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di Pino Cabras – Megachip.
La Società Italiana di Pediatria fa appello a un gesto semplice, eppure difficile quanto sfidare un radicato tabù: spegnere la televisione per un giorno intero, e far vivere davvero ai bambini e ai ragazzi un universo di possibilità diverse.
Mentre oggi imperversano le discussioni sulle politiche per la scuola, i docenti segnalano già da tempo, nel loro agire quotidiano, una sorta di interminabile sofferenza: la difficoltà enorme di costruire spazi per la concentrazione dei loro allievi, la fatica inedita nel formare in loro la padronanza di sé e l”adesione a un compito assegnato.
In troppi arrivano alle loro classi con una sorta di telecomando impiantato nell”encefalo. L”impegno numero uno degli insegnanti d”oggi, faticoso fino a renderli esausti, è abbassare la tensione per rendere possibile l”attenzione.
I pediatri e gli psicologi arrivano a misurare questo problema, statistiche alla mano. Mentre inconsapevoli genitori si affidano al baby-sitting televisivo, i numeri parlano di danni crescenti alla vita dei loro figli per via dell”esposizione al flusso di stimoli del teleschermo. Un danno che deriva dal messaggio, spesso diseducativo o inadatto all”età , ma anche dal mezzo in sé.
Lo segnala Aric Sigman, della British Psychological Association, sulla rivista «The Biologist». (Fergus Sheppard, «Children”s TV linked to cancer, autism, dementia», The Scotsman, 19 febbraio 2007)
La maggioranza delle persone trascorre ormai più tempo a guardare la TV che in qualsiasi altra attività che non sia il sonno e il lavoro, fa notare Sigman.
Fatti i conti, un britannico all”età di 75 anni ne avrà trascorsi dodici davanti alla TV. Le statistiche italiane non tendono a essere migliori. Rapportato a un bimbo di sei anni, il calcolo ci dice che per un anno intero è stato davanti al teleschermo. Non solo TV, ma computer e videogiochi. Le persone tra gli 11 e i 15 anni hanno gli occhi monopolizzati da uno schermo durante il 55 % del loro tempo di veglia. Nell”ultimo decennio questo tempo è cresciuto del 40 %.
Le stesse aree del cervello che sono stimolate dalla lettura sono obnubilate dall”esposizione al flusso delle immagini in movimento, con una crescita dei disturbi del sonno, un calo della capacità di concentrazione e la riduzione del metabolismo. La combinazione di questa riduzione con i comportamenti indotti dalla pubblicità (le terribili merendine) è causa dell”aumento preoccupante del sovrappeso e dell”obesità infantile.
Non basta. Non è di poco conto l”effetto dell”editing dei programmi, caratterizzato da «salti e tagli», un periodo d”attenzione adatto a fruire del livello di un videogioco o di una raffica di spot pubblicitari, laddove il cervello, programmato per «premiarsi» di fronte a immagini nuove, si «premia» producendo dopamine.
Le statistiche su molti disturbi e vere e proprie malattie gravi dell”infanzia hanno avuto una notevole correlazione con l”estendersi dell”esposizione sincopata e subliminale al ritmo scandito dagli schermi, sempre più onnipresenti. E anche le statistiche sugli adolescenti sono allarmanti.
L”iniziativa della Società Italiana di Pediatria ci piace e vorremmo approfondirla assieme, qui su Megachip.
Viva la moratoria, dunque, per far prendere piede a un comportamento che può estendersi, una dimensione sabbatica che può liberare tempo, energie mentali, idee, azioni e movimenti fisici verso altro che non sia il tempo padroneggiato dalla TV.
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