Giochi di parole sul TTIP

'Sarà molto importante la manifestazione contro i trattati che stabiliscono un altro scambio ineguale fra le due sponde atlantiche, disegnando una sorta di ''NATO economica'''

Giochi di parole sul TTIP
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22 Aprile 2016 - 11.07


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Sarà
molto importante la manifestazione nazionale contro i presunti “Trattati
di libero scambio” che stabiliscono un altro scambio ineguale fra le due
sponde dell’Atlantico, disegnando una sorta di NATO economica:

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di
Giampiero Obiso
.

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Uno degli aspetti di maggiore
preoccupazione in merito al TTIP
(Transatlantic Trade Investment Partnership), l’accordo commerciale in fase
avanzata di definizione tra le delegazioni UE ed USA, deriva dal meccanismo previsto per la risoluzione
delle controversie
tra gli “investitori” da un lato, cioè le grandi
compagnie multinazionali, quando queste ritengano di aver subito una lesione
dei propri legittimi interessi al conseguimento di un profitto, e gli stati o
le istituzioni dall’altro, quando adottano provvedimenti regolatori in
contrasto con tali interessi.

La prima previsione del TTIP era costituita
da un meccanismo definito “Investor-State
Dispute Settlement”
, o ISDS. In sintesi, si riservava ad un collegio arbitrale
il compito di decidere sui ricorsi presentati dalle grandi compagnie. Il
sistema – abbastanza frequentemente utilizzato nei trattati commerciali
bilaterali o multilaterali – consentiva agli investitori stranieri di
rivolgersi a collegi arbitrali privati ove ritenessero di aver
subito un trattamento ingiusto presso paesi in cui avessero avviato delle
attività imprenditoriali di qualche tipo. 

I ricorsi – in questo tipo di collegi –
sono spesso decisi in segreto da collegi di avvocati specializzati in diritto
commerciale. La maggior parte dei casi vengono risolti ricorrendo alle regole
stabilite dalla Commissione delle Nazioni Unite sul diritto commerciale
internazionale, dalla Banca Mondiale, o dalla Camera Internazionale di
Commercio.

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Mentre i sostenitori di questo tipo di
meccanismo di risoluzione delle controversie affermano che questo tipo di
“giustizia privata” è necessario per tutelare gli investitori dal pregiudizio
che, nei loro confronti, tradizionalmente orienterebbe a loro sfavore le
decisioni prese nelle aule di giustizia della magistratura ordinaria, il punto
di maggiore emergenza è costituito dal proprio fatto che i trattati che
introducono clausole di questo tipo finiscono per alterare l’assetto giuridico istituzionale degli stati aderenti,
introducendo un nuovo sistema
para-giudiziario
che è, per sua natura, squilibrato e orientato a favore delle grandi compagnie multinazionali. Ad esse,
vengono riconosciuti in via esclusiva poteri e facoltà che arrivano al punto di
poter ricorrere contro provvedimenti legislativi o addirittura contro le
costituzioni di uno stato, e che hanno come immediata conseguenza quella di costituire
un serio deterrente verso qualunque azione legislativa o regolatoria tesa a
definire limiti alla libertà di iniziativa economica nel campo della tutela
ambientale o della salute pubblica.

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Art.
41 della Costituzione della Repubblica Italiana

“L’iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con la utilità sociale o in modo da
recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

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La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché
l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata
a fini sociali.”

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Non a caso, quindi, le previsioni relative
all’ISDS sono state tra quelle che maggiormente hanno provocato preoccupazione
e opposizione al TTIP, fino al punto da spingere la stessa Commissione UE ad
una riformulazione del meccanismo che, secondo quanto affermato dalla Commissaria
UE al commercio Cecilia Malmström [1],
aveva registrato “una completa mancanza di fiducia nei meccanismi
tradizionali di risoluzione delle controversie”.

Si arriva così ad una nuova proposta,
definita ICS – Investment Court System.

Vediamo cosa ci dice la Commissione UE a
proposito del nuovo modello: secondo il primo Vicepresidente della Commissione
Frans Timmermans,

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La
proposta relativa a un nuovo sistema giudiziario per la protezione degli
investimenti rappresenta una reale innovazione. Questo nuovo sistema sarà
composto da giudici pienamente qualificati, i procedimenti saranno trasparenti
e le cause saranno giudicate in base a regole chiare. Il tribunale sarà inoltre
soggetto al riesame di un nuovo organo d”appello. Con questo nuovo sistema
tuteliamo il diritto dei governi di legiferare e garantiamo che le controversie
in materia di investimenti siano risolte nel pieno rispetto dello stato di
diritto.”

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La novità, apparentemente, è rilevante. Stando
a quanto affermano i documenti della Commissione UE, viene istituito, al posto
del collegio arbitrale, un vero “sistema
giudiziario per la protezione degli investimenti”
(sic) composto da “un
tribunale di primo grado e una corte d’appello
”. Addirittura, non senza una
involontaria ironia, si conferma il “diritto
dei governi di legiferare
”, posto che esso è “sancito dalle disposizioni degli accordi commerciali e di investimento”.
L’obiettivo a lungo termine della Commissione, comunque, è quello di vedere il
TTIP e i suoi meccanismi come un passaggio intermedio verso la creazione futura
di una vera “Corte Internazionale degli
Investimenti”
, il cui solo nome mette ansia già oggi.

Si tratta quindi di capire se e quanto la
“riforma” della Commissione UE abbia davvero risolto i problemi dell’ISDS e
abbia consentito di cancellare i peggiori aspetti – sotto questo profilo –
della prima stesura del TTIP.

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A questo scopo, un recentissimo studio è stato co-prodotto da un team i cui membri
appartengono a organizzazioni quali Canadian Centre for Policy Alternatives,
Corporate Europe Observatory, Friends of the Earth Europe, German Forum on
Environment & Development, Transnational Institute.

Ecco il documento:

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Lo studio ha inteso mettere alla prova le
nuove clausole per verificare se effettivamente il nuovo modello possa dare
garanzie di un riequilibrio nei rapporti di forza tra investitori ed entità
istituzionali. A tal fine, sono stati analizzati cinque dei più controversi
casi in cui, negli anni recenti, e in vari trattati o accordi commerciali, gli
investitori avevano attivato il meccanismo ISDS.

Secondo lo studio,

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«la Commissione UE aveva promesso che questo
suo nuovo approccio al tema della protezione degli investimenti – così come
definito nella proposta di adozione dell’Investment Court System (ICS) portata
avanti nelle negoziazioni in corso per il TTIP – avrebbe “protetto il diritto
dei governi di regolamentare ed avrebbe assicurato che eventuali dispute con
investitori internazionali sarebbero state risolte in piena aderenza ai principi
fondamentali dello stato di diritto”. I membri della Commissione avevano
garantito che alcuni dei casi giudiziari più eclatanti, che avevano finito per
diventare il simbolo stesso della palese ingiustizia dell’ISDS, non si sarebbero
più potuti verificare con la riforma di tale sistema
.»

Vediamo innanzi tutto quali sono i cinque
casi esaminati nel rapporto:

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  • Philip
    Morris contro lo stato dell’Uruguay

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Nel
Febbraio del 2010, la multinazionale del tabacco Philip Morris International ha avviato una procedura internazionale
di arbitrato contro l’Uruguay, nel quadro dell’accordo bilaterale di
investimento tra la Svizzera e l’Uruguay “Bilateral Investment Treaty”. La
compagnia ha sostenuto che la legislazione anti-tabagismo adottata dal governo
dell’Uruguay, e in particolare il divieto di vendita di più di un unico tipo di
sigarette con lo stesso marchio, nonché la decisione di rendere obbligatorio
l’uso di immagini dal forte contenuto grafico sulle confezioni di sigarette “è andata ben oltre qualunque legittimo obiettivo
di difesa della salute pubblica
”, e ha privato il marchio della Philip Morris International del proprio
valore commerciale. La compagnia ha chiesto un risarcimento pari a 25 milioni di dollari USA.

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  • TransCanada
    contro gli Stati Uniti d’America

Nel
gennaio di quest’anno, la compagnia TransCanada
ha annunciato di voler far causa contro l’amministrazione degli Stati Uniti
sulla base delle disposizioni del trattato NAFTA (North American Free Trade
Agreement), a seguito della decisione del Presidente Barack Obama di respingere
la proposta di costruzione dell’oleodotto che avrebbe dovuto collegare i
giacimenti di sabbie bituminose del Canada alle raffinerie degli USA. Il
progetto, che, secondo i suoi critici, avrebbe comportato un aumento delle
emissioni di CO2 e un’accelerazione del ritmo del cambiamento climatico in
atto, aveva già dovuto affrontare una vasta opposizione da parte dell’opinione
pubblica. TransCanada ha
annunciato di voler chiedere un risarcimento pari a 15 miliardi di dollari USA;

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  • Lone Pine
    contro lo stato del Canada

 Nel settembre del 2013, la compagnia
petrolifera canadese Lone Pine Resources ha avviato una disputa contro
il governo canadese nel quadro delle disposizioni del NAFTA. Il caso ha preso
vita a seguito della introduzione di un provvedimento (Bill 18) adottato dalla
provincia del Québec. Con tale atto si revocavano tutti i permessi di
perforazione per ricerca di olio e gas sotto il letto del fiume San Lorenzo, e
si proibivano ulteriori prospezioni da parte delle compagnie petrolifere. Il
provvedimento inoltre estendeva l’efficacia temporale di una precedente
moratoria adottata in materia di utilizzo delle tecniche di fratturazione
idraulica (“fracking”), almeno finché non fossero completate le procedure di
valutazione di impatto ambientale. Lone
Pine
ha sostenuto che il provvedimento “Bill 18” aveva costituito una “arbitraria, capricciosa ed illegale revoca”
dei suoi “diritti tangibili di esecuzione
della propria attività di estrazione di petrolio e gas
” al di sotto del
corso del fiume San Lorenzo, benché essa, al momento della proposizione del
ricorso, non disponesse nemmeno, ancora, di tutte le autorizzazioni necessarie
per effettuare tali perforazioni. La richiesta della Lone Pine ammonta a 109,8
milioni di dollari USA
, al netto di interessi e spese.

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  • Vattenfall
    contro lo stato della Germania

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Nel
2009, il gigante svedese dell’energia Vattenfall
ha avviato una procedura arbitrale contro il governo tedesco in forza
dell’Energy Charter Treaty, un trattato multilaterale siglato dopo la fine
della Guerra Fredda per integrare nei mercati occidentali i settori energetici
dell’ex blocco sovietico. La disputa si riferiva al provvedimento di
autorizzazione all’utilizzo dell’acqua dell’Elba, per il raffreddamento della
centrale a carbone posta lungo il suo corso, emanato dal Ministro per
l’ambiente e lo sviluppo urbano della municipalità di Amburgo. La compagnia
affermava, nel suo ricorso, che gli standard di protezione ambientale richiesti
per la concessione del permesso di utilizzo dell’acqua dell’Elba fossero
talmente rigidi da rendere l’investimento economicamente non conveniente, e
richiedeva un risarcimento pari a 1,4
miliardi di euro
. Il caso fu poi chiuso nel 2011, quando la Municipalità di
Amburgo accettò di adottare misure meno stringenti.

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  • Bilcon
    contro lo stato del Canada

Nel
marzo del 2015, un collegio arbitrale, costituito nel quadro delle previsioni
del NAFTA, ha adottato un lodo le cui conclusioni stabilivano che un
procedimento di valutazione di impatto ambientale, avviato dal governo canadese,
aveva violato le regole del trattato previste per la protezione degli
investimenti. La compagnia americana Bilcon
intendeva procedere alla realizzazione di una grande infrastruttura portuale in
un’area costiera, nel Canada orientale, particolarmente sensibile dal punto di
vista ambientale. Il piano prevedeva l’estrazione e la lavorazione del basalto
e il successivo invio via mare verso gli Stati Uniti. Nel 2007, dopo molteplici
studi e un lungo processo di pubbliche consultazioni, una commissione nominata
dal governo aveva emesso un parere contrario al progetto, in considerazione del
suo potenziale impatto ambientale. Il governo della Nuova Scozia e del Canada avevano
poi fatto proprio il parere della commissione e negato l’approvazione del
progetto. Bilcon procedette quindi
ad aprire la procedura di arbitrato, chiusa con una pronuncia a suo favore. La
compagnia sta cercando di ottenere una somma pari a più di 300 milioni di dollari USA a titolo di risarcimento del danno.

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Per ognuno dei casi di cui sopra, il
rapporto ha quindi presentato una accurata analisi, tesa alla verifica della
possibilità che simili richieste siano in qualche modo impedite o ostacolate
dalle nuove previsioni dell’ICS.

Rimandando per i dettagli alla lettura del
documento, le conclusioni sono completamente di segno negativo. Secondo il
documento, infatti,

«Un’attenta analisi di ognuno di questi casi
ha mostrato che tutte queste cause potrebbero ancora essere intentate da parte
degli investitori, e potrebbero addirittura godere di maggiori possibilità di
successo con il nuovo meccanismo dell’ICS. Non
c’è alcuna previsione, nelle nuove regole proposte dalla Commissione UE, che
possa impedire alle grandi società investitrici di intentare causa contro una
decisione di un governo finalizzata alla protezione della salute pubblica e
dell’ambiente
. E non c’è nessun meccanismo di garanzia che possa prevenire
il rischio di decisioni adottate a favore degli investitori, e che prevedano
risarcimenti miliardari a carico degli Stati per il solo fatto di aver adottato
misure a tutela del pubblico interesse
.»

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Quanto poi alle garanzie offerte da un
sistema articolato su due gradi di giudizio ed in cui il collegio sia composto
non più da avvocati specializzati in diritto internazionale commerciale, ma da veri e propri giudici, le riserve sono
enormi. Infatti, prosegue il rapporto,


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«Con il meccanismo dell’Investment Court System, l’interpretazione dei diritti garantiti alle grandi compagnie, così
come delle mal formulate previsioni che dovrebbero limitarne in teoria
l’estensione, continuerà a dipendere da “arbitri” specificamente pagati per
assolvere a questo compito, e non da giudici indipendenti appartenenti alla
magistratura ordinaria. Tali soggetti saranno pagati per ogni singola decisione,
e le gravi carenze in termini di garanzie da possibili conflitti di interesse
presenti nella proposta della Commissione renderanno possibile che la stessa
casta di arbitri professionali pagati dalle compagnie possa costituire l’ambito
di provenienza delle persone che dovranno decidere questo tipo di dispute. L’associazione dei Magistrati Europei ha recentemente concluso, in un documento del
2015
[2], che la proposta della
Commissione UE non rispetta gli
standard
minimi previsti per ogni ufficio di una funzione
giudiziaria affermati dalla
Magna Carta Europea dei Giudici, e da ogni importante dottrina giuridica in
tema di indipendenza dei magistrati
».

Il punto centrale, quindi, non cambia. Che
si parli di ISDS o di ICS, non cambiano le regole del gioco. E tali regole
consentono che sia ancora in piedi un
meccanismo antidemocratico, pericoloso, e che tutela solo gli interessi dei
grandi gruppi
.

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Ancora oggi, un investitore estero potrà
sostenere che un qualunque provvedimento ha leso i propri “legittimi interessi
ai profitti futuri”, e si pone in carico
agli Stati l’onere di dimostrare che le misure adottate siano “necessarie”
,
“non discriminatorie”, e mirate al conseguimento di obiettivi “legittimi”.

Valgano le conclusioni del rapporto:

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«È tempo che la
Commissione Europea metta fine a questo modo di procedere, fatto di esercizi di
“
rebranding” da ufficio pubbliche
relazioni, e intraprenda finalmente un percorso verso una giustizia “vera”,
sbarazzandosi una volta per tutte di qualunque meccanismo arbitrale o
para-arbitrale nel TTIP, nel CETA, ed in ogni trattato commerciale stipulato
dall’Unione Europea
»

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NOTE

(1)            
Vedi dichiarazione in http://europa.eu/rapid/press-release_IP-15-5651_it.htm

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ALCUNI SERVIZI DI
PANDORA TV IN MATERIA DI TTIP:

Speciale PTV: La guerra non dichiarata contro l’Europa

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PTV news 16 luglio 2015 – L’allarme del Sole 24 Ore: “Con
questa Europa non c’è futuro”

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PTV news 9 luglio 2015 – Martin Schulz spiana la strada
al TTIP

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PTV Speciale – TTIP: il trattato top secret

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PTV Speciale STOP TTIP
– Intervista a Marco Bersani

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18 aprile 2015 – Stop
TTIP – Flashmob a Torino

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Speciale Pandora Tv – Cosa è il TTIP?

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Pandora tv – Speciale:
Marco Bersani descrive il trattato TTIP

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TTIP. Un trattato dell’altro mondo.

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