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Chi lavora alla nuova strategia della tensione in Europa?

Giunge dalla Germania una notizia ripresa da pochissimi. Conferma che anche il terrorismo islamista opera con certe tattiche praticate in ambito atlantico.

Chi lavora alla nuova strategia della tensione in Europa?
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2 Maggio 2017 - 17.36


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Pochi giorni fa, clarissa.it ha pubblicato il documento Venti tesi sulla strategia della tensione. La diciassettesima delle quali afferma: “La strategia della tensione è uno strumento che può essere applicato anche ad altri contesti e noi riteniamo che dalla fine degli anni Ottanta, e ancor prima, essa è stata utilizzata in riferimento al nuovo utile strumento/nemico, il radicalismo islamico”.
Lo scorso 28 aprile, è giunta dalla Germania la notizia, ripresa da pochissimi giornali in Italia, che a nostro parere conferma che anche nel caso del cosiddetto terrorismo islamico si sta operando con metodiche ben note a chi ha studiato le tattiche della strategia della tensione praticata in ambito atlantico.

Ovviamente la procura della repubblica di Francoforte, quella che ha dato notizia di questa davvero particolare indagine, parla di una “storia assolutamente fuori dal comune”, ed i giornali si sono prontamente adeguati, manifestando stupore e sconcerto per quanto è emerso – senza per altro porsi ulteriori domande.
Protagonista è infatti un tenente delle forze armate tedesche, di cui non è stato reso noto il nome. L’ufficiale, ventottenne, è in servizio nel 291° Battaglione cacciatori, unità dell’esercito tedesco di stanza a Illkirch, presso Strasburgo, quindi in territorio francese. Si tratta di un battaglione esplorante facente parte della brigata franco-tedesca (BFA), l’unica unità finora operativa di un ipotetico esercito multinazionale europeo. Si tratta quindi di un giovane in grado di esprimersi perfettamente sia in tedesco che in francese, facente parte di un’unità scelta della Bundeswehr.

Oltre a svolgere il suo compito di ufficiale, apprendiamo che il giovane, che non parla arabo, aveva però anche assunto in Baviera l’identità di tale Daniel Banjamin, profugo siriano nato nel 1988 da madre francese e padre cristiano, quest’ultimo commerciante di frutta a Damasco: in tal modo era stato registrato nel 2016 come rifugiato presso un centro profughi della stessa regione tedesca, percependo addirittura il relativo sussidio governativo. Primo mistero: come faceva questo ufficiale, che di norma avrebbe dovuto rispettare puntualmente ben precisi orari di servizio presso il suo reparto in Francia a fare contemporaneamente la vita del rifugiato in un apposito centro nel sud della Germania? Con quali compiti e mansioni giustificava le sue assenze?

Apprendiamo poi che, nel gennaio di quest’anno, lo stesso singolare ufficiale-profugo aveva “abbandonato” una pistola calibro 7.65 in un bagno dell’aeroporto austriaco di Wien-Schwechat (l’aeroporto internazionale della capitale austriaca): l’arma sarebbe poi stata trovata per caso dagli addetti alle pulizie. Il quotidiano tedesco Die Welt ipotizza che l’ufficiale abbia fatto questo per mettere la polizia austriaca sulle tracce del finto profugo, ma le ipotesi potrebbero essere anche altre.
 
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