Colloquio con Giulietto Chiesa a cura di Andrea Barcariol.
Italia pronta a incassare il pieno sostegno di Germania, Francia e Spagna nel mini vertice sull’immigrazione che si terrà domani a Parigi. Tra le proposte che, secondo alcune indiscrezioni, dovrebbero essere sottoscritte c’è quella di accordi con Niger e Libia e altre 14 comunità locali sulle rotte migratorie e dei centri nei Paesi africani anche per contrastare il traffico di esseri umani. Su questa tema caldo IntelligoNews ha intervistato il giornalista Giulietto Chiesa.
L’Ue sembra pronta a sposare le proposte italiane sull’immigrazione domani nel vertice di Parigi. Cosa ne pensa?
“Innanzitutto bisognerà verificare se sono vere queste indiscrezioni. In tal caso si tratterà di una svolta positiva. L’Italia deve esigere un cambiamento drastico della posizione dell’Ue. Il governo italiano deve sapere bene cosa chiedere e con quale intensità. Non c’è altra soluzione che una risposta collettiva europea, altrimenti il problema immigrazione è irrisolvibile per l’Italia lasciata da sola”.
Perché Macron ha spinto tanto per ottenere questo incontro?
“Macron credo abbia intenzioni egemoniche in Europa. Se tiene una posizione a favore esclusivamente della Francia credo che avrà difficoltà ad affermare un ruolo francese nell’Ue. Il suo ragionamento è consono alle sue ambizioni a livello europeo e va al di là della coerenza con quanto precedentemente affermato. Immagino che avrà delle proposte che riguardano l’intera Ue e non solo la Francia”.
Tra le soluzioni si parla di Centri in Libia per fermare l’invasione e contrastare i trafficanti di essere umani. Non si sarebbe potuto fare prima visto che se ne parla da anni?
“Certo che siamo arrivati tardi. Non solo. La Nato ha distrutto la Libia senza alcuna ragione o motivazione, se non per interessi di alcuni Paesi. La prima cosa da fare è dire che cercheremo di riparare ai danni che abbiamo prodotto. Altrimenti non si capisce cosa possa significare aiutare i Paesi africani. Il punto fondamentale è che noi siamo responsabili di quanto accaduto, poi cosa significherà aiutare la Libia dipenderà dalle scelte di politiche internazionali che verranno fatte, soprattutto sull’interlocutore con cui parlare e accordarsi. Quale governo vogliamo aiutare? Quello che abbiamo scelto noi occidentali a scapito di altre figure che invece vogliono tornare sulla scena? Dobbiamo fare un accordo politico, questa volta lungimirante, che consenta un governo libico di larghe intese. Non possiamo scegliere l’interlocutore che piace a noi, dobbiamo scegliere un interlocutore che sia corrispondente agli interessi, ai desideri e alla volontà del popolo libico”.
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