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Duplex: una legge elettorale per uscire dalla palude

Ecco una proposta semplice e originale con in sé le caratteristiche della massima rappresentatività del corpo elettorale di un modello proporzionale e della governabilità con premio deciso dagli elettori

Duplex: una legge elettorale per uscire dalla palude
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17 Marzo 2018 - 20.35


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di Simone Santini

 

Le ultime elezioni hanno certificato che questa Italia politicamente in transizione, tripolarizzata, risulterà difficilmente governabile finché non si definiranno nuove composizioni politiche ed elettorali nel Paese. Vorrei in questa sede proporre due riforme istituzionali che potrebbero aiutare in questo frangente la governabilità e accompagnare il consolidamento di un diverso quadro politico. Si tratta di un nuovo sistema elettorale ed un nuovo strumento referendario di democrazia diretta.

 

Il sistema elettorale “duplex”.

La particolarità di questo nuovo sistema elettorale è che l’elettore potrà esprimere un voto duplice sulla scheda (da qui la denominazione). L’elettore troverà la scheda divisa in due parti, perfettamente identiche, riportanti ciascuna i simboli di tutte le liste concorrenti (liste singole, non coalizioni). Su ciascuna parte della scheda l’elettore potrà esprimere un voto per una lista, il voto 1 e il voto 2. Il voto 2 dovrà essere necessariamente diverso dal voto 1, altrimenti sarà nullo. L’elettore dunque avrà la facoltà di esprimere due voti per due liste diverse sulla stessa scheda.

La lista elettorale che sarà complessivamente più votata sommando i voti 1 e i voti 2, otterrà tanti seggi in proporzione al risultato ottenuto. I seggi rimanenti verranno distribuiti tra le altre liste in proporzione ai consensi ottenuti esclusivamente con il voto 1.

Facendo un esempio: L’organo elettivo si compone di 100 seggi. Una lista X ottiene il 40% dei voti 1 e il 10% dei voti 2 risultando, complessivamente, la più votata. Ottiene dunque il 50% dei seggi, pari a 50. Le altre tre liste che concorrono alla elezione (lista Y, W, Z) ottengono rispettivamente il 30% di voti 1, il 20%, e il 10%. Concorrendo per l’assegnazione dei 50 seggi rimanenti, la lista Y otterrà 26 seggi (invece di 30, se si fosse trattato di un proporzionale puro, e assegnandole in questo caso anche il seggio risultante dai resti), la lista W 16 seggi, la lista Z 8 seggi.

Il voto 2 risulta dunque essere un vero e proprio premio di governabilità/maggioranza alla lista complessivamente più votata, e funge da correzione di un sistema proporzionale altrimenti puro. A differenza dei premi elettorali vigenti in alcuni sistemi elettorali, che sono premi di entità fissa che scattano al raggiungimento di soglie fisse, nel sistema “duplex” il premio ha entità variabile e viene assegnato alla lista complessivamente più votata. È dunque il voto dell’elettore, nella sua piena e massima espressione, a definire sia l’ammontare del premio che la sua assegnazione.

Il “duplex” assomma dunque in sé le caratteristiche della massima rappresentatività del corpo elettorale, tipica di un modello proporzionale, e della governabilità consistente in un premio, anch’esso deciso dagli elettori, per la lista più votata.

A questo modello si potranno poi applicare, o meno, altri correttivi e tecnicalità varie (soglie di sbarramento, preferenze di lista, criteri di assegnazione dei resti, criteri di raccolta firme per la presentazione delle liste, ecc.) che però non intaccano l’essenza del sistema delineato.

La filosofia che sottende tale modello può essere osservata da diverse angolazioni.

Dal punto di vista dell’elettore, la facoltà di esprimere un voto duplice consente, in particolare per i sostenitori delle liste minori, di votare la lista/partito da cui si sente maggiormente rappresentato e al contempo fare ricorso ad un voto “utile” per indicare uno schieramento da cui essere governato. Il secondo voto, infatti, può essere indirizzato verso quel partito a cui si vorrebbe dare la maggioranza o con cui si vorrebbe vedere coalizzato il proprio partito di appartenenza. Detto più prosaicamente, il voto 1 è il voto del cuore, il voto 2 il voto della testa.

Dal punto di vista delle forze politiche, il voto duplice rivoluziona il modo di fare campagna elettorale. Se il sistema elettorale proporzionale spinge a marcare le differenze con gli altri concorrenti (essendo un sistema che porta allo scontro di tutti contro tutti) la correzione del doppio voto spinge soprattutto le forze maggiori, al contrario, a ricercare confluenze sui temi con altre liste in modo da attirarne il secondo voto dei simpatizzanti.

Inoltre, una volta conosciuti i risultati, la forza che avrà ottenuto il premio, se non avesse la maggioranza assoluta ma essendo perno con la maggioranza relativa, avrà avuto anche una chiara indicazione su di una eventuale coalizione di governo direttamente dall’elettorato: i propri elettori avranno indicato una vicinanza ad altre specifiche liste con il voto 2, gli elettori di altre specifiche liste l’avranno sostenuta consentendole di accedere al premio.

 

Il referendum legislativo.

Il referendum legislativo ha caratteristiche peculiari che lo accostano, ma rimanendone differenziato, ad altri tipi di referendum attualmente applicati internazionalmente e che sono il referendum propositivo, quello di indirizzo (consultivo) e il confermativo.

Il referendum legislativo prende impulso dal potere legislativo (dal Parlamento) e successivamente si fa appello al corpo elettorale.

Un gruppo di parlamentari (cioè una frazione, comunque minoritaria, della camera di appartenenza – da 1/5 fino al massimo di 1/4 se si vuole ottenere una certa funzionalità – ) sottoscrive una proposta di disegno di legge e la deposita, ad esempio presso la Commissione competente per materia. Entro un congruo termine, un analogo gruppo di parlamentari può presentare, esclusivamente sulla stessa materia, un disegno di legge da contrapporre al precedente. Scaduti i termini, tali disegni di legge sono presentati tramite referendum al corpo elettorale che sceglierà se e quale adottare o respingere. Nel caso di opzioni plurime (più disegni di legge), se nessuna opzione ha la maggioranza assoluta al primo turno, si prevederà un turno di ballottaggio tra le due opzioni più votate. Quando un disegno di legge ottenga l’approvazione del corpo elettorale, si procederà necessariamente alla sua promulgazione.

Per non inflazionare tale strumento si potrà prevedere che durante l’anno solare un parlamentare possa sottoscrivere un numero limitato (anche uno solo) di disegni di legge da sottoporre a referendum popolare.

Anche in questo caso la filosofia del referendum legislativo può essere vista sotto varie angolazioni. Può essere uno strumento particolarmente utile in caso di maggioranza parlamentare eterogenea e per consentire la partecipazione della minoranza al potere legislativo.

Nel primo caso, la maggioranza potrebbe trovare un accordo programmatico di legislatura su alcuni temi, ma essere in disaccordo su altri. Potrebbe quindi trovare un accordo complessivo di governo, utilizzando il referendum legislativo, per dare la scelta direttamente al popolo circa la regolamentazione di determinate materie su cui la maggioranza non ha trovato un accordo, presentandogli diverse proposte di legge contrapposte.

In ogni caso lo strumento è utilizzabile dalle minoranze, purché dotate di una certa consistenza numerica, per far adottare testi di legge, su talune materie specifiche, che avessero il favore della popolazione ma non della maggioranza parlamentare.

 

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