#CharlieHebdo e gli Spudorati

Dopo la strage. Non è importante che tutti credano alle bugie del Potere. L’importante è che si faccia finta di crederci e che specialmente lo facciano i media. [Piotr]

#CharlieHebdo e gli Spudorati
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9 Gennaio 2015 - 05.58


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di Piotr.

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Se mai ci fossero stati dei dubbi, il “ritrovamento” del
documento nell’auto usata dai killer del Charlie Hebdo è la conferma che
la strage è stata organizzata e diretta dai Servizi, forse direttamente
eseguita da loro. 

Tuttavia spingersi fino all’ipotesi di quali Servizi siano
non è più un esercizio politico ma investigativo
. Un esercizio arduo – e noi italiani abituati alle “stragi di stato” dovremmo ben saperlo – specialmente
nell’epoca del caos sistemico.

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Fatto sta che tutti gli esperti francesi in questioni militari
e di sicurezza hanno subito messo in evidenza la professionalità degli
assassini
di Parigi. Lo hanno capito da come tenevano le armi. Lo hanno capito
da come si muovevano. Lo hanno capito da come procedevano. Persone addestrate ad
uccidere. Qualcuno ipotizzava in Siria, qualcuno in Iraq e qualcuno non
escludeva la Francia. Incidentalmente noi facciamo un passo in più e ci
chiediamo chi addestra ad uccidere in Siria e in Iraq. Non sono gli stessi
squadroni della morte atlantici che abbiamo visto all’opera in Libia, in Iraq,
in Siria e, con variazioni sul tema, in tutte le “rivoluzioni colorate”
?

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Partiamo da qui, perché, come vedremo, ci riguarda ormai da
vicino. In ognuna di queste “rivoluzioni colorate” c’è un momento centrale ed è
l’impiego di killer professionisti che devono gettare scompiglio e far
imbestialire i dimostranti inconsapevoli e, soprattutto, i media “democratici”.

Spesso le modalità di organizzazione ed esecuzione del
killeraggio saltano fuori. Come è successo, grazie a prove inoppugnabili, nei
vari tentativi di defenestrare Chavéz in Venezuela.

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A volte, sorprendentemente, sono gli organizzatori stessi
delle stragi che fanno “outing”, come Audrius Butkevicius, che divenne
ministro della Difesa della Lituania dopo averla “liberata” dai sovietici
grazie alle proteste seguite a una strage organizzata proprio da lui: «Non
posso giustificare il mio operato di fronte ai familiari delle vittime ma
davanti alla storia io posso
» (Obzor, maggio-giugno 2000). Comodo. E
soprattutto proficuo, visto la carriera che quella strage gli ha fatto fare.

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La strage è dunque un’arma politica imputata dagli autori ad
altri soggetti, in ossequio ad uno schema che viene spudoratamente ripetuto.

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Ma possibile che siano così spudorati, vi chiederete? Sì, è
possibile, perché il Potere per definizione è spudorato. Lo è perché
pensa di essere inattaccabile. Lo è perché pensa che le regole le fa lui. Lo è
anche perché pensa di essere nel giusto, di essere moralmente e socialmente
giustificato. Altrimenti perché gli inquisitori avrebbero documentato
dettagliatamente quelle che a noi oggi sembrano indecenti e inammissibili
atrocità? Perché lo avrebbero fatto i nazisti?

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Perché un Potere pensa sempre di avere un mandato storico o
divino e quindi finisce per credere veramente al Gott mit uns. Chi è al
potere sa che rischia la propria pelle e quella degli altri e quindi deve darsi
una giustificazione che vada al di là del semplice tornaconto personale, che è comunque
miserabile per quanto grande possa essere materialmente.

In termini filosofici si chiama “falsa coscienza”. 

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Il Potere è anche convinto che qualsiasi spudoratezza faccia
sarà accettata, digerita e dimenticata. In tempi moderni si va dal piccolo caso
al caso enorme, da Napoleone III che comprava casualmente tutti i biglietti
vincenti della lotteria nazionale fregandosene delle critiche e delle denunce,
a Hitler che riferendosi al genocidio degli Armeni commentava che tutti ormai
se ne erano dimenticati, perché chi vince normalizza e la normalizzazione fa
dimenticare
.

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Perché quindi sforzarsi a trovare scuse plausibili?

Pensate alla strage di Piazza Fontana e a tutte le bugie indecenti
che sono state scritte su di essa. Pensate a Ustica.
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Ma andiamo al di là
dell’Atlantico e pensate all’omicidio Kennedy. Quante palle ci hanno
spudoratamente raccontato. Palle e pallottole:

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«CLOWN DARIO È  estremamente 
semplice.  Come  noi 
vediamo chiaramente  su  questa 
lavagna,  l’assassino della  signora 
si trovava  in  A, 
cioè  sulla  piattaforma 
n.  1;  eccolo 
là.  Un dilettante  avrebbe mirato  direttamente 
il  punto  B, 
dove  si trovava  la 
signora.  Ma  noi 
abbiamo  a  che 
fare  con  uno specialista.  Egli 
mira  esattamente  nel 
senso  opposto,  in direzione della piattaforma n. 4; il
proiettile colpisce il palo; rimbalza, 
torna  indietro  e 
va  una  prima 
volta,  a  colpire 
la signora  nel  punto 
B.  Attraversa  la 
signora  e  raggiunge 
il campanello  del  qui 
presente  telefono  in 
un  punto  che chiameremo Alfa e del quale impatto
possiamo ben rilevare la  traccia.
Nuovo  rimbalzo,  il 
proiettile  atterra  qui, 
con  un angolo di 116 gradi nella
direzione del lampione lassù, dove stava appollaiato il cagnolino. Chissà poi
perché proprio sul lampione  invece  che disotto 
come di buona  regola. Questo
verrà chiarito dall’inchiesta

CLOWN BOB Certamente

CLOWN DARIO Rimbalzo, del
proiettile, non del  cane  randagio, che 
è  rimasto  al 
suo  posto.  Rimbalzo, 
dicevamo,  in direzione  dello 
sparatore  che,  brandendo 
una  mazza  da baseball 
ha  ribattuto  con 
estrema  precisione  il 
proiettile verso  la signora.
Ricolpita  la signora,  trapassata, ricolpito  il campanello 
del  telefono;  lo 
scontro  con  il 
campanello, questa  volta,  come 
si  può  ben 
notare  dal  vistoso 
segno rimasto  nel  punto Beta, 
punto  convesso,  provoca, 
non  più, come  prima, 
un  rimbalzo  con 
relativa  traiettoria  rettilinea, ma  una 
traiettoria  curvilinea  in 
direzione  opposta, descrivendo  una 
specie di parabola  che noi  chiameremo 
in linguaggio  tecnico
“protoparabola  d’Archimede”.  Nuovo impatto 
col  terreno  e 
nuovo  rimbalzo,  in 
direzione  del lampione,  sul 
quale  nel  frattempo 
si  era  arrampicato 
il soccorritore  del  cane 
randagio: l’autista  della  signora, colpito  l’autista, 
rimbalzo  sia  del 
proiettile  che  dell’autista verso  lo 
sparatore che, con  la mazza,
colpisce quest’ultimo sulla  nuca,  costringendolo  a 
sputare  il proiettile:  stessa traiettoria,  nuovamente 
trapassata  la  signora. 
La  corsa  del proiettile  sarebbe 
continuata  all’infinito  se, 
per  un  caso davvero 
fortuito,  non  si 
fosse  venuta  a 
trovare,  proprio  in quel punto, la gomma di un carrettino dei
gelati, gomma che ha  letteralmente  frenata 
la  corsa del proiettile  stesso! Stop.

Annuncio pubblicitario.»

(Dario Fo, “La signora è da
buttare
”)

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Il rapporto della Commissione
Warren era all’incirca così. Incredibile ma vero. Cioè l’incredibile era il
vero ufficiale al quale tutti dovevano credere.

Non è importante che tutti
credano alle bugie del Potere. L’importante è che si faccia finta di crederci
e che specialmente lo faccia chi dispone dei
media e di anche minime possibilità decisionali
. Chi non si adegua alla
sceneggiata può sempre essere liquidato come “complottista”.

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Nel suo genere, come
spudoratezza il ritrovamento della carta d’identità “persa” sull’auto della
fuga da uno dei killer del Charlie Hebdo è seconda solo al ritrovamento
del passaporto intatto di Satam al-Suqami, presunto attentatore suicida dell’11
settembre del 2001, da parte di un passante sconosciuto, addirittura prima che le Torri Gemelle crollassero. Ben poco si salvò delle parti metalliche degli aerei, quel
giorno. Ma in vista dell’insano gesto il saudita si era munito di documento
d’identità fatto con un nuovo ritrovato tecnico: una carta indistruttibile. Mai
usata prima e mai usata dopo. Un’esclusiva. E che tempismo quel ritrovamento, in
mezzo a quella confusione!

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Oggi i killer di Parigi perdono
sulla loro auto un documento d’identità, come degli affannati dilettanti.
Peccato che tutti, testimoni ed esperti, concordino nel dire che erano degli
imperturbabili professionisti.

Si potrebbe sospettare che il
Potere sia a corto di espedienti. Non è vero. Il Potere sa che comunque la
passa liscia e quindi non deve arrovellarsi più di tanto a trovare espedienti
più “smart”.

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In particolare, un potere
imperiale può sembrare pasticcione in un’epoca di caos sistemico. Ma lo è solo
nella misura in cui subisce esso stesso il caos, oltre a crearlo e sfruttarlo.
Caos vuol dire, tra le altre cose, che i percorsi non sono certi, che una mossa
che doveva sortire un effetto ne sortisce un altro, più spesso di quanto già
succedeva nei periodi di stabilità
.

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Ma non ci si illuda, il potere
imperiale ha ancora ottime risorse e ottime idee. Una per tutte è la sua
fantastica strategia di occupare l’intero spettro politico e ideologico
disponibile
.

Ne riparleremo, ma di questa occupazione Charlie Hebdo
era un caso di studio. 

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Una rivista con le radici nella sinistra radicale che
rinascerà dalle ceneri di Hara-Kiri grazie ai fondi segreti dell’Eliseo,
sponsor il presidente socialista François Mitterand. Una rivista influente, che sempre più sosterrà le
politiche di Washington (e in subordine di Tel Aviv) davanti alla sua audience
naturale di sinistra. Sarà irriverente coi potenti, ma collaborerà a costruire il
milieu ideologico-culturale di sostegno
alle loro politiche, cercando di
riplasmare a questo fine la mentalità di sinistra e seguendo le desolanti orme
di Libération (il povero Jean-Paul Sartre non smette un attimo di
rigirarsi nella tomba). Questo tragitto avrà come pietra miliare il sostegno a
spada tratta della versione ufficiale dell’11 Settembre, per poi specializzarsi
nella provocazione antislamica con la scusa della laicità. Questo percorso
sfocerà infine nella teoria della contrapposizione tra un “antimperialismo
antiautoritario”, sano e da sostenere, e un “antimperialismo terzomondista”,
marcio e filoislamico, da combattere. In realtà il primo sarà semplicemente la
foglia di fico del sostegno alle politiche imperiali e si intreccerà non casualmente col lavoro di Bernard-Henri Lévy, noto per essere stato l’ombra e
il rincalzo del senatore McCain in Libia, in Ucraina e in Siria.

E’ questo il motivo per cui nel
titolo di un precedente articolo abbiamo parlato di “satira sacrificale”. Se da vivi sono stati usati per
preparare con materiale infiammabile il terreno, da morti i redattori di Charlie
Hebdo
possono appiccare l’incendio. Non sono stati colpiti a caso.

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Già la Politica islamofoba e
razzista si sta mobilitando, a partire dal Front National della
Le Pen. A riprova che non basta tuonare contro l’Euro per essere al di fuori
della cassetta degli attrezzi imperiali
. Nuovi incendi di banlieue, con
scontri a fuoco e conflitti in piazza tra opposte parti, sarebbero
l’avvertimento del boss del quartiere che la Francia può facilmente essere
soggetta al caos imperiale, così come il resto dell’Europa, tutta incendiabile
in misura maggiore o minore.

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A chi si intestardiva a cercare
il pelo di classe nell’uovo delle “rivolte” in Libia e in Siria, abbiamo spesso
risposto che se “qualcuno” avesse interesse a incendiare l’Italia avrebbe solo
da distribuire un po’ di armi da guerra e un po’ d’istruzione militare, perché
una ragione “plausibile” per innescare scontri sanguinosi la si troverebbe
anche da noi senza troppi sforzi, vuoi il sempre più intollerabile disagio
giovanile, vuoi la famosa “indipendenza della Padania”.

Il neoliberismo e la precedente
fase di “globalizzazione” hanno iniettato negli stati-nazione contraddizioni di
ogni tipo

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I membri della UE hanno aggiunto a questo scenario una specifica e
micidiale contraddizione, cioè la perdita di sovranità nazionale senza alcuna
ricostruzione di una sovranità sovranazionale
. Semplicemente la sovranità è
stata regalata a un gruppo di filibustieri
, avidi, incapaci, paurosi, violenti
e cinici che se ne stanno per i fatti loro a preparare catastrofi dopo
catastrofi
perché altro non sanno fare e perché non sono pagati per far altro.

Siamo tutti nel mirino. E quindi
stare fermi è un suicidio.
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