Terrorismo e immigrazione: quanto è ipocrita l'Europa

'Dopo ''l''attentato sventato'', propongono misure indiscriminate di controllo orwelliano sui treni internazionali. Ecco gli enormi rischi [M. Foa]'

Terrorismo e immigrazione: quanto è ipocrita l'Europa
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30 Agosto 2015 - 21.54


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di Marcello Foa.

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E così la risposta dell’Unione europea all’attentato sul treno Amsterdam-Parigi si concretizza nella richiesta di rendere nominativi i biglietti ferroviari, di introdurre controlli sulle persone e sui bagagli, di istituire pattuglie congiunte sui treni. Ed è ancora una volta sbagliata, intrisa di ipocrisia.

Da sempre c’è solo un modo per sgominare l’eversione: più intelligence, più infiltrazione, più monitoraggio dei gruppi a rischio. Si chiama prevenzione mirata. Le misure indiscriminate, come quelle proposte da un gruppo di Paesi europei – inclusa, purtroppo, la Svizzera – non servono assolutamente a nulla, tanto più quando hai a che fare con fanatici pronti al martirio personale nel nome di Allah.

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Pensate davvero che un terrorista islamico rinunci a mettere una bomba su un convoglio perché deve comprare un biglietto a suo nome? O che sia complicato per un Gruppo terroristico organizzato far registrare il kamikaze sotto falso nome e farlo salire a bordo con un documento contraffatto?

Le misure riguardano i treni a percorrenza internazionale. Per quelli locali invece resta tutto come prima. Perché è ovvio che un fanatico dell’Isis, se vuole fare una strage, sceglierà una tratta lunga; i treni dei pendolari no. Quella è roba scadente, non degna di un terrorista, che si tratta bene. Vuole sangue, tanto sangue, ma possibilmente blu.

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Suvvia ci stanno prendendo in giro oppure, più verosimilmente, perseguono altre finalità, più prossime al controllo sociale che alla lotta all’eversione. Lo schema lo conosciamo e fu enunciato nel 2011 con grande, cinica chiarezza da Mario Monti: crisi straordinarie, a forte impatto emotivo, servono a far accettare misure che altrimenti l’opinione pubblica non accetterebbe mai. Si riferiva al processo di costruzione europea ma il principio vale anche per il terrorismo.


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Prendete il Patriot Act, approvato dopo l’11 settembre, rileggetevi le sconcertanti accuse di Snowden sulle schedature di massa operate dalla Nsa su praticamente tutti i cittadini del mondo, inclusi gli stessi americani, inclusi tu, caro lettore, ed io. Io non sono un terrorista e, immagino, tu neppure; però c’è qualcuno che sa tutto di noi con una plateale e sconcertante violazione dello stato di diritto e dei principi della democrazia. A cominciare dai passaporti biometrici e proseguendo per la tracciabilità – implicita e talvolta esplicita – di ogni nostro movimento, anche finanziario. Roba che la Stasi nemmeno immaginava e che evoca, sinistramente, le profezie di Orwell.


Ora tocca ai treni. La decisione di rendere nominativi i biglietti ferroviari ha un solo vero effetto: quello di permettere alle autorità di tracciare legalmente i nostri spostamenti tra un Paese all’altro anche lungo i binari. Dunque di renderci meno liberi. Un altro passo verso il Grande Fratello.

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E’ la stessa Unione europea che inasprisce i controlli sui cittadini onesti e al contempo si dimostra indulgente e “buonista” laddove ci sarebbe bisogno di una mano fermissima: contro gli scafisti, contro le organizzazioni di trafficanti umani che sembrano beneficiare di una straordinaria, permanente, incomprensibile impunità.


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Inflessibile contro un pericolo ipotetico e impalpabile – il terrorismo – l’Europa è arrendevole e compiacente nei confronti della più crudele e disumana delle immigrazioni, quella clandestina, quella che volutamente confonde chi scappa dai drammi della guerra e meriterebbe asilo, da chi fugge per motivi economici e andrebbe respinto. E che nel Vecchio Continente non troverà certo l’Eldorado sognato. Perché spingere milioni di disperati all’interno di Paesi dove l’economia non cresce e dove quasi un giovane su due è senza lavoro, significa creare autentiche bombe sociali, che sfociano nel razzismo, nella guerra tra i poveri, in un’assurda ma efficace destabilizzazione sociale verso una multietnicità imposta, che trasforma definitivamente l’identità di interi Paesi e di grandi culture, rendendo ogni Stato simile all’altro e sempre più simile agli Usa.


E dove il terrorismo islamista può attecchire davvero,come estrema risposta al disagio, alla disperazione delle masse di disperati che Bruxelles chiama a sé. Ed è, questa, l’ipocrisia più grande. O, se preferite, l’altro aspetto di una tragica e forse non casuale farsa.



Fonte: http://blog.ilgiornale.it/foa/2015/08/30/terrorismo-e-immigrazione-quanto-e-ipocrita-leuropa/.

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