‘
di Davide Pelanda – Megachip.
Â
Dove posso iscrivermi se voglio fare il liceo musicale o coreutico? Esiste ancora il liceo tecnologico? Come si chiama ora il geometra? Il tempo stringe e ci stiamo avvicinando, nella scuola, a due tappe importanti. Due tappe che sembrano di routine, ma che quest”anno scolastico hanno un valore ed un”importanza diversa dagli scorsi anni.
La prima, con scadenza il 26 marzo prossimo, è la scelta del proprio avvenire scolastico, dopo la terza media, una scelta che dà una sorta di “imprinting” per la vita futura con i nuovi indirizzi delle scuole superiori dettati dalla cosiddetta “riforma Gelmini“, quella dei tagli impressi sotto dettatura del ministro dell”economia Tremonti.
Nella confusione generale dei vari corsi dei licei, degli istituti tecnici o professionali, sia gli studenti che le stesse scuole sono nel pieno marasma, un vero caos. In una parola: disorientati.
Dopo i vari “open-day” delle Superiori – che mettono in vetrina il meglio agli occhi degli utenti-studenti futuri – una sorta di biglietto da visita della loro proposta formativa futura per attirare più utenti, sia gli studenti che le stesse scuole sono ancora frastornate.
Eppure tutti si affannano così tanto anche negli stessi istituti scolastici per una pseudo-riforma che, guarda caso, non può essere ancora considerata in vigore a tutti gli effetti, almeno giuridicamente. Perché? Semplice: manca ancora il parere della Corte dei Conti, la firma del Presidente della Repubblica e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
E se in uno di questi passaggi il tutto si bloccasse? Intanto però tutte le scuole orientano e si danno un gran daffare per le iscrizioni, senza che il tutto sia veramente ancora legge dello Stato italiano.
Men che meno segnalano questa anomalia di fondo i sindacati che, seppur critici, riescono tutt”al più a dire qualche ovvietà , e cioè che «ridurre gli indirizzi significhi rischiare di creare una scuola che dà un”infarinatura generale ma non la preparazione specifica» (Cisl Scuola) oppure che si sta creando «una scuola che non solo riproduce ma accentua le differenze sociali di partenza» (Flc-Cgil).
Ed ecco poi la seconda tappa: la scelta dei libri scolastici per l”anno a venire. Scelta che deve essere approvata entro aprile dai vari Collegi dei docenti delle scuole. Ecco dunque arrivare nelle sale professori delle varie scuole l”orda dei rappresentanti delle case editrici scolastiche con le loro novità da proporre ai singoli docenti delle varie materie.
Appuntamento di routine, sembrerebbe. Ma non per quest”anno.
Perché c”è una novità , almeno apparente. Me la dice quasi in un sussurro un simpatico rappresentante editoriale: a partire dall”anno scolastico 2008-2009 (cioè dallo scorso anno scolastico e non solo da oggi), si dovranno individuare preferibilmente i libri di testo disponibili – in tutto o in parte – nella rete internet, mentre gli studenti accedono ai testi disponibili tramite internet, gratuitamente o dietro pagamento a seconda dei casi previsti dalla normativa vigente. Possibile che tutti gli insegnanti ed i sindacati se ne fossero scordati? Si erano forse dimenticati dell”esistenza del decreto legge n. 133 del 6 agosto 2008 regolarmente approvato e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.195 del 21 agosto 2008? Tale decreto, infatti, ne parla in maniera esplicita al capitolo V (“Istruzione e ricerca”), articolo 15 “Costo dei libri scolastici”.
Certo una svista è possibile, dato che questo decreto contiene disposizioni le più varie, dalle disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, alla semplificazione, la competitività , la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
E c”è di più. Per ciò che riguarda i libri di testo scopriamo che, come recita testualmente il decreto 133, «a partire dall”anno scolastico 2011-2012, il collegio dei docenti adotta esclusivamente libri utilizzabili nelle versioni on line scaricabili da internet o mista. Sono fatte salve le disposizioni relative all”adozione di strumenti didattici per i soggetti diversamente abili».
«Una minchiata di proporzioni più colossali era difficile escogitarla» è la risposta del professor Gianmarco Perboni, pseudonimo di un vero professore di lingue alle superiori autore di un significativo e spassosissimo pamphlet sulla scuola dal titolo “Perle ai porci – Diario di un anno in cattedra. Da carogna” (ed. Rizzoli 2009, pp 214, 14 euro), che aggiunge sull”argomento: «Forse coloro che hanno escogitato i libri scolastici che si scaricano da internet pensavano di vivere in un altro Paese, non in quello che è ultimo in tutte le classifiche europee per quanto riguarda la presenza di un computer nelle famiglie.
Che se poi c”è, non è detto che sia collegato a internet, e se lo è, molto probabilmente manca di ADSL, visto che anche qui siamo al primo posto (partendo dal fondo) nella copertura del territorio nazionale. Già questo sarebbe sufficiente, ma ammettiamo pure che si riesca a superare l”ostacolo. Ecco quindi la giuliva famiglia italiana che, invece di recarsi in libreria a dissanguarsi, si collega all”apposito sito e scarica ciò che le serve. Anzi, visto che non costa niente magari anche qual cosina in più (“Scarica pure il libro di francese”. “Ma io ho scelto spagnolo”. “Non si sa mai”).
Ed ecco che si ritrovano con le loro brave sette-ottocento pagine senza aver speso un centesimo. Grande gaudio. Non rimane che stamparle. Più di mille euro. Facendo i conti della serva, questa è la spesa (utilizzando cartucce compatibili, carta economica e rilegatura fatta in casa) cui si andrebbe incontro stampando in proprio tutti i libri di testo che servono ad uno studente per un solo anno scolastico».
Â
‘