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Spiritualità e Coscienza: la chiave di volta della nuova rivoluzione

Il subordinare la vita terrena a principi superiori fa parte dell’organizzazione statale delle grandi civiltà, a partire dall’antica India, ma non solo.

Spiritualità e Coscienza: la chiave di volta della nuova rivoluzione
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4 Agosto 2017 - 23.33


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Riceviamo e pubblichiamo
 
di Roberto Siconolfi.
 
Nell’Occidente contemporaneo, sembra davvero difficile immaginare modelli comunitari comprendendo anche l’elemento della spiritualità. Di conseguenza ciò che in base alla nostra concezione può sembrare arcaico, anti-democratico, se non addirittura tirannico, ha un suo senso alla luce proprio di una visione più complessiva della vita e dell’organizzazione di essa sulla terra.
Tuttavia non è stato sempre così e, diversamente, non è così in altre zone del mondo.
Il subordinare la vita terrena a principi superiori fa parte dell’organizzazione statale delle grandi civiltà, a partire dall’antica India dove esisteva la “visione” delle diverse ere cosmiche – gli Yuga – con propedeuticità specifiche che determinavano tutto il sistema delle caste. Quest’ultimo, invece, che oggi appare assai odioso all’uomo occidentale, era l’essenza della piena realizzazione di un’umanità differenziata. Questa trovava armonia proprio nel fatto che essere un sacerdote – Brahmana –, un guerriero – Kshatrya –, un produttore – Vaishya – o un lavoratore – Shudra – era in virtù delle più intrinseche predisposizioni personali.
Passando per altre grandi civiltà come quella Sumera, quella Egizia o quella Ebraica, anche nell’antica Grecia il principio della trascendenza era fondamentale nell’articolazione dello Stato ma non solo. Per Platone, nella sua opera La Repubblica, «vi è un modello fissato nei cieli per chiunque voglia vederlo e, avendolo visto, conformarvisi in sé stesso. Ma che esso esista in qualche luogo o abbia mai ad esistere, è cosa priva d’importanza: perché questo è il solo Stato nella politica di cui egli possa mai considerarsi parte». Su questa base si può dedurre che anche la non ottimalità di un modello statale concreto non ha importanza in fin dei conti se, viceversa, questo modello “armonico” e “celeste” è “costellato” interiormente.
Nell’evoluzione stessa delle grandi civiltà, come quella europea, sono venute fuori altre grandi narrazioni, che a varia misura hanno parlato agli uomini, risuonando nella loro sfera interiore. Così è stato per il Cristianesimo, almeno in tutta la sua fase originaria o del periodo luterano. Un modello, questo, che presupponeva, in diversi esempi storici, la pratica stessa della fede in chi poi doveva svolgere compiti di tipo politico. Pur tuttavia, secondo alcuni intellettuali, è stato proprio il Cristianesimo a sganciare il principio trascendente da quello terreno, legando direttamente l’Uomo a Dio e svincolandolo dallo Stato in questo rapporto. Andando ancor più avanti nei tempi, anche nell’era moderna con la rivoluzione francese o con le grandi rivoluzioni ed esperienze politiche ottocento-novecentesche l’Idea, intesa come principio al quale conformarsi, aveva un ruolo principe. Al netto delle visioni del mondo, in questa fase storica principi come l’uguaglianza, la liberazione dei popoli, la fratellanza universale oppure il recupero degli aspetti tradizionali di un popolo, vengono ad animare alla base la lotta per le idee, e l’agone politico.
Da qui in poi, almeno per noi occidentali, vi è il baratro. Una nuova configurazione della struttura di potere sembra aver anestetizzato la capacità di produrre modelli altri di organizzazione statale, basati sui principi suindicati. Attraverso alcune armi fondamentali, come il mainstream e la manipolazione mediatica, oggi, il potere riesce molto meglio, nel suo dominio, che con i carri armati di un dittatore. Il lavorio continuo effettuato dalle agenzie di comunicazione, al quale sono esposti gli individui, è molto più penetrante e totalizzante rispetto a governi centralizzati o storicamente definiti “autoritari”.
In questa semplice analisi, vediamo che abbiamo tirato in ballo proprio la sfera interiore e tutte quelle parti che costituiscono la coscienza personale. Tutti quegli elementi, insomma, che abbiamo sopra citato come parte fondamentale nei sistemi di governo delle civiltà antiche.
Sembra, davvero, che sia opera fondamentale la difesa della propria coscienza da questi processi di invasione messi in atto dalle grandi potenze e dalle élite globaliste. Queste, attraverso il sistema mediatico mainstream, iniettano in continuazione corpi estranei come, ad esempio, i sistemi di vita delle star di Hollywood o del jet set in generale. Diffondono modelli di comportamento di questo o quel personaggio famoso, modelli ai quali ci si deve conformare, pena il sentirsi non accettati dalla massa, ad esempio, o peggio ancora il non stare bene con sé stessi.
Rimanendo su questo punto, si nota come gli stili di vita all’insegna del divertimento ossessivo ed esasperato, del consumo illimitato delle risorse – ad esempio quelle biologiche con l’uso di droghe – sembrino costituire l’unico sistema al quale anche l’uomo della strada deve conformarsi. In altri periodi storici ciò era solo prerogativa delle élite.
Ancora, notevole è la diffusione di arte di pessima qualità passata come il modello estetico di riferimento al quale aderire e di conseguenza appiattirsi. Tutto questo senza contare il danno effettivo che la tecnologia telematica sta causando alle nuovissime generazioni, e senza per forza tirare in ballo i processi di modifica antropologica messi ben evidenza da Giovanni Sartori in Homo Videns. Ovvero la perdita della capacità di “astrazione” del cervello in chi “apprende” solo attraverso gli schermi, e non più “astraendo il concetto” attraverso la lettura. Sui suddetti danni, pensiamo solo alla pornografia on line, e a come modifica le aspettative di un naturale rapporto di coppia, o dell’atto sessuale stesso. In pratica abbiamo modelli pressoché inesistenti di idealtipi o di sessualità verso i quali in moltissimi – non solo tra più giovani (dato ancor più allarmante) – credono che sia la realtà.
Di aspetti di occupazione della coscienza ad opera di presidi di questo tipo, che ne distolgono il naturale sviluppo evolutivo, ne potremmo elencare diversi. Tra questi il ruolo della lingua inglese, metodo di colonizzazione ottimale per lo stesso Winston Churchill.
Tuttavia in un gioco di rivolgimento del negativo nel positivo, siamo riusciti a scoprire, grazie a ciò, che il lavoro essenziale di “liberazione” è proprio insito nella sfera coscienziale. In base a tutta una serie di ricerche di fisica quantistica, essa, possiede in sé, tutta quella gamma definita di “corpi sottili”, che determinati movimenti di tipo orientalista e neo-spiritualista utilizzano già per le loro pratiche. Viceversa – nel vertice superiore della piramide – diverse componenti del potere utilizzano la conoscenza di tali energie, per i loro giochi di dominio più o meno palesi, più o meno inconsci.
Su questa base, è possibile costruire davvero un modello nuovo di comunità, riprendendo la definizione di Ferdinand Tönnies di Gemeinschaft differente da Geselleschaft. E’ a partire dalla propria sfera interiore che bisogna acquisire quell’armonia e l’equilibrio giusto, da proiettare poi nel mondo esterno. Questo è il criterio per cui ciò che è armonico, appunto, produce armonia, mentre ciò che non lo è produce, di conseguenza, squilibri e dissimmetria.
All’interno di questo discorso, anche se da un diverso punto di vista, esistono ancora esperienze politiche dove si conserva un grande principio “spirituale” al centro della organizzazione statale. Possiamo enumerare in ciò la tanto discussa Russia, dove la carica narrativa delle grandi personalità storiche come Pietro il Grande, il recupero stesso della figura di Stalin o la centralità dei principii Cristiani – come guida a tutti i livelli della società – sono correnti nazionali importanti per la presidenza Putin. Il quale, inoltre, saggiamente sa dare un certo peso a un grande esperto di Tradizione come Aleksandr Dugin. Ma anche le Repubbliche Bolivariane tengono ancora fede a principi come quelli della lotta di liberazione nazionale di Simon Bolivar e José Marti, oppure la Cuba socialista che addirittura recupera il ruolo del Cristianesimo. E guarda caso, sono proprio questi – per quanto riguarda il mondo a noi più vicino – gli Stati che riescono a suscitare ancora quel consenso popolare che si avverte a tutti i livelli e che si basa sull’egemonia delle menti e dei cuori di gramsciana memoria. Anche l’Iran si muove in questa direzione, conservando il principio religioso musulmano come guida suprema politica, pur non risultando, l’Iran, così intransigente come la vulgata mediatica vuole farci credere.
Su questa linea, il nostro paese sembra essere apripista per un nuovo modello di spiritualità da riprendere anche nella sfera politica. Spesso, nei comitati animati dagli oppositori alla legge sui vaccini, si è sentito parlare più volte di nuova spiritualità e questa idea non sarebbe davvero peregrina. Per essa intendiamo l’appartenenza a questo movimento non solo di cattolici di varia estrazione, ma anche di molte persone che svolgono nella vita di tutti i giorni percorsi spirituali di varia inclinazione o di “consapevolezza”.
Interessanti anche le esperienze di “movimento” di questo tipo già presenti sul territorio, come “L’insurrezione della Nuova Umanità” legata al filosofo Marco Guzzi e a Mauro Scardovelli e “Mondo Felice e Nuova Umanità” vicini al prof. Corrado Malanga.
Date le considerazioni fatte, e vista la permeabilità storica dell’Italia ad esperienze quali il Cristianesimo, questa possibilità di costruire un nuovo tipo umano e comunitario, basandosi sul recupero di antichi principi spirituali e metafisici, potrebbe essere davvero la chiave di volta per una nuova rivoluzione.

 

 
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