Kate Omoregbe. Corbelli ci dà ragione, nessun “tribunale islamico”, nessuna “condanna alla lapidazione” | Megachip
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Kate Omoregbe. Corbelli ci dà ragione, nessun “tribunale islamico”, nessuna “condanna alla lapidazione”

Kate Omoregbe. Corbelli ci dà ragione, nessun “tribunale islamico”, nessuna “condanna alla lapidazione”
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13 Settembre 2011 - 07.27


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omoregb-megachidi Miguel Martinez.

Franco Corbelli è un dinamico signore di Cosenza, ed è anche l”unico portavoce della signora Kate Omoregbe, condannata – secondo i media – alla “lapidazione” dalla “sharia nigeriana”.

In seguito alla dichiarazione dell”ambasciata nigeriana, Franco Corbelli ha emesso il seguente, clamoroso comunicato:

“Confermo che la storia di Kate è tutta vera. E semplicemente falso quanto affermato dal portavoce del presidente della Nigeria ad un giornalista corrispondente dalla Nigeria di una Agenzia di stampa che alla ricerca di uno scoop da alcuni giorni mi telefonava per dirmi che la storia gli sembrava incredibile e che in Nigeria non risultavano condanne emesse da un tribunale per questa ragazza. Ho spiegato che la ragazza, come è stato sempre detto, non era stata condannata da nessun Tribunale ma da regole non scritte del suo Paese, come mi ha descritto Kate nella missiva che mi ha mandato dal carcere. Credo a Kate.”

Cioè, Kate Omoregbe non è stata condannata da alcun tribunale islamico. La famosa shariah può piacere o meno, ma non c”entra nulla.

Semplicemente, la stessa Kate Omoregbe afferma che c”è un suo ex-marito o ex-fidanzato (le versioni variano), che dovrebbe avere ormai 75 anni e che si è legato al dito il fatto che lei l”ha piantato o respinto.

E Franco Corbelli fa capire che i parenti dell”ex-marito (non la “famiglia di Kate Omoregbe”) potrebbero chiudere un occhio su un”eventuale vendetta da parte del rancoroso anziano.

Ora, noi siamo intervenuti in questa vicenda esclusivamente per smentire l”immensa aggiunta che i media hanno fatto a questa storia.

Tolta l”aggiunta, resta un racconto indimostrabile (“credo a Kate“), ma perfettamente plausibile. Anche nel nostro quartiere, c”è un rancoroso anziano fiorentino che perseguita la sua ex, una signora latinoamericana. E visto che va di moda la reciprocità, ci auguriamo che la Nigeria accordi la protezione umanitaria anche a certe signore calabresi.

Franco Corbelli stesso ha smentito in maniera inequivocabile l”aggiunta occidentalista, e quindi per noi la faccenda è chiusa.

Gradiremmo però che Franco Corbelli fosse un po” più preciso. L”espressione “nel suo paese” non è precisa. Se intende la Nigeria, si tratta di un”enorme federazione di stati, popoli e religioni, in cui non esiste alcuna “legge non scritta” condivisa.

Se intende la regione di Kate Omoregbe, si tratta dello Stato di Edo, in cui lei – cattolica – ha parenti cattolici, ha studiato presso la scuola cattolica,  in cui i cristiani costituiscono la maggioranza e che è governata, nientemeno, da un gioviale cattolico apostata dall”Islam.

Probabilmente, Franco Corbelli intende la regione dell”ex-marito o fidanzato, il Sokoto. Lontanissima dallo Stato di Edo, con lingua, religione, storia e costumi totalmente diversi, e priva della pur minima industria moderna.

In ogni caso, prendiamo atto che Franco Corbelli sta dando del bugiardo a un bel po” di media italiani, e in questo concordiamo in pieno con lui.

Ecco qualche citazione, che Franco Corbelli giustamente smentisce:

Africa News:

“All”uscita dal carcere ha ricevuto un provvedimento di espulsione. Purtroppo il rimpatrio in Nigeria comporterà per Kate un giudizio dinanzi a un tribunale islamico ed una quasi certa sentenza di condanna a morte mediante lapidazione.

Le disavventure di Kate iniziano appena diplomata alla scuola cattolica di Benin City, quando la famiglia le impone un matrimonio con un sessantenne che lei neanche conosce.

Diritti Globali:

“Per Kate, che esce con un anticipo di 90 giorni per buona condotta, significa andare incontro a una quasi certa condanna a morte del tribunale islamico di Sokoto, che ancora non si è pronunciato ufficialmente.”

Repubblica:

“Originaria di Benin City, nel sud del Paese, dove è più forte la presenza dei cristiani, Kate sostiene infatti di essere stata portata prima del matrimonio nello Stato di Sokoto, a maggioranza musulmana, dove vige la legge islamica della sharia. Qui per il suo rifiuto era stata condannata alla lapidazione.”

E sull”Avvenire un certo Baltazzar scrive:

“All”espulsione dal nostro Paese, dove il rea­to per cui è stata condannata – la detenzione di droga – presuppone la revoca del permesso di soggiorno. E alla morte nel suo, dove il “reato” per cui è scappata – il rifiuto di convertirsi all”islam dal cattolicesimo e di un matrimonio combinato – presuppone la lapidazione. Leggi diverse, che nel drammatico caso di Kate sembrano volersi accordare sul più macabro dei finali.”

 

Fonte: kelebeklerblog.com.

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