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Gli "Indignados" del Cile

Gli "Indignados" del Cile
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21 Settembre 2011 - 10.29


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vallejo-cdi Antonio Luiz M. C. Costa.

Cile: nonostante la crescita dell”economia, i giovani mettono in discussione il neoliberismo senza mobilità sociale, ereditato da Pinochet. Le sovvenzioni all”istruzione privata aumentano le disuguaglianze: i ricchi pagano meno per la scuola di élite e ai poveri resta un sistema educativo precario.

Gli “Indignados” del Cile, secondo il fallito pensiero unico, non avrebbero dovuto esistere. Il Paese non era forse la vetrina del neoliberismo, un successo sotto tutti i punti di vista?

La sua crescita economica non va male: è ancora al 6%, quando la media stimata per l”America Latina, secondo CEPAL è del 4,4% e il Brasile si aspetta un 3,7%.

Ma il Perù è cresciuto ancora di più – deve superare il 7% nel 2011 – in mezzo a proteste sociali e i suoi ultimi governi hanno terminato con bassissima popolarità.
In Cile, come in Perù, una parte eccessiva della crescita va a beneficio soltanto delle imprese straniere e delle élite, mentre molti vedono la propria parte di ricchezza diminuire in termini relativi o stagnare in termini assoluti, senza una prospettiva di miglioramento.

Al contrario del Brasile che, malgrado una crescita media del Prodotto Interno Lordo (PIL), è riuscito a promuovere una forte crescita nelle regioni più povere e negli strati sociali più deboli, con il risultato di avere un governo con alto indice di popolarità e un coefficiente di Gini che è passato da 0,59 nel 2001 allo 0,53 nel 2010, mentre quello del Cile si mantiene a 0,55 dagli anni ”90.

L”innesco è stata l”istruzione. La legittimità di una società capitalista moderna dipende dalla fiducia nella mobilità sociale legata all”iniziativa e al merito, che a sua volta richiede che si creda che l”istruzione pubblica possa offrire questa opportunità a tutti quelli che la meritano.
Ma la trasformazione del Cile, fatta dal defunto dittatore Augusto Pinochet e dei suoi consulenti della Scuola di Chicago, in un campo di prova del neoliberismo, ha smantellato buona parte dell”istruzione gratuita per sovvenzionare l”insegnamento privato a pagamento.

Il Paese spende il 3,7% del PIL in educazione, (contro il 6,5% dell”Argentina e il 5,4% del Brasile nel 2010, quest”ultimo prevedendo di arrivare al 7% nel 2011), mentre la spesa da parte dei privati è del 2,7% (contro l”1,3% del Brasile).

I sussidi, proporzionali al numero di alunni presenti nelle classi, rappresentano il 60% della spesa del Ministero dell”Educazione. Secondo Milton Friedman, questo sistema da lui ideato stimolerebbe la concorrenza e fornirebbe la facoltà di scelta fra scuole pubbliche e private. Nella pratica, riproduce e amplifica le disuguaglianze.

Le migliori scuole private sovvenzionate aggirano i requisiti ufficiali e bloccano gli alunni di umile origine, al fine di garantire la propria efficienza e il proprio profilo sociale, anche quando le famiglie vogliano pagare le tasse aggiuntive, che arrivano a essere quattro volte il valore sovvenzionato. Continuano ad essere elitarie come erano prima – solo che le élite ora pagano meno di quello che potrebbero pagare, grazie alla sovvenzione che viene dalle tasche di tutti i cileni, compresi i più poveri.


Allo stesso tempo, nelle scuole pubbliche, che cessano di essere gratuite a partire dal livello medio, la somma delle mensilità pagate dai genitori e del sussidio legato alla presenza è insufficiente, anche perché questi alunni hanno un maggior numero di assenze. La situazione è peggiore nei quartieri e nei municipi più poveri, dove le amministrazioni locali non forniscono sussidi oltre a quelli nazionali e dove non esistono imprese private che forniscano formazione tecnica.

Anche i materiali e le uniformi (obbligatorie in tutte le scuole) sono a carico delle famiglie.

In teoria, le famiglie che non sono in condizione di pagare sarebbero esentate dal contributo, ma sono fatte oggetto di pressione e umiliate e, in pratica, escluse.
Non esiste insegnamento universitario gratuito e gli studenti che non hanno la possibilità di pagare devono ricorrere al “credito educativo” e accollarsi un debito dell”ordine di 30 mila dollari, gravato da interessi del 5% o più, che estingueranno in 20 anni.

Naturalmente, quelli che sono stati svantaggiati nella scuola elementare e media, avranno difficoltà a trovare un”università di buona qualità – o di qualunque qualità -, avranno più difficoltà a pagare e, anche se avranno buoni voti, saranno svantaggiati nel mercato del lavoro in favore di quelli che hanno frequentato “buone” scuole. Il trattamento apparentemente uguale dei diseguali aggrava le disuguaglianze.
La prima grande protesta degli studenti, la Rivolta dei Pinguini (allusione all”uniforme caratteristica degli studenti cileni) è stata nel 2006, ma quest”anno si sono raggiunte proporzioni molto maggiori.

Allo scontento dei giovani politicizzati verso il conservatore Sebastián Piñera, si sono sommati l”incapacità del governo di soccorrere i senza tetto del terremoto del febbraio 2010 e la sua arroganza repressiva verso i manifestanti, anche indigeni che rivendicavano la restituzione delle loro terre, e dagli ambientalisti che protestavano contro la costruzione di nuove dighe in Patagonia.

Quando, nonostante la promessa di borse di studio per il 40% più povero degli studenti, le mobilitazioni sono aumentate chiedendo istruzione gratuita, la risposta è stata: “Niente è gratuito in questa vita”; allora le mobilitazione sono aumentate ancora di più. Da giugno, una gran parte delle scuole sono chiuse e molte di esse sono occupate. Le manifestazioni coinvolgono centinaia di migliaia di studenti, genitori e professori.

Almeno 30 studenti stanno facendo lo sciopero della fame da sei settimane. Il sindacato nazionale CUT (Central Única de Trabajadores de Chile) ha aggiunto il suo appoggio e le sue rivendicazioni, paralizzando il servizio pubblico nei giorni 24 e 25 agosto. Anche indigeni e ambientalisti hanno portato le loro rivendicazioni e le proposte convergono verso un”ampia riforma costituzionale per spazzare ciò che resta delle macerie dell”era di Pinochet e concludere la transizione cominciata nel 1998.


La destra, che ha aspettato per 20 anni l”opportunità di tornare a radicalizzare il modello sociale ed economico alleggerito con la Concertazione, non accetta di vedersi sfuggire quest”opportunità in meno di due anni di governo. Se mata la perra y se acaba la leva [si uccide la cagna e ci si sbarazza della figliata]: ha sentenziato la Segretaria Esecutiva del Consiglio del Libro, nel Ministero della Cultura, riferendosi alla leader studentesca Camila Vallejo, la portavoce più visibile delle contestazioni, ripetendo una frase che Pinochet usava riferendosi a Salvador Allende.

Altri funzionari si sono occupati di divulgare l”indirizzo e il telefono della Presidente del direttivo degli studenti dell”Università del Cile e fare minacce più esplicite.
La Vallejo ha ricevuto ufficialmente protezione da parte della polizia. La quale polizia ha cercato di nascondere il fatto di aver sparato e ucciso un adolescente di 16 anni che aveva accompagnato il fratello sulla sedia a rotelle alle manifestazioni di protesta del 25.

Dopo che il comandante aveva detto che il colpo era partito dai manifestanti e si era rifiutato d”investigare il caso, un carabiniere ha denunciato un collega, cosa che è sfociata nell”arresto di quest”ultimo e nell”allontanamento dei suoi superiori. Come tutto il sistema cileno, anche la polizia è posta in discussione.

Fonte: Carta Capital

 Traduzione per Megachip a cura di Paolo De Santis.

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