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di Marco Santopadre, Radio Città Aperta.
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Dopo la firma del protocollo d”intesa martedì sera che ha convinto i precari dell”Ispra a scendere dal tetto dell”ente alla periferia della capitale dove hanno protestato per quasi due mesi, la battaglia continua, e gli obiettivi della mobilitazione sono stati esposti ieri mattina durante una conferenza stampa organizzata all”interno dei locali della Federazione Nazionale delle RdB.
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L”Ispra ha bisogno di una dirigenza che capisca qualcosa di ricerca. e ne ha bisogno con urgenza, ben prima del 31 marzo, data di scadenza di una struttura commissariale (prorogata da poco) che “non ha di certo curricula di tipo scientifico”. Una lacuna che purtroppo si è tradotta in una “gestione insufficiente sia dal punto di vista scientifico che amministrativo”: a distanza di 18 mesi dalla nomina i commissari “non hanno ancora scritto né il regolamento (fermo al Consiglio di Stato), né lo Statuto che definisce la mission dell”Istituto”, ma hanno trovato il tempo per licenziare tanti ricercatori “nonostante le norme vigenti consentissero di evitarlo”.
Ecco perché la scelta di una presidenza idonea é uno dei banchi di prova della titolare dell”Ambiente. Stefania Prestigiacomo sarà ora chiamata a tenere fede ai nove impegni presi dai commissari nel Protocollo d”Intesa siglato con il sindacato (“La prossima settimana – fa sapere Claudio Argentini della segreteria nazionale Usi Rdb – chiederemo un incontro con i commissari” per verificare l”applicazione del capitolo del protocollo che prevede il rinnovo dei precari in scadenza fra il 31 dicembre il 31 marzo”) e a dimostrare quanto le sta realmente a cuore l”ambiente e la relativa ricerca.
Come? Con atti concreti, uno dei quali, scandisce Cristiano Fiorentini della direzione nazionale Rdb Pubblico Impiego, é appunto quello di “non aspettare la fine di marzo” per ritenere chiusa l”esperienza commissariale e scegliere un presidente nell”ambito di figure della comunità scientifica. Le altre azioni sono, invece, scritte nero su bianco nel protocollo e sono impegni da concretizzare nel tempo.
Uno dei portavoce della protesta, il biologo marino Massimiliano Bottaro, si è dichiarato «parzialmente soddisfatto» del risultato ottenuto, che rappresenta «il punto di partenza per il rilancio dell”Istituto, anche se resta l”amarezza per aver visto riconosciuti diritti minimi, sanciti da norme vigenti, solo dopo due mesi di forte mobilitazione».
Ma quella di ieri é stata anche una giornata dedicata alla presa di coscienza dell”efficacia della strategia di lotta assunta. Salire sul tetto e restarci, nonostante il freddo e tutti i disagi del caso, per ben due mesi di fila, ha funzionato. I precari dell”Ispra sono stati ascoltati dal ministro e di conseguenza i commissari si sono impegnati a rinnovare tutti i contratti in scadenza e a bandire concorsi per selezionare contratti a tempo determinato con riserve di legge per gli interni.
E, visto che la lotta ha funzionato e che la ricerca pubblica italiana continua a ”vivere” di tagli in Finanziaria e di precarieta” (a fronte di “una ricerca privata cui il governo assicura sgravi e quindi risorse”), allora l”Rdb rilancia e si prepara ad “allargare la mobilitazione anche agli altri enti di ricerca, a partire da Enea, Inea e Cnr. Tutti gli enti, infatti, basano le loro attività sui precari”. Sulla data dello sciopero l”Rdb per ha ancora deciso ma fa notare: “Dal 5 gennaio, data in cui e” fallito il tentativo di conciliazione, abbiamo tre mesi per indire lo sciopero”. L”Usi Rdb non ha ancora deciso se allargare lo sciopero a Scuola e Università , ma è determinata sulla necessità di difendere la ricerca pubblica italiana, soprattutto a fronte di un governo che, come evidenzia Claudio Argentini, “finanzia la ricerca privata attraverso sgravi fiscali, senza sottoporla ad alcuna valutazione di merito”.
Proprio per contrastare questa tendenza l”Rdb sta anche preparando un grande convegno per convincere l”esecutivo, che “i finanziamenti devono essere diretti alla ricerca pubblica”. Alla conferenza stampa di ieri è intervenuta anche Michela Mannozzi, delegata sindacale Usi Rdb ricerca nell”Ispra, che è tornata sulle ragioni della scelta del tetto, evidenziando “l”incoscienza di chi non ha nulla da perde” e “la forza e la consapevolezza di dover lanciare un grido d”allarme” per un vulnus che riguarda tutta la comunità e non solo i precari dell”Ispra, visto che “i controlli ambientali pubblici” sono anche contemplati anche dalla carta costituzione italiana agli articoli 9 (”La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”) e 32 (”La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell”individuo e interesse della collettività , e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”) e che, restare inermi avrebbe lasciato campo libero ad “una vera e propria mattanza”.
E” stata un”esperienza vincente, ha osservato la portavoce della lotta, “in fondo, però – ha aggiunto con una punta di amarezza – siamo stati due mesi sul tetto per far rispettare norme già in vigore negli altri Enti di ricerca”. Resta il fatto però, che “grazie a questa scelta, il ministro Prestigiacomo ha aperto un tavolo di trattativa e che il Protocollo d”Intesa che ne é scaturito sconfessa tutte le procedure dei commissari”.
Fonte: http://www.radiocittaperta.it/index.php?option=com_content&task=view&id=3226&Itemid=9.
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