‘
di Giovanna Tinè*
Roma, pomeriggio di sabato 26 maggio. Sfila per le strade del centro il corteo in difesa della scuola statale, promosso dai coordinamenti dei lavoratori precari e al quale hanno aderito più di 30 sigle tra movimenti di insegnanti, studenti e cittadini, sindacati e partiti.
Fa piacere vedere che, a dispetto del quotidiano, in cui la rassegnazione tra i colleghi docenti è tanta, molti non hanno gettato la spugna e pensano che il cambiamento che tanto si invoca parta dalla scuola, come primo e fondamentale momento di formazione del cittadino. Questo corteo ci ricorda che la scuola statale è uno dei beni comuni basilari in una società sana, e per questo va difesa con forza e in modo collettivo.
Nello specifico la denuncia dei manifestanti è contro l”attacco che, in piena continuità con il passato, il governo Monti, nella figura del Ministro Profumo, sta preparando.
Carlo Seravalli, un collega rappresentante del coordinamento precari della scuola, riassume i termini di quest”attacco, che riguarda tutti i cittadini. Sottolinea quanto sia drammatica la situazione dei precari della scuola: altri governi in passato, e in particolare il governo Berlusconi, hanno portato avanti una politica di tagli all”organico, ovvero ai posti di lavoro per gli insegnanti precari, che ha causato la perdita dell”occupazione per molti che vivevano di supplenze annuali. Oggi il governo Monti, attraverso la spending review di quest”anno, ci dice che i tagli proseguiranno. Peccato che non si tratti di una razionalizzazione di spese superflue, ma dell”eliminazione di spese necessarie perché la scuola funzioni e perché il diritto al lavoro e allo studio vengano rispettati.
L”ulteriore beffa per i docenti precari in attesa di immissione in ruolo sarebbe un nuovo concorso a livello nazionale: 8.000 miseri posti per cui lottare e sgomitare, a fronte della media delle già poche 10-11.000 assunzioni annuali del ministero Gelmini (con l”unica eccezione del maggior numero di assunzioni dello scorso anno). E, per chi ha frequentato scuola di specializzazione, corsi vari e insegna già da anni, significa dover nuovamente dimostrare di saper insegnare.
Allargando la prospettiva, Carlo Seravalli efficacemente chiama quella della scuola statale una vera e propria “gestione di emergenza“. Ci riferiamo, tanto per cominciare, ai malfunzionamenti e al disagio costanti nella vita quotidiana dei singoli istituti, spesso gestiti attraverso l”abnegazione di molti insegnanti e del personale scolastico, che svolgono ogni giorno tanto lavoro volontario per tamponare le falle create da una politica non tanto miope quanto dolosa. E non dimentichiamo la quantità di denaro pubblico che arriva ogni anno alle scuole private.
Tra le più ovvie conseguenze dei tagli, infatti, ci sono l”aumento degli alunni per classe e il conseguente – ovvio – peggioramento della didattica e della preparazione degli studenti. Poi, i problemi di sicurezza nel caso in cui un insegnante si ammali e le sue classi rimangano senza sorveglianza per mancanza di soldi per assicurare le supplenze. E, non ultimo, l”accorpamento di istituti e la conseguente scomparsa di scuole sui territori, specie nei piccoli centri, in cui spesso rappresentano l”unico anticorpo contro criminalità e disagio sociale.
Come si concilia tutto ciò con le parole pronunciate appena quattro giorni fa dal Ministro Profumo in occasione dell”anniversario dalla strage di Capaci? “La scuola è il nostro più importante presidio di democrazia, il luogo della cultura e del confronto, dove si formano le nuove generazioni di cittadini, istruiti e consapevoli. Dove le istituzioni si aprono al dialogo. È così da sempre, prima del vile attacco alla scuola di Brindisi, e così continuerà a essere”. Se fosse davvero l”opinione del governo, allora ci sarebbero finanziamenti e non tagli alla scuola, rafforzamento della sua natura pubblica e democratica, non privatizzazioni e aziendalizzazione forzata. Si farebbe un TAV in meno e si eviterebbe di buttare i soldi nell”acquisto dei caccia F-35. Oggi ce lo devono ricordare i manifestanti del corteo, chiedendo a tutti i cittadini di fare di queste richieste una comune battaglia di civiltà . Il governo, i governi: niente. E” davvero ora di svegliarsi e fare attivamente massa critica.
Neanche a farlo apposta, all”arrivo del corteo al Colosseo incrociamo il fiume in piena delle biciclette della critical mass 2012 che contemporaneamente sta invadendo Roma per dire che il cambiamento passa anche attraverso un diverso stile di vita e di consumo.
* Professoressa in un Liceo di Roma – Membro dell”Ufficio Centrale di AlternativaÂ
 Fonte: http://dailystorm.it/2012/05/28/scuola-presidio-di-democrazia-allora-vogliamo-i-fatti/
Â
‘