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Quelli che tirano i fili della crisi migratoria

'Le biografie dei principali organizzatori della crisi migratoria: forti legami con l''amministrazione USA e loro anteriore volontà di abolire i confini. [Thierry Meyssan]'

Quelli che tirano i fili della crisi migratoria
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1 Maggio 2016 - 19.45


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«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica
internazionale n°182/bis

di Thierry Meyssan.

Le biografie dei tre principali organizzatori della
crisi migratoria e della risposta che le rivolge l”Unione europea attestano i
loro legami con l”amministrazione statunitense e la loro anteriore volontà di
abolire i confini. Per loro, la migrazione corrente non è un problema
umanitario, bensì l’occasione per mettere in pratica le loro teorie.

Peter Sutherland, rappresentante speciale del
Segretario generale dell’ONU sulle migrazioni internazionali

Irlandese, ex commissario europeo per la
concorrenza, poi direttore generale dell”Organizzazione mondiale del commercio
(1993-1995); ex direttore di BP (1997-2009), presidente di Goldman Sachs
International (1995-2015); ex amministratore del Gruppo Bilderberg, presidente
della sezione europea della Commissione Trilaterale, e Vice Presidente della
Tavola rotonda europea degli industriali.

Se Sutherland non perde occasione per sottolineare
il dovere morale di aiutare i profughi (cattolico tradizionale, è stato
consigliere della IESE Business School dell”Opus
Dei
e, dal 2006, consulente dell’Amministrazione del Patrimonio Santa Sede)
è soprattutto un turiferario che incensa le migrazioni internazionali.

Durante un’audizione del 21 giugno 2012 da parte
della Commissione degli Affari Interni della Camera dei Lord, ha dichiarato che
tutti dovrebbero avere la possibilità di studiare e lavorare nel paese di loro
scelta, cosa incompatibile con tutte le politiche di limitazione delle
migrazioni; e che le migrazioni creano una dinamica cruciale per lo sviluppo
economico, checché ne dicano i cittadini dei paesi d’accoglienza. Pertanto, ha
concluso, l”Unione europea deve minare l”omogeneità delle sue nazioni [1].

Gerald Knaus, direttore fondatore della European
Security Intitiative (ESI)

Sociologo austriaco. Ha lavorato dal 1993 al 2004
in Bulgaria, Bosnia-Erzegovina e in Kosovo – alla fine del mandato di Bernard
Kouchner – prima per delle ONG, e poi per l”Unione Europea. Ha svolto attività
di ricerca dal 2005 al 2011 presso il
Carr Center for
Human Rights Policy
all”Università di Harvard, dopo
di che ha pubblicato
Can Intervention Work?.
Ha fondato l”ESI nel 1999, in Bosnia-Erzegovina.
L”Istituto ha ricevuto la sua prima borsa di studio dall’US Institute of Peace,
l”istituzione sorella del NED, dipendente dal Pentagono. Poi Knaus è partito per
Washington, dove è stato ricevuto esattamente dal National Endowment for
Democracy (NED) e poi dalla
Carnegie Foundation, nonché dall”American Enterprise Institute. Inoltre, è stato ricevuto da
James O”Brien e James Dobbins presso il Dipartimento di Stato e da Leon Fuerth
alla Casa Bianca. Ben presto, l”ESI è stato finanziato dal
German
Marshall Fund
, dalla Mott Foundation, dall”Open Society Institute (George Soros), dalla Rockefeller
Brothers Foundation
, e dai governi olandese, irlandese,
lussemburghese, norvegese, svedese e svizzero.

Nel 2004, ha pubblicato un rapporto volto ad assicurare
che l”imputazione secondo cui 200.000 serbi sono stati espulsi dal Kosovo è una
menzogna della propaganda russa. Nel 2005, ha lanciato la teoria secondo cui il
partito turco AKP è una formazione “calvinista islamica” che cerca di creare
una forma di “democrazia musulmana”.

Nella sua opera, Can
Intervention Work?
– che ha pubblicato con Rory
Stewart, l”ex precettore dei principi William e Harry del Regno Unito, che
aveva conosciuto in Kosovo e successivamente è diventato uno degli assistenti
di Paul Bremer durante l”occupazione dell’Iraq, poi direttore del
Carr
Center for Human Rights Policy
– saluta
positivamente le guerre statunitensi e sviluppa una nuova concezione di
colonizzazione. Secondo lui, l’«interventismo umanitario» è legittimo, ma può
avere successo solo se si tiene conto delle realtà locali. Scrive così l’elogio
di Richard Hoolbroke, che aveva conosciuto in Kosovo. Il suo libro sarà
promosso da Samantha Power, che, come lui, è un ex collaboratrice di Hoolbroke,
e aveva creato e diretto il
Carr Center for Human Rights Policy, dove è stato ricercatore [2].

Diederik Samsom, deputato olandese, presidente del partito del Lavoro

Fisico nucleare, ex manager della campagna sul
clima e l”energia di Greenpeace. Eletto deputato (con la proporzionale) dal
2003, è diventato presidente del suo gruppo parlamentare e poi presidente del
suo partito. Tuttavia, non riesce a ottenere la presidenza del Parlamento né la
carica di primo ministro. Si è rifiutato di entrare nel governo di coalizione
che sostiene ed è restato presidente del suo gruppo all”Assemblea.

Avrebbe un QI di 136 e ha vinto due volte un
concorso televisivo di test di intelligenza. Si dichiara ateo militante, è
rigorosamente non-fumatore e vegetariano. Fu invitato assieme al primo ministro
Mark Rutte, nel giugno 2014, al Gruppo Bilderberg dove entrambi poterono discutere
con Peter Sutherland, ma non con Rory Stewart, che era stato invitato alla
riunione del 2012.

Secondo gli osservatori politici olandesi, è la
principale vittima del referendum per il sostegno all”accordo europeo con
l”Ucraina. Si era personalmente impegnato su questo tema e contro la Russia. La
sua sconfitta si traduce, secondo i sondaggi, in un arretramento da metà a tre
quarti dell’influenza del suo partito.

NOTE

[1] “EU
should ’undermine national homogeneity’ says UN migration chief
”,
Brian Wheeler, BBC, June 21st, 2012
.

[2] Il lato oscuro dell’amministrazione Obama“, di Thierry
Meyssan, Rete Voltaire, 10 Novembre
2015.

Traduzione a cura di Matzu Yagi.
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