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di Davide Pelanda – Megachip.
Scattterà nella scuola italiana una sorta di federalismo leghista: vale a dire il trasferimento delle funzioni amministrative alle regioni? Forti degli ultimi risultati alle elezioni amministrative di mezza Italia, la Lega vuole anche gli albi regionali per gli insegnanti. E dunque niente più trasferimenti di insegnanti precari siciliani o calabresi a Torino o Milano, ma in caso di assunzione l”obbligo di residenza sul territorio per chi chiede l”iscrizione per cinque anni negli albi regionali, con l”impegno a non chiedere trasferimenti.
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Inoltre il reclutamento avverrà con una prova anch”essa regionale. Per non dire dei concorsi per i posti a tempo indeterminato, dove avranno più punteggio quegli insegnanti che dimostreranno di aver operato con continuità in una data regione per almeno tre anni.
Insomma con la proposta dell”onorevole Paola Goisis, segretaria in Commissione Istruzione alla Camera riparte dalla difesa del territorio e dei posti di lavoro. Non solo ma il Carroccio vuole, si legge nella bozza depositata, «percorsi interdisciplinari dedicati alla conoscenza del territorio di appartenenza, dal punto di vista storico, culturale, ambientale, urbanistico, economico, sportivo».
Eppure la scorsa estate la riforma per il reclutamento dei docenti e degli organi collegiali delle scuole era stata affossata proprio dai leghisti, in quanto non era stato inserito un test di cultura del territorio da far fare ai docenti neo assunti.
Con questa proposta di legge si affida alle Regioni tutta la partita del reclutamento degli insegnanti ma, più in generale, tutta la gestione del personale scolastico, dai professori, passando per Ata (segretari e bidelli) e presidi.
«Abbiamo presentato una proposta di legge- dice l”onorevole Goisis – che prevede nuove norme per il trasferimento delle funzioni amministrative centrali e periferiche alle Regioni, oltre al reclutamento, l”organizzazione e l”inquadramento del personale scolastico nei ruoli regionali e l”attivazione di autonomi livelli di contrattazione collettiva integrativa regionale. Insomma questo è il nostro federalismo scolastico».
E i soldi per gestire il tutto che, da anni, per la scuola italiana non ci sono mai?
Nella proposta di legge si prevede che la gestione del personale scolastico (dal reclutamento al trattamento economico) passi totalmente in mano alle Regioni: lo Stato, dunque, girerà le somme necessarie direttamente alle realtà territoriali e gli appositi uffici regionali sostituiranno quelli attuali dell”amministrazione scolastica, gli Uffici scolastici regionali e provinciali. In sostanza le scuole saranno finanziate direttamente dalle Regioni, anche se i contributi potranno arrivare sia dalle famiglie, che da enti pubblici, privati e soggetti esterni, in piena autonomia finanziaria. Inoltre gli istituti dovranno comunicare alle Regioni quanti posti vacanti hanno a tempo indeterminato e determinato, dati che serviranno per il reclutamento.
Ovviamente gli aspiranti docenti dovranno avere la laurea magistrale e l”abilitazione all”insegnamento, oltre alla residenza in uno dei comuni della Regione. L”albo regionale conterrà i dati dei docenti, il voto ottenuto al test di ingresso (una prova che riguarderà anche, tra l”altro, il Titolo V della Costituzione e le nuove autonomie regionali), la residenza. Ma soprattutto ci si potrà iscrivere ad un solo albo.
I concorsi si svolgeranno, su base regionale, ogni tre anni, tenuto conto dei posti liberi. Nella valutazione dei titoli la commissione terrà conto anche del servizio prestato «con continuità per periodi non inferiori a tre anni nelle scuole operanti sul territorio regionale». Chi risiede sul territorio sarà avvantaggiato. Nella proposta della Lega si prevede anche un cambiamento degli organi collegiali: Consiglio dell”istituzione, Collegio dei docenti, Dirigente scolastico, mentre le scuole avranno autonomia statutaria, una carta dei servizi a garanzia degli utenti e dovranno raccordarsi con il territorio.
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