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La redazione di Radio Città Aperta
Poco dopo l”attacco contro i soldati italiani a Kabul abbiamo appreso con stupore la decisione da parte delle organizzazioni dei giornalisti di rimandare a data da destinarsi la manifestazione per la libertà d”informazione prevista per sabato pomeriggio. La FNSI in un comunicato giustifica la decisione con la necessità di non turbare il clima di cordoglio nei confronti delle famiglie dei militari italiani caduti in Afghanistan.
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Consideriamo sbagliata e inopportuna la decisione di sospendere la mobilitazione dopo l”ennesima strage a Kabul. La morte dei sei militari italiani semmai conferma e amplifica le motivazioni di chi chiede che in questo paese i cittadini possano essere informati correttamente, ad esempio su una realtà , quella afgana, descritta dalla maggior parte dei media in termini di propaganda guerrafondaia e di aperto sostegno a una missione militare di occupazione illegale e che la maggior parte dell”opinione pubblica, in più occasioni, ha dimostrato di non condividere.
Il venir meno della mobilitazione consegna l”opinione pubblica alla retorica patriottarda e guerrafondaia di chi utilizzerà la morte dei sei militari italiani non per esprimere un condivisibile e scontato cordoglio nei confronti delle famiglie dei caduti ma per riconfermare strumentalmente una politica estera improntata alla proiezione militare internazionale che viola l”articolo 11 della Costituzione Repubblicana.
Provocatoriamente domandiamo: la manifestazione di sabato sarebbe stata sospesa anche nel caso in cui un bombardamento della Nato avesse ucciso cinquanta civili afgani inermi?
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