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Intervista a Daniele Scalea a cura di Marina Tantushyan.
Si avvicina l’appuntamento elettorale del 2018 e, con esso, la necessità di ricomporre le coalizioni e di avanzare serie e credibili proposte di governo. Il Centro-Destra viene da anni tormentati e divisivi che possono, tuttavia, sfociare in una sua positiva evoluzione, come dimostrano i successi ottenuti nelle elezioni locali di giugno.
Per capire come cambierà la mappa politica dell’Italia dopo il voto decisivo Sputnik-Italia si è rivolto all’analista del Centro Studi politici e strategici Machiavelli Daniele Scalea.
— Daniele, la camera dei deputati ha appena approvato con maggioranza la legge elettorale. Chi vince e chi perde dall’adozione del Rosatellum-2?
— Questa legge è stata fatta principalmente per sfavorire il M5S e spingere le forze a sinistra del PD ad allinearsi con esso. Infatti la cifra principale della legge elettorale è che, con la sua quota maggioritaria (oltre un terzo dei seggi assegnati), sfavorisce le forze non coalizzate. Rendere impossibile al M5S conquistare il governo è però costato caro ai promotori del Rosatellum bis: infatti è improbabile che anche il Centro-Sinistra o il Centro-Destra raggiungano la quota di voti necessari a formare un governo (calcolata al 40% abbondante). L’ipotesi più credibile è dunque quella di una grande coalizione trasversale. I vincitori sono dunque il PD e Forza Italia, che in nessun scenario potranno essere tenuti fuori da questa coalizione trasversale.
— Pensi che Berlusconi ora rientrerà in partita?
— Berlusconi mantiene un elettorato di fedelissimi che, malgrado il Cavaliere abbia ormai perso il suo smalto e non stia nemmeno proponendo un programma elettorale, è pronto a garantirgli un numero cospicuo di voti. Con questa legge potrà verosimilmente realizzare il suo proposito: evitare di dover governare con Salvini premier, ma farlo con Renzi che è a lui molto più congeniale.
— E quali sono i rischi per il M5S, se il PD riuscisse a formare una coalizione con le forze del centro e con quelle alla sua sinistra?
— Salvo un exploit imprevisto e imprevedibile del M5S, non potrà raggiungere la maggioranza. Ed essendo una forza ostile alle alleanze e con un programma distante da tutti gli altri partiti, non farà mai parte di alcuna possibile coalizione di governo. D’altro canto nemmeno il PD dovrebbe riuscire a vincere, pur aggregando forze alla sua sinistra e alla sua destra.
— Avete appena organizzato un convegno proprio su questo argomento. Potresti raccontare brevemente come giudicano i tuoi colleghi studiosi questo contesto politico?
— Il contesto è scoraggiante, perché l’Italia avrebbe ora bisogno di un governo forte, con soluzioni precise e coraggiose su problemi pressanti come il declino economico e l’immigrazione incontrollata. Lo scenario sembra invece quello di una nuova legislatura di galleggiamento, con uno o più esecutivi deboli.
— A tuo avviso, le elezioni regionali in Sicilia che si devono svolgere in un periodo compreso tra l’1 ottobre e il 5 novembre, devono essere considerati un test in vista delle elezioni politiche? Centro-destra riuscirà a ripetere i suoi successi ottenuti nelle elezioni locali di giugno?
— In Sicilia dovrebbe confermarsi la preminenza riconquistata nazionalmente dal Centro-Destra, ma anche la forza del M5S e la resistenza del PD che continua a mantenere una cospicua base elettorale composta di ceti abbienti, cattolici praticanti, postcomunisti e cittadini d’origine extra-europea. Insomma, confermare che l’Italia è divisa in tre.
— Quali sono le tue previsioni invece per il voto principale della primavera del 2018? Come cambierà il volto politico dell’Italia?
— Mi attendo un successo del Centro-Destra anche più ampio di quello previsto nei sondaggi, trainato più che dai meriti della coalizione dal malcontento diffuso per l’immigrazione incontrollata — malcontento non mitigato da un’economia ancora claudicante. Ma un Paese diviso in tre, l’ambivalenza di Forza Italia che sogna un “Nazzareno bis”, e l’indecisione della Lega che non sa farsi realmente partito nazionale, coniugato con una legge elettorale fatta su misura per rendere ingovernabile il Paese, ci suggerisce che l’esito sarà un no contest. E quindi il mazzo passerà dalle mani degli elettori a quelle dei giocatori nei palazzi.
L’opinione dell’autore può non coincidere con la posizione della redazione.
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