioni live sui social
media in giro per la città, come “l’apéro chez Valls”, organizzato sabato sotto
casa del primo ministro, che era in visita in Algeria e in questi giorni è
l’uomo più nervoso di Francia (per colpa di Macron, è chiaro). Senza un leader
— le gerarchie sono le vostre! — e con tante piccole commissioni che discutono,
tra fiori e libri, dell’intera scienza umana (“del sesso degli angeli solidali,
della sinistra, rivoluzionari, progressisti”, come ha scritto Erci Verhaeghe
sul Figaro), è difficile trovare uno sbocco comune, se non quello,
che si porta sempre: l’odio verso il flic [sbirro, ndr] che si
avvicina per sgomberare, e che se fa qualcosa di più “be’, allora dobbiamo
reagire”.

C’è l’esempio citatissimo di Occupy Wall Street, che si era
sfaldato nel momento in cui non aveva trovato un leader, e che ha dovuto
aspettare l’avvento di un economista francese come Thomas Piketty per tornare
ad avere una rappresentanza e che oggi si bea di sentirsi il popolo d’elezione
di Bernie Sanders, candidato democratico alle primarie americane. Forse la via
più semplice per la ribellione più conservatrice che c’è, la piazza francese
bella e calda (questa non più di tanto, ma dipende dall’orario in cui si passa
per la Place de la République), è quella di unirsi ai sindacati, che mai come
in questo momento vogliono prendere in ostaggio il Partito socialista, visto
che “l’assassino Macron” ha inaugurato una sua iniziativa politica, lasciando
sguarnito il fronte dentro a un partito che non ha mai superato il tormento tra
socialismo e liberalismo.

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Basta fare un salto alla “bibliothèque Debout” per capire in quale notte
tutti questi manifestanti vogliono rimanere in piedi».  


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Fonte: IL FOGLIO del 13 aprile 2016

Tratto da: http://sollevazione.blogspot.it/2016/04/francia-nuit-debout-la-rivolta-che-non.html.

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