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di Giulietto Chiesa.
Mi hanno ricordato la risposta che diedi al kamikaze di Bush il 13 ottobre 2008, replicando alla lettera di un certo Claudio Baccianti (poi eclissatosi) , che mi accusava di non rispondere alle contestazioni di Attivissimo. Baccianti mi sfidava a rispondere “ai primi nove punti”. Io risposi al primo dei nove, tanto per non sbagliare. Adesso, a Osama morto per la seconda volta, colgo l”occasione per tornare a quella risposta. Così i fans del kamikaze potranno sincerarsi del metodo del kamikaze istesso e della sostanza delle sue bubbole.
…Ecco perché ho deciso di rispondergli ancora una volta. L”ultima, contravvenendo al mio proposito, più volte enunciato, di non dare inutile spazio ai provocatori. Lo faccio, in via del tutto eccezionale, perché mi sembra che il signor Baccianti sia in buona fede. E visto che egli afferma che io “appositamente evito” di rispondere alle prime nove confutazioni del suddetto kamikaze di Bush, mi propongo di dimostrargli che non “evito” un bel niente. Evito solo di perdere tempo.
La mia risposta contiene, implicitamente, la spiegazione, molto concreta, del fatto che non intendo rispondere a tutte le altre scorrettezze truffaldine del suddetto kamikaze di Bush: non ho tempo, e nemmeno voglia di farlo, anche perché sono tutte basate sugli stessi espedienti (truffaldini appunto) nei quali persone non avvezze possono cadere abbastanza facilmente. Per così dire, demolita la prima, anche le altre, applicando lo stesso criterio, fanno la stessa fine delle tre torri del World Trade Center, cioè si afflosciano verticalmente su se stesse. In questo caso molto ben spiegabilmente, essendo prive di sostegni e costruite su artifici retorici fin troppo esili.
Quindi, dopo avere spiegato — l”ho fatto in precedenza rispondendo allo stesso lettore (vedasi la lettera titolata “Errata corrige etc“) – che il fatto di non poter fotografare i sistemi di difesa del Pentagono non significa affatto che quei sistemi non esistono, sceglierò la prima tra quelle che il suddetto KdB definisce “bubbole”. Non l”ottava o la nona, o una più comoda. Scelgo la prima.
Nella quale il nostro KdB comincia con l”andare per farfalle accusando “Zero” di fare ricorso a “testimonianze indirette”, e paragona la tecnica giornalistica del film “a quella di Elio _/Mio Cuggino /_e le Storie Tese”. Ti aspetteresti, dopo cotanta dichiarazione, fuoco e fiamme demolitrici. Invece KdB non smentisce niente di quello che, nel film, dichiara il prof. Nafeez Mossaddeq Ahmed. E cioè che Osama bin Laden non è ricercato per l”attacco dell”11 settembre. KdB non fa che confermare esattamente che la fonte della notizia era Muckraker Report del 6 giugno 2006, e precisamente Paul V. Sheridan (Vincitore del Premio per la Giustizia Civile nel 2005). Il quale, avendo mandato una richiesta formale all”FBI il giorno prima, si era sentito rispondere, non dal portiere di notte ma da Rex Tomb, Chief for Investigative Publicity, che — testualmente – “la ragione per cui il 9/11 non è menzionato nella pagina in cui Osama bin Laden è collocato tra i most wanted consiste nel fatto che l”FBI non ha prove concrete (hard evidence) che colleghino bin Laden al 9/11″.
Paul V. Sheridan continuava così: “Sorpreso” da una tale “stupefacente dichiarazione” chiesi come ciò fosse possibile. E Tomb continuò: “Bin Laden non è stato formalmente incolpato in connessione con l”11 settembre”.
Quindi in che consisterebbe la “bubbola”? Nel fatto che non siamo andati a interrogare direttamente Paul V. Sheridan? La smentita sarebbe valida se quello che dice Nafeez Ahmed contraddicesse quel fatto. Invece niente.
Allora KdB dice che noi avremmo fatto “un sunto di terza mano”, di dichiarazioni di “fantomatici giornalisti”. Ma quali fantomatici? Quanto al “sunto” evidentemente KdB non sa distinguere un film da un libro. Voleva, per ogni punto della nostra analisi, che scrivessimo un intero volume? E quanti film ci sarebbero voluti per ciascuna delle decine di pagine di menzogne del rapporto ufficiale? Noi abbiamo fatto dunque un”operazione di sintesi non solo perfettamente legittima e non smentibile, ma del tutto corrispondente alle esigenze temporali di un film. Per giunta basandoci su un esperto di chiara fama, conoscitore del mondo arabo e a sua volta autore di ponderose inchieste in materia.
Ma KdB insiste che noi diciamo cose “per sentito dire”. E aggiunge una argomentazione sconcertante. Rex Tomb avrebbe “chiarito” che “l”assenza di bin Laden nella lista non è affatto misteriosa o scagionante”, bensì — udite, udite! – “è solo una questione procedurale”. Una faccenda che noi avremmo “nascosto” e che “smonta in partenza il mistero”.
Vediamo dunque il suo “smontaggio”. A parte il fatto che il primo a non essere stato smontato fu proprio l”autore dello scoop, Paul V. Sheridan, incredulo quanto noi. A tal punto che il povero Rex Tomb, dopo avere fatto la gaffe, prima si fa intervistare dal Washington Post per dire che “la prassi governativa in atto da tempo” è quella di “basarsi solo su imputazioni formali”. Molto bene. Solo che nel 2006, a oltre quattro anni di distanza dalla tragedia, quelle “imputazioni formali” non erano ancora state presentate.
E dunque nasce la domanda. Come mai il rapporto ufficiale, che precede la dichiarazione di Rex Tomb, ha potuto giungere a conclusioni così chiare (Osama bin Laden è il colpevole) senza che nessuna “imputazione formale” fosse stata presentata al Dipartimento per la Giustizia? Nonostante gli sforzi, il nostro KdB non riesce a tirarsi fuori dalle sabbie mobili. E nemmeno il Washington Post, che corre a sentire, evidentemente per trovare conforto, l”ex procuratore federale David Kelley. Costui riconosce che “può sembrare strano” (confermo, a noi, infatti, pare strano) ma “se fossi parte del governo sarei perplesso se mi chiedessero di mettere un cartello Wanted quando non sono state depositate accuse formali, chiunque sia l”accusato”.
Lodevole garantismo, che però non smentisce niente di quello che noi abbiamo detto. Ma soprattutto che apre una serie di altre gravi domande. Il KdB finge di non sapere che l”8 di ottobre 2001 gli Stati Uniti d”America chiesero la convocazione del vertice Nato, a livello di ambasciatori, in cui chiesero l”applicazione dell”articolo 5 del trattato, affermando di avere prove certe (hard evidence) della colpevolezza di Osama bin Laden. L”incontro si tenne a Bruxelles, e Washington ottenne il risultato che si proponeva, cioè di scatenare la rappresaglia contro l”Afghanistan, luogo di rifugio di Osama bin Laden.
Chi non ha la memoria corta ricorderà che il governo americano dichiarò allora che “le prove incontrovertibili” della responsabilità di Osama erano state presentate a tutti i governi della Nato, ma che non sarebbero state rese note. Cinque anni dopo si scopre che non le avevano neanche loro, quelle “prove”. Cioè si scopre che mentirono ai loro alleati fin dall”ottobre 2001. Il risultato fu una guerra in cui morirono (e muoiono tuttora) decine di migliaia di persone.
In seguito le “confessioni” sotto tortura, rilasciate da Khaled Sheikh Mohammed ci avrebbero rivelato (se ci credessimo, ma non ci crediamo, anche perchè lo abbiamo rivisto per qualche minuto, all”inizio di un processo subito sospeso, solo diversi anni dopo il suo arresto e la sua sparizione, per anni, in carceri segrete di cui non si conosce l”ubicazione) che sarebbe stato lui l”ideatore, l”inventore, l”organizzatore dell”11 settembre. Dunque le bugie e le contraddizioni si moltiplicano. Ma KdB ci comunica, malinconicamente, che rendere note le fonti le comprometterebbe e “forse i tempi non sono ancora maturi per farlo”. E questo sarebbe il Torquemada al quale dovremmo delle risposte per le bubbole che diffonde sul web?
Quella in questione è la bubbola numero uno. Bubbola di proprietà esclusiva di KdB. La teniamo come esempio preclaro di come i servi dei bugiardi e degli assassini lavorano. Non si può pretendere, del resto, che i servi siano migliori dei loro padroni. E con questo, egregio signor Baccianti, concludiamo questa diatriba inutile.
Utile solo a dimostrarle che il trucco non è mio o nostro. E che non temo nessuna cialtronesca “confutazione”. Questo non significa che io non abbia fatto errori. Ma, lo ripeto, si tratta di fare il calcolo di errori e di cose giuste. E poi tirare le somme. (.)
Giulietto Chiesa
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post scriptum del 2011.
Passa il tempo, altri cinque anni (quasi tre dalla lettera di Baccianti, dieci dall”inizio della storia, due dalla conferma che Khaled Sheikh Mohammed è stato torturato) e il capo d”imputazione contro Osama bin Laden ancora non è stato formulato. In compenso l”hanno ucciso una seconda volta e fatto sparire in men che non si dica. E nessun processo è stato celebrato fino ad ora. Si vede che i tempi “non sono ancora maturi”. Nel frattempo bisogna credere alle balle dell”ennesima versione ufficiale.
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