di Francesco Maria Toscano.
Come al solito la stampa italiana eccelle 
nell’arte di disinformare. Sulla scia della fallimentare e lugubre 
riunione dell’Eurogruppo svoltasi a Riga il 24 aprile scorso (clicca per leggere), il premier greco Alexis Tsipras
 ha deciso di formare un apposito direttorio destinato da ora in avanti a
 relazionarsi con gli “usurai internazionali†che si nascondono sotto le
 insegne della famosa Troika (clicca per leggere). 
Tutti gli italici pappagalli travestiti da giornalisti, oramai incapaci
 di scrivere una cosa vera neppure per sbaglio o per mera disattenzione,
 hanno subito brindato al presunto commissariamento del perfido Yanis Varoufakis, ministro delle finanze greco notoriamente poco gradito ai cravattari europei (clicca per leggere). Le
 ragioni che spingono i membri dell’Ecofin a nutrire un astio così 
profondo nei confronti dell’economista ellenico vicino alle posizioni di
 James K. Galbraith non sono chiarissime. In estrema sintesi due sembrano le accuse principali mosse nei confronti di Varoufakis:  dire la verità e avere la moglie “bona†(clicca per leggere).  
Ma,
 al di là della propaganda degna dell’istituto Luce di mussoliniana 
memoria, siamo proprio sicuri che la lettura offerta dai media sia 
quella più corretta? Siamo cioè certi del fatto che la creazione di tale
 coordinamento, guidato dal viceministro per le relazioni internazionali
 Euclid Tsakalatos, rappresenti nei fatti una sorta di 
commissariamento del tanto bistrattato Yanis? Io credo che le cose 
stiano in tutt’altro modo. 
Dal punto di vista macroeconomico tanto Varoufakis quanto Tsakalatos sono concordi nel rigettare la prospettiva dell’austerità ad oltranza; su un piano strettamente geopolitico, invece, Varoufakis appare certamente molto più europeista di Tsakalatos.
Non è stato forse Varoufakis a lanciare l’idea di un New Deal per l’Europa? (clicca per leggere).
Lo stesso Varoufakis che
 ha sempre categoricamente escluso una uscita della Grecia dall’euro in 
vista della realizzazione di una compiuta e democratica integrazione 
politica? (clicca per leggere).  
Al contrario Tsakalatos non ha mai fatto mistero di ritenere possibile un ritorno alla Dracma di fronte al fallimento dei negoziati (clicca per leggere).
Alla luce delle premesse appena fatte, quindi, la scelta di Tsipras di affidare il prosieguo delle trattative con i creditori a Tsakalatos significa una cosa sola: la Grecia è pronta a tornare alla moneta nazionale. I Maestri Venerabili Draghi e Schaeuble,
 protetti da una retorica ipocrita, sono in realtà degli antieuropeisti 
convinti, bravissimi nel fomentare i popoli del sud contro quelli del 
nord, e viceversa, nella speranza di impiantare in prospettiva nel cuore
 del Vecchio Continente nuove e più raffinate forme di nazismo. 
Il 
povero Tsipras, forse ammaliato anch’egli dalla martellante 
propaganda, credeva che l’europeismo sbandierato dalle classi dirigenti 
fosse autentico. Ora, dopo mesi passati a subire umiliazioni e calci in 
bocca, anche il leader di Syriza ha dovuto fare i conti con la realtà. I
 padroni hanno deciso di abbandonare Atene al proprio destino. Il gotha 
massonico reazionario che governa la Ue non intende cedere di un 
millimetro, rimanendo fermo sulle posizioni di partenza: o Tsipras cede su tutta la linea o toglie il disturbo, tertium non datur. Alla faccia della solidarietà europea.
