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Piol: Google è orwelliana

Piol: Google è orwelliana
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27 Marzo 2010 - 15.17


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google2084Intervista a Elserino Piol a cura di Eugenio Occorsio – 08 marzo 2010.

«È il momento di stare attenti con Google, che comincia a diventare come il Grande Fratello: va in giro per le strade a fotografare le nostre case, inserisce notizie sul motore di ricerca gerarchizzandole a suo piacimento, programma campagne pubblicitarie personalizzate infrangendo le norme sulla privacy, gestisce i filmati in modo a volte disinvolto».

Elserino Piol è come sempre molto esplicito.

 

Può permetterselo. A 78 anni, ha un curriculum che ne ha fatto una figura del tutto singolare che combina l” esperto, il manager, l”imprenditore in informatica. Ha attraversato da protagonista l” intero percorso dell” industria italiana della tecnologia: dalla Olivetti, in cui ha lavorato per oltre 40 anni creando società del calibro di Omnitel e Infostrada, al venture capital del fondo Kiwi con cui ha permesso la nascita di realtà come Tiscali e Yoox, il portale della moda.

Ancora oggi non si stanca di intraprendere nuove iniziative: ha accettato la presidenza di Fedoweb, la federazione degli editori che operano in Internet, da Rcs a RepubblicaEspresso, da Microsoft a VirgilioTelecom.

Come Fedoweb, avete mosso a Google un” accusa di abuso di posizione dominante con riferimento soprattutto alla pubblicità e ai meccanismi di organizzazione di essa. Perché?

«Le iniziative che sta adottando condizionano i meccanismi di domanda/offerta degli investimenti online. Ci preoccupano moltissimo strumenti come l”Ad Planner, il metodo per pianificare le campagne media promosso da Google: si fonda su milioni di dati provenienti dal motore di ricerca stesso ma anche da un”infinità di altre fonti che non vuole precisare, insomma la profilazione dei consumatori secondo noi viola le norme sulla privacy e la mette in posizione privilegiata rispetto al resto degli editori che invece ovviamente le seguono. Se vuole essere editore a pieno titolo, quale mi pare che sia la sua aspirazione, Google deve accettare tutti i diritti e tutti i doveri della categoria».

Tanta spregiudicatezza Google l”ha usata anche nella sciagurata vicenda del video di Torino? Insomma, crede alle indiscrezioni secondo cui ha lasciato il video in rete per un tempo abnorme perché faceva audience? Non vede viceversa pericoli di censura in rete?

«La libertà su Internet non deve in alcun modo violare i diritti fondamentali dell” individuo. Non è questione di censura o meno. Ciò detto non sono in grado di dire se le indiscrezioni più perfide rispondono al vero. Comunque la gestione delle informazioni paratelevisive su Internet come quelle di YouTube (gruppo Google, ndr) è oggetto di attenzione e la stiamo portando di fronte al Garante delle comunicazioni, perché è un altro campo indefinito e non regolato. Il problema di fondo è che Google vuole giocare la partita con regole tutte sue e non condivise. A questo punto vorrei anche andare a vedere i conti: sembra che ricavi da sola in Italia 350 milioni in pubblicità, più di tutti gli altri messi insieme. Perché li fattura in Irlanda, dove ha sede Google Europa, e non in Italia?»

Allarghiamo il discorso all”universo Internet. Altro tema del giorno sono i “giornali a pagamento”. Lei che idea si è fatto?

«L” unica cosa certa è che il discorso del “tutto gratis”, alimentato dalla pubblicità, non funziona. Murdoch, che ha per primo lanciato il sito a pagamento con il Wall Street Journal, ha ragione. Bisogna però inventarsi qualcosa di efficiente».

Vi siete fatti un”idea sui modi di soluzione?

«La cosa più urgente è un sistema valido per i micropagamenti. Le notizie non si possono far pagare molto, siamo nell” ordine dei pochi centesimi. Bisogna allora accorpare questi pagamenti per poter organizzare l” addebito su carte di credito o prepagate, se possibile in pool fra tutti gli editori. Noi come Fedoweb siamo in trattative con diverse case di software e aspettiamo proposte convincenti. L”ideale sarebbe un sistema a partita doppia. Voglio dire che tanti utenti web, pensate ai blog, sono al contempo fruitori e fornitori delle notizie. Se un giornale prende notizie da un blog deve potergli riconoscere un certo credito da saldare sotto forma di altre informazioni. E così per tanti altri casi di consumatoreinformatore. Su questi punti stiamo lavorando tutti insieme in Fedoweb e vorrei che si trovasse un sistema condiviso, oggettivo ed efficiente come è stato con Audiweb, che ha richiesto due anni di lavoro ma ora è un meccanismo affidabile di rilevazione dei dati sull” audience dei siti».

Il salto di qualità dei giornali sul web arriva però in un momento in cui viene messa in discussione a volte l”affidabilità stessa della rete. Non è vero?

«Internet può essere molto affidabile come nei siti dei maggiori giornali, oppure un covo di nefandezze. Bisogna saperle riconoscere, e questo è agevolato dal fatto che la rete è trasparente purché si usi il cervello. È evidente che quando facciamo ricerche su Internet bisogna incrociare varie fonti. Ma nel complesso non sono pessimista: anche Wikipedia tante volte chiamata in causa, ha fatto passi da gigante in termini di affidabilità».

La Repubblica – 8 marzo 2010, pagina 1 – sezione: AFFARI FINANZA.
Link: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/03/08/piol-google-orwelliana.html.

 

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