di Aldo Giannuli.
Per quanto la politica interna meriti poca attenzione con il suo scenario miserabile, di tanto in tanto occorre occuparsene. Mi riferisco in breve alla questione del sistema elettorale nel cui merito non entro, tanto è palese la sua incostituzionalità, la sua iniquità politica, la rozzezza con cui è stata preparata: D’Attorre ha ragione a segnalare l’enorme imperfezione di due norme in contrasto fra loro nell’art 5.
Mi occupo del dibattito sulle riforme elettorali dal 1987, quindi da trenta anni, e, in presenza di un ceto politico di analfabeti che non capiscono nulla di questa materia, circondati da “esperti” ancor più analfabeti di loro, con Presidenti della Repubblica che, quando non sono complici, sono inerti, e, soprattutto, di una Corte Costituzionale che fa finta di non capire per non assumersi le sue responsabilità, constato l’assoluta inutilità di ogni tentativo di ragionarci su. Per cui, ormai ne ho sin sopra i capelli e l’argomento mi è venuto abbondantemente a noia.
Mi limito ad osservare questo: un parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale e che avrebbe dovuto essere sciolto e restare in carica solo per la gestione ordinaria, ha prodotto una nuova riforma elettorale dichiarata a sua volta incostituzionale, poi ha rimesso mano con un nuovo sistema elettorale cosiddetto tedesco che è stato affossato da un voto segreto, ha poi rimesso di nuovo mano con un nuovo marchingegno dichiaratamente rivolto a colpire il maggior rivale dei due partiti che si accingono ad una riedizione della solidarietà nazionale, e fanno una legge che già presenta evidenti aspetti di incostituzionalità (a cominciare dall’assenza delle preferenze). Per di più questo accade neanche in “Zona Cesarini” ma praticamente fuori campo.
Facciamo due conti: immaginando che si voti il 28 aprile (data massima possibile) ed immaginando che il Senato approvi la legge senza emendamenti (sorvolando anche sulla questione dell’art 5) entro la settimana, poniamo giovedì prossimo 19, restano 191 giorni, dai quali, però, dobbiamo sottrarne 45 che sono il limite minimo previsto dalla Costituzione. Ma siccome è impossibile sciogliere le camere se le norme elettorali non sono “perfette”, occorre anche fare i collegi sia uninominali sia le circoscrizioni proporzionali, ammettendo che li abbiano già pronti nel cassetto, occorre considerare almeno altri 15 giorni di vacatio legis per la pubblicazione della nuova legge ed ulteriori 15 per la pubblicazione sulla Gu dei nuovi collegi. Il che fa 30+ 45 da sottrarre ai 191, per cui abbiamo 116 giorni in cui le forze politiche devono:
a. fare le liste
b. raccogliere le firme per quelli che non ne sono esentati.
Questo al netto di ricorsi, di pasticci sui collegi elettorali e tenendo presente che in mezzo c’è Natale.
Sento parlare addirittura di elezioni il 4 marzo: neanche con Mandrake ci riuscirebbero. Ed il Presidente della Repubblica sta a guardare. Dove avete mai visto una cosa del genere? Neanche in un’operetta. E già questo dice come ci stiamo arrivando alle nuove elezioni.
E veniamo al rapporto fra Pd e giovani: Renzi parlando all’assemblea del Pd (o quel che ne resta) ha proposto un mese di servizio civile obbligatorio che sostituirebbe la leva militare. Una cosa educativa: tanto per abituare i ragazzi a lavorare senza essere pagati. E questo nel momento in cui decine di migliaia di giovani sfilano contro l’alternanza scuola lavoro. Qualche tempo fa, il Pd si rese protagonista di una normativa sul praticantato professionale per cui anche questo era da farsi gratis. Insomma: alternanza scuola lavoro, servizio civile, praticantato, la passione del Pd è far lavorare gratis i giovani, anche 2 o 3 anni.
Conoscete un partito più anti giovani del Pd? E’ una cosa da ribrezzo. Era meglio Berlusconi, credetemi. Il mio sogno? Il Pd che prende meno del 3% e non entra in Parlamento. Lo so, lo so: è solo un sogno e non succederà… ma come sarebbe giusto!
Fonte: http://www.aldogiannuli.it/legge-elettorale-pd-e-giovani/.
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