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'La falsa ''crisi dei rifugiati'''

Lo spin mediatico intorno alle foto del povero bimbo annegato: Non fanno capire il fenomeno nel suo insieme e servono interessi padronali e della NATO. [T. Meyssan]

'La falsa ''crisi dei rifugiati'''
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6 Settembre 2015 - 16.44


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«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica
internazionale n°144

di Thierry Meyssan.

Mentre i media europei alimentano le emozioni nel
mostrare le fotografie d”un bimbo annegato e con i servizi sulle folle che
attraversano i Balcani a piedi, Thierry Meyssan mostra che queste immagini sono
manipolate. Di certo, servono agli interessi del capo del padronato tedesco,
Ulrich Grillo, nonché alla NATO. Ma esse non fanno capire il fenomeno nel suo
insieme e conducono gli europei a risposte inadatte.

Il lato sinistro di questa
fotografia è stato ampiamente pubblicato dalla stampa atlantista. La vittima,
un bambino curdo siriano, Aylan Kurdi, si suppone sia stato respinto dal mare.
Tuttavia, il suo corpo è perpendicolare alle onde invece di essere loro
parallelo. La presenza sulla parte destra dell”immagine di un fotografo
ufficiale turco conferma l”idea di una messa in scena. In lontananza, si
distinguono dei bagnanti.

Un”ondata
di emozioni ha brutalmente sommerso le persone che vivono nello spazio della
NATO. Improvvisamente si sono rese conto del dramma dei profughi nel
Mediterraneo; una tragedia che durava da anni nella loro indifferenza
permanente.

Questa
inversione è dovuta alla pubblicazione d”una fotografia che mostra un bimbo
annegato, derelitto su una spiaggia turca. Non importa che questa immagine sia
in sé una montatura grossolana: il mare rigetta i corpi parallelamente alle
onde, mai perpendicolarmente. Poco importa che essa sia stata immediatamente
riprodotta in prima pagina da quasi tutti i giornali dell”area NATO in meno di
due giorni. Vi è stato già detto che la stampa occidentale è libera e
pluralista.

Proseguendo
sulla stessa falsariga, le televisioni hanno moltiplicato i servizi concernenti
l”esodo di migliaia di siriani, a piedi, attraverso i Balcani. Particolare
attenzione è stata rivolta alla traversata dell”Ungheria, che dapprima ha
costruito un”inutile barriera in filo spinato, poi ha moltiplicato delle
decisioni contraddittorie di modo che si potesse riprendere delle moltitudini marciare
lungo le ferrovie e prendere d”assalto i treni.

“Reagendo” all”emozione che hanno causato presso i loro
concittadini, i dirigenti europei “sorpresi”
e addolorati si tormentano su come portare aiuto a questi rifugiati. Antonio
Guterres, ex presidente dell”Internazionale socialista e attuale Alto
Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, s”invita al loro dibattito perorando
«la
partecipazione obbligatoria di tutti gli Stati membri dell”UE. Secondo le stime
preliminari, i paesi europei hanno una potenziale necessità di accrescere le
opportunità di reinsediamento a 200mila posti
», dichiara.

Qual è
il problema reale, chi lo strumentalizza e per quale scopo?

I rifugiati del Mediterraneo

Sin
dalla “primavera araba” nel 2011, il numero di persone che cercano di
attraversare il Mediterraneo e di entrare nell”Unione europea è aumentato considerevolmente.
È più che raddoppiato e si è innalzato nel 2014 fino a 626mila unità.

Flusso di migranti verso l”Unione
europea (in centinaia di migliaia)

Fonte:
Eurostat

Tuttavia,
contrariamente a un diffuso luogo comune, non si tratta di un”onda nuova e
ingestibile. Nel 1992, quando l”Unione comprendeva solo 15 dei 28 stati attuali,
ne riceveva ancora di più: 672mila per 380 milioni di abitanti. Vi è quindi un
notevole margine prima che i migranti possano destabilizzare l”economia europea
e i suoi attuali 508 milioni di abitanti.

Questi
migranti sono per più di due terzi uomini. Secondo le loro dichiarazioni, più
della metà di loro sono tra i 18 ei 34 anni. In generale, non si tratta quindi di
famiglie.

Percentuale di uomini tra i
migranti entrati nell”Unione europea nel 2014.

Fonte:
Eurostat

Contrariamente
all”idea attualmente diffusa dai media, solo meno di un terzo sono rifugiati in
fuga dalle zone di guerra: il 20% sono siriani, il 7%afghani e il 3% iracheni.

Gli
altri due terzi non provengono da paesi in guerra e sono principalmente migranti
economici.

In
altre parole, il fenomeno delle migrazioni è solo marginalmente legato alla
“primavera araba” e alle guerre. I poveri lasciano il proprio paese e
cercano fortuna nei paesi ricchi in virtù dell”ordine post-coloniale e della
globalizzazione. Questo fenomeno, dopo il calo avutosi nel periodo 1992-2006,
ha ripreso e sta aumentando progressivamente. Attualmente rappresenta solo lo
0,12% annuo della popolazione dell”UE, ovvero – se viene gestito correttamente –
non rappresenta alcun pericolo a breve termine per l”Unione.

Il presidente della Federazione
dell”industria tedesca, Ulrich Grillo, auspica ulteriori 800mila lavoratori
stranieri in Germania. Poiché gli accordi europei lo vietano e l”opinione
pubblica è ostile a ciò, ha partecipato alla messa in scena della “crisi
dei rifugiati” per far evolvere il quadro delle regole.

I migranti rappresentano un problema?

Questo
flusso di migranti riguarda popolazioni europee, ma viene celebrato dal
padronato tedesco. Nel dicembre 2014, il “capo dei capi” tedeschi
Ulrich Grillo, dichiarava a DPA mascherando ipocritamente i propri interessi
dietro buoni sentimenti: «Siamo da molto tempo un paese di immigrazione, e
dobbiamo rimanerlo.» «In quanto paese prospero e anche per l”amore cristiano
per il prossimo, il nostro paese dovrebbe permettersi di accogliere più
rifugiati». E ancora: «Mi distanzio molto chiaramente dai neonazisti e dai razzisti
che si radunano a Dresda e altrove.» Più seriamente: «A causa della nostra evoluzione
demografica, assicuriamo la crescita e la prosperità con l”immigrazione» [1].

Questo
discorso riprende i medesimi argomenti del padronato francese degli anni ”70. Oggi
ancora di più, le popolazioni europee sono relativamente istruite e qualificate,
mentre la stragrande maggioranza degli immigrati non lo sono e possono
facilmente occupare certi tipi di posti di lavoro. A poco a poco, l”arrivo di
una forza lavoro non qualificata, nell”accettare condizioni di vita inferiori a
quelle degli europei, ha sollevato tensioni nel mercato del lavoro. Il
padronato francese spinse a suo tempo al ricongiungimento familiare. La legge
del 1976, la sua interpretazione da parte del Consiglio di Stato nel 1977 e la
giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell”uomo hanno largamente
destabilizzato la società. Lo stesso fenomeno può essere osservato in Germania,
dopo l”adozione delle stesse disposizioni con l”iscrizione, nel 2007, del
ricongiungimento familiare nella legge sull”immigrazione.

Contrariamente
a un diffuso luogo comune, i migranti economici non pongono alcun problema di
identità in Europa, ma mancano ai loro paesi d”origine. Per contro, pongono un
problema sociale in Germania, dove, a causa della particolare politica
instillata da Ulrich Grillo, la classe operaia è già vittima di uno sfruttamento
brutale.

Altrove,
non sono i migranti economici, ma il successivo ricongiungimento familiare a porre
problemi.

Chi costruisce l”immagine attuale di una “crisi dei rifugiati”?

Dall”inizio
dell”anno, il passaggio dalla Turchia all”Ungheria, che costava 10.000 dollari,
è sceso a 2.000 dollari a persona. Mentre certi contrabbandieri sono degli
schiavisti, molti stanno semplicemente cercando di fornire un servizio a
persone in difficoltà. In ogni caso, chi paga la differenza?

Inoltre,
se all”inizio della guerra contro la Siria, il Qatar stampava e distribuiva agli
jihadisti di al-Qa”ida dei passaporti siriani falsi in modo che potessero
convincere i giornalisti atlantisti che erano «ribelli» e non mercenari stranieri,
dei falsi passaporti siriani sono ora distribuiti da certi contrabbandieri ai
migranti non siriani. I migranti che li accettano pensano a buon titolo che
questi documenti falsi faciliteranno la loro accoglienza nella UE. In effetti, poiché
gli Stati membri dell”Unione hanno chiuso le loro ambasciate in Siria – tranne la
Repubblica Ceca e la Romania -, non è loro possibile verificare l”autenticità di
questi passaporti.

Sei
mesi fa, mi sorprendevo della cecità dei leader dell”Unione che non comprendevano
la volontà degli Stati Uniti di indebolire i loro paesi, anche attraverso la «crisi dei rifugiati» [2].

Il mese
scorso, la rivista
Info Direkt ha affermato
che secondo i servizi segreti austriaci, il passaggio in Europa dei rifugiati
siriani è stato organizzato dagli Stati Uniti [3]. Questa imputazione
resta da verificare, ma costituisce già un”ipotesi solida.

Inoltre,
tutti questi eventi e queste manipolazioni non sarebbero gravi se gli Stati
membri dell”Unione europea mettessero un termine al ricongiungimento familiare.
L”unico vero problema non sarebbe allora l”ingresso dei migranti, ma il destino
di coloro che muoiono lungo la rotta, attraversando il Mediterraneo. L”unica
realtà che però non mobilita alcun governante europeo.

Che prepara la NATO?

Attualmente,
la NATO, ossia il braccio militare internazionale degli Stati Uniti, non si è
tirata indietro. Ma, secondo le sue nuove missioni, l”Alleanza atlantica si
riserva la possibilità d”intervenire militarmente quando ci siano migrazioni
significative.

Sapendo che solo la NATO è nota
per avere la capacità di diffondere un”intossicazione informativa sulla prima
pagina di tutti i quotidiani dei suoi Stati membri, è altamente probabile che sia
essa a organizzare la campagna in corso. Inoltre, l”assimilazione di tutti i
migranti a dei rifugiati che fuggono dalle zone di guerra e l”insistenza sulla
presunta origine siriana di questi migranti suggerisce che la NATO stia
preparando un”azione pubblica legata alla guerra che essa conduce segretamente
contro la Siria.

NOTE

[1] «Allemagne: le patronat veut plus de réfugiés», AFP, 23 décembre 2014.

[2] «La cecità UE di fronte alla strategia
militare USA
», di Thierry
Meyssan, Megachip, 27 aprile 2015.

[3] “Insider: Die USA bezahlen die Schlepper
nach Europa!
”, Info Direkt,
5.
August 2015. «Les
USA accusés de financer l’envoi de réfugiés en Europe
», Réseau Voltaire, 13 août 2015

Thierry Meyssan, 6 settembre 2015.

Traduzione a cura di Matzu Yagi.

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